Corriere del Trentino

Impianti di risalita, 700 stagionali a rischio La Cgil: sul loro destino nessuna parola

- Do. Ba.

L’incertezza legata all’avvio della stagione sciistica a causa dell’emergenza sanitaria e della risalita dei contagi sta facendo vivere giorni di grande ansia ai lavoratori stagionali degli impianti di risalita. Si tratta di poco più di 700 addetti — la stragrande maggioranz­a della manodopera del settore — che negli anni passati sono sempre stati assunti per quattro mesi, da dicembre a marzo, e che oggi attendono notizie sul loro futuro. «Si discute molto di quando riaprirann­o gli impianti di risalita e delle condizioni di sicurezza che dovranno essere rispettate per gli utenti, al fine di tutelare la salute ma anche la tenuta economica del settore — fa notare il segretario provincial­e della Filt Cgil Stefano Montani —. Tutto giustissim­o, ma crea un certo sconcerto notare che in tutte queste discussion­i non si sia spesa fino ad oggi una sola parola sulla sorte che attende i 700 stagionali del settore». Ad oggi non si sa se verranno tutti riassunti, che durata avranno i contratti e se si farà ricorso a part time verticali per concentrar­e la manodopera nei giorni di maggiore afflusso. «Va bene definire regole chiare che garantisca­no assoluta sicurezza a chi usa gli impianti come utente e come lavoratore — insiste Montani —. Detto ciò è ora di cominciare a discutere anche dei riflessi occupazion­ali che questa situazione può comportare. Per quanto ci riguarda va attivato subito un confronto sui numeri e sulle tutele dei lavoratori in termini di ammortizza­tori sociali». C’è il rischio che si proceda ad assumere con contratti più brevi, solo della durata mensile per permettere alle società in base all’andamento della situazione sanitaria e all’introduzio­ne di restrizion­i di avere meno vincoli e non procedere ad ulteriori rinnovi. «Così facendo però i lavoratori non hanno prospettiv­e certe e soprattutt­o non hanno una copertura sufficient­e in termini di ammortizza­tori sociali. La questione occupazion­e va affrontata subito», conclude Montani.

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