Corriere del Trentino

I ciliegi da fiore giapponesi magia di boccioli precoci, come i profumati calicanto

- di Martha Canestrini angolodeig­iardini@gmail.com

Il giardinier­e appassiona­to ama le fioriture precoci. Perciò è raro che non coltivi in giardino un Chimonanth­us praecox, detto calicanto, o un gelsomino invernale, oppure un corniolo, e l’amamelide; se poi il terreno lo permette, un Corylopsis pauciflora, o la dafne. S’innamora del profumatis­simo Viburnum bodnantens­e, fiorito in febbraio in rosa caramella, e della pallida Lonicera fragrantis­sima, una delle prime ad aprire le corolle, incurante del freddo.

Un’altra fioritura che avviene già ai primi di marzo, quando i ciliegi nostrani ancora rabbrividi­scono sotto le scudisciat­e del vento gelato, è quella dei ciliegi da fiore giapponesi, Prunus serrulata.

Sono passata alcuni giorni fa per un viale alberato, piantato a ciliegi giapponesi, e mi sono ricordata che in Giappone li chiamano «Sato Sakura», ciliegi da fiore.

Da una breve ricerca ne ho scoperte ventuno varietà, oltre ad altre forme coltivate. Noi ne conosciamo pochissime; la preferita in Italia è la «Kanzan» – i giapponesi quasi non la usano.

Duemila anni fa i ciliegi da fiore crescevano in Cina. Arrivati poi in Giappone, sono diventati alberi amatissimi, carichi di simbologie. Interi parchi sono dedicati ai Sato Sakura.

Il momento della fioritura, ovviamente, varia con la latitudine; avviene prima nelle parti più calde del paese, poi sale sempre più a nord. Tutti sanno che durerà quattro, al massimo cinque giorni, un avveniment­o effimero, come del resto è buona parte della bellezza. La brevità dell’avveniment­o la rende ancora più preziosa.

Tutti i media giapponesi comunicano l’apertura delle corolle. Migliaia di persone passeggian­o, si siedono nell’erba a guardare e persino a meditare. La cultura giapponese accosta questa bellezza e caducità ai giovani samurai, alla purezza, alla semplicità. Guardare i fiori, nella loro lingua si chiama «Hanami», e anche la fioritura ha un nome specifico: «Sakura».

Il rosa dei fiori dei ciliegi europeizza­ti, ripeto, quasi sempre è della varietà «Kanzan».

Ha un colore difficile, bisogna accostarlo al verde, chiaro o scuro che sia; sopportano il bianco e poi poco altro. È per questo motivo che nel mio giardino non ci sono.

L’altro motivo, forse più serio, è che preferisco­no terreni abbastanza acidi.

Guardando dunque i ciliegi, ora spogli, del viale ho pensato poi che la loro forma mi strideva nei denti come il proverbial­e gesso sulla lavagna: per renderli resistenti, nei vivai innestano i Prunus serrulata «Kanzan» sul Prunus avium, che cresce più velocement­e del «Kanzan», facendoli diventare alberi macrocefal­i, come ramazze rovesciate.

Post scriptum: i nomi botanici li metto non per far dispetto ai miei lettori, come qualcuno sospetta, ma per facilitare loro la ricerca, se per caso avessero delle curiosità.

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Sopra, ciliegio da fiore giapponese, il Prunus serrulata A destra, il giallo accesso del calicanto,
Chimonanth­us praecox, Bellezza Sopra, ciliegio da fiore giapponese, il Prunus serrulata A destra, il giallo accesso del calicanto,
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