LA STORIA CI AIUTA A RESISTERE
Usando una metafora, il mare è quello di sempre ma meno prevedibili sono bonacce e tifoni; così le rotte sono incerte, gli animi inquieti, il coraggio si accompagna ai timori. La scuola di oggi ha queste fattezze, è pronta a navigare, docenti e allievi han preso il largo con la speranza che il viaggio rispetti attese, tempi, emozioni. Non si sa se tutto andrà liscio o se bisognerà ritornare precipitosamente a riva. La scuola è tuttora una narrazione calata nell’emergenza e nelle urgenze dettate dalla pandemia e dalle preoccupazioni di tanti interessati. Inoltre si ripropone, quasi in automatico, una fotografia sbilenca del nostro Paese, con territori che sono partiti con una misurata serenità, altri rimasti al palo oppure affannati. Nord e Sud, centro e periferia, grandi metropoli e piccoli borghi: sono un ritratto non solo geografico, ma antropologico e storico, dove si incrociano esercizi di governo più o meno virtuosi, retaggi e spinte, immobilità fatali e lungimiranze.
La situazione della nostra regione si può legittimamente iscrivere nel novero di chi è partito avendo le carte (quasi tutte) in regola anche se in Alto Adige si partirà adesso con un 30% di didattica a distanza. Ora serve uno sforzo collettivo (di amministratori, docenti, studenti e genitori) per coltivare questi primi passi, consapevoli che il cammino è impegnativo e insidioso, ma anche che la scuola è un momento di vita imprescindibile.
L’avvio sembra in grado di tenere per ora lontano le nubi più minacciose e ci dà modo di chiederci di chi sia il merito di tutto ciò.
A mio avviso, alla base non c’è solo l’azione successiva alla nascita della pandemia e alle misure adottate (nazionali e locali). C’è l’ossigeno dato due distinti fattori: l’autonomia della nostra regione ha permesso nel tempo di curare un territorio variegato nel paesaggio e nell’economia, nella lingua e nelle aspettative, autonomia che ha consentito scelte che ora tornano buone, a partire dagli investimenti fatti, fin dagli anni Settanta del secolo scorso, per riqualificare il sistema istruzione (con aggiornamento di programmi e didattica scolastica; spesa per l’edilizia scolastica; messa a disposizione di servizi adeguati, dai trasporti alle mense; attenzione alla formazione del personale e della ricerca; rimodulazione periodica dell’offerta formativa sul territorio). A partire da quegli anni, il Trentino-Alto Adige è stato un vero laboratorio, aperto verso le esperienze più interessanti che ci arrivavano da altri Paesi europei, capace di uno sforzo per non chiudersi nei propri angusti confini. È questo patrimonio che va rivalutato, alla luce dei bisogni di una contingenza che si prevede di lungo periodo. Ciò che ci suggerisce l’attualità è che dove le dimensioni non sono ipertrofiche è più facile trovare risposte; che la collaborazione fra governi provinciali e Comuni è essenziale; che laddove le scuole non si sono lasciate imprigionare dai protocolli e dalle pastoie di politiche ambigue e hanno conservato la coscienza del ruolo a loro assegnato dalla nostra Costituzione hanno ripreso il loro cammino con equilibrio, senza concedersi supinamente alle lusinghe di una tecnologia non sempre trasparente, dando respiro al valore delle relazioni, dell’accoglienza, della cura delle vite degli allievi.
Le spese di ieri, sia quelle finanziarie, sia quelle sulle persone, diventano oggi un esempio di buon governo, certo da rileggere e da aggiornare. Le risorse messe in campo ora, se non inserite in quadro organico e condiviso, saranno meno efficaci se affidate solo al momento e subordinate ad un facile consenso. Rimanendo allo stretto ambito della scuola, un recupero alto della collegialità, uno sguardo meno frettoloso alle necessità dell’età evolutiva, un rinnovato riconoscimento sociale sull’importanza di poter contare su buoni insegnanti, una ridiscussione del ruolo dei dirigenti scolastici (a cui va restituito uno spazio pedagogicoculturale ormai assorbito dalle preponderanti funzioni manageriali), che si accompagni ad una revisione di realtà sovradimensionate, possono essere le basi per affrontare una stagione piena di incognite e investire con perizia sulla scuola che verrà.