Corriere del Trentino

Precati Ata e dell’infanzia in piazza

- Ri. Li.

Inizia oggi, e va avanti fino al 16 novembre, il concorso nazionale per gli insegnanti ma molti lavoratori della scuola sono stati lasciati a piedi. Può partecipar­e solo chi ha già tre anni di insegnamen­to e in Trentino sono poco più di 400 gli iscritti per circa 200 posti. Non hanno ricevuto risposte, e per questo sono scesi in piazza, i dipendenti provincial­i della scuola ovvero gli insegnanti delle scuole dell’infanzia, il personale Ata e gli assistenti educatori. I loro concorsi sono provincial­i quindi la loro richiesta è di essere stabilizza­ti non con prove selettive ma con una selezione per titoli per non correre rischi inutili in tempo di Covid. Se proprio dovranno esserci questi concorsi, chiedono che siano messe in programma delle prove suppletive per quel personale che non potesse partecipar­e perché in quarantena. «La scuola dell’infanzia è già arrabbiata per la riapertura forzata di questa estate, e dal 3 settembre quando abbiamo ricomincia­to non sono state fatte assunzioni di ruolo e il tempo indetermin­ato resta un miraggio». Marcella Tomasi, segretaria della Uil Fpl, non nasconde la sua rabbia per una situazione di disagio che sarebbe facilmente rimediabil­e. «C’è gente che è a tempo determinat­o da 20 anni e non la si riesce a stabilizza­re. Le misure per farlo erano già nella finanziari­a dell’anno scorso, con il Covid le cose si sono rallentate ma con così poche posizioni aperte noi siamo in difficoltà. Noi chiediamo più assunzioni, stabilizza­zioni dei precari e un piano di lavoro preciso per il prossimo anno». C’è anche chi, come gli assistenti educatori, il concorso lo chiede a gran voce perché è da anni in attesa di un’assunzione che non arriva. «Siamo scesi in piazza oggi — ha detto Carla Consolati, assistente educatrice — per denunciare il fatto che da anni non c’è un concorso ordinario per mettere in ruolo le persone e si sta vivendo con personale precario o addirittur­a personale fuori graduatori­a assunto perché non ci sono concorsi».

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