Porfido, il memoriale di Carini «Non sono ‘ndranghetista»
L’INCHIESTA SENTITO PAVIGLIANITI: «MAGNA GRECIA, UN ENTE CULTURALE»
Si è affidato a un lungo memoriale di quattordici pagine nel quale racconta la sua sto- ria, di calabrese, ma anche di uomo che ha cercato un futu- ro in Trentino lontano dalle regole della criminalità organizzata. Giulio Carini, noto imprenditore coinvolto nell’inchiesta «Perfido» sulla presunta «locale» trentina della ‘ndrangheta, è stato sentito ieri dal gip. «Non sono un ‘ndranghetista», ha ribadito nel documento. Ha scelto di non rispondere ma ha rilasciato dichiarazioni spontanee anche Giuseppe Paviglianiti. L’uomo ha difeso l’associazione Magna Grecia. «È un ente culturale, non copre incontri malavitosi».
TRENTO «Buongiorno signora sono l’avvocato di sua figlia, purtroppo devo comunicarle che ha avuto un incidente, deve pagare una cauzione». Il tono è professionale, gentile, ma distaccato. Poche parole, ma eloquenti. Dall’altro capo del telefono c’è silenzio, l’anziana prova a fare domande, la paura è palpabile. «Mia figlia, come? Quando è successo?». «Non si preoccupati, bisogna pagare solo una cauzione, le passo il maresciallo che le spiega tutto», risponde il finto avvocato passando la cornetta al finto carabiniere. È un complice, ma la povera signora non lo sa.
Non ha neppure il tempo di capire cosa sta succedendo, di chiamare al telefono alla figlia, che i due abili truffatori riescono a strapparle un appuntamento per prendere i soldi.
Il modus operandi è sempre lo stesso e ancora una volta nella rete degli abili truffatori con pochi scrupoli è finita un’ottantenne trentina. La donna nei giorni scorsi è stata contattata da un fantomatico avvocato che si è spacciato per il legale della figlia. L’uomo, per essere ancora più convincente, è riuscito a dare una serie di indicazioni sulla figlia della donna — in realtà carpendole dalla stessa — per essere più credibile agli occhi della povera signora. Ha raccontato che la figlia aveva causato un grave incidente stradale e quindi era stata trattenuta in caserma. «Se vuole che torni a casa deve pagare una cauzione», avrebbe detto il finto avvocato. Peccato che in Italia in caso di arresto non è previsto il pagamento di alcuna cauzione. Ma l’anziana purtroppo, tratta in inganno, è andata in confusione e ha creduto al fantomatico racconto del professionista. L’uomo ha poi passato il telefono al complice, un falso maresciallo dei carabinieri che avrebbe confermato la versione dell’avvocato spiegando che era necessario pagare subito. La donna, terrorizzata, ha accettato e poco tempo dopo il finto avvocato si è presentato in città. È riuscito a convincere l’ottantenne anche a farlo entrare in casa e in pochi minuti si è fatto consegnare qualche migliaia di euro, più tutti i gioielli di famiglia. L’uomo, rassicurando l’anziana, si è poi dileguato senza lasciare neppure una ricevuta nelle mani della malcapitata. Poco dopo, ripensando a quello che era successo, l’anziana ha deciso di chiamare la figlia per accertarsi che era andato tutto a bene. Solo quel punto ha capito di essere stata truffata.
La donna ha infatti spiegato all’anziana madre che non aveva fatto alcun incidente. Un brutto colpo per l’ottantenne, non ha potuto fare altro che rivolgersi alle forze di polizia e e presentare denuncia. Le indagini sono in corso, ma i casi come questo sono purtroppo molto frequenti. Le forze dell’ordine raccomandano la massima attenzione e di chiamare subito il 112 dal cellulare prima di accettare qualsiasi richiesta di denaro.