L’industria del pre Covid, segnali di rallentamento
Parlano i bilanci 2019. Grosselli: nel 2020 probabile crollo di manifatturiero e servizi
Il Trentino è entrato nella crisi provocata dal Covid-19 con un settore industriale non al massimo della forma. «La crescita è rallentata», nota il segretario Cgil, Andrea Grosselli, a margine della presentazione dei bilanci dell’industria 2019. Con un -0,4% del fatturato complessivo alle spalle, il tessuto produttivo si appresta ad affrontare un 2020 nero con il fiato ancora più corto.
TRENTO Il Trentino è entrato nella crisi provocata dal Covid con un settore industriale non al massimo della forma. La crescita a cui il tessuto produttivo si era abituato da alcuni anni, nel 2019 non si è vista. È tornato invece il segno meno a segnare il bilancio complessivo dell’industria provinciale. Un ribasso dello 0,4% che, seppur tenue, riporta il segno meno dove non lo si vedeva dal 2013. In ogni caso, il rallentamento della crescita, con lo spettro del Covid già proiettato sul fatturato del 2020, rischia di bloccare ancora per qualche tempo la ripresa delle aziende trentine.
Lo spiega Cgil in un rapporto presentato ieri durante una conferenza stampa in streaming. Il rapporto in questione riporta i bilanci approvati da 91 società e gruppi industriali trentini nel 2019. Più nello specifico, vengono ritratte 41 società metalmeccaniche, 15 chimiche, 7 tessili, 12 del settore agroalimentare, 7 del settore cartario-poligrafico, 2 delle costruzioni, 7 di settori diversi. Lo ricorda Franco Ischia, responsabile del dipartimento industria e lavoro, riportando un quadro complessivo «di poco ridotto rispetto allo scorso anno, pur con un campione molto significativo, visto che rappresenta oltre 15mila dipendenti».
Il comparto produttivo trentino era in frenata già prima della pandemia. «Nel 2019 il fatturato realizzato dall’industria ha raggiunto 4,9 miliardi, in calo dello 0,4% rispetto al 2018, quando era già iniziato il rallentamento. Questo è il primo segno negativo dal 2013», nota Ischia. Poi precisa: «Esiste una differenziazione interna: su 91 società, infatti, 56 hanno visto un aumento del fatturato, 35 sono andate incontro a una riduzione». Le differenze si distribuiscono per settori. Mentre vanno bene l’agroindustria (+6,6%) e il meccanico (+1%), abbandonano il campo di crescita il settore tessile, quello chimico e il cartario.
Nei dati presentati il segretario di Cgil del Trentino Andrea Grosselli legge un rallentamento che non gioverà, ora che le imprese devono affrontare la crisi provocata dalla pandemia. «Il Trentino è entrato nell’emergenza sanitaria più debole sul piano economico rispetto a quando nel 2009 avevamo affrontato la recessione — il commento del segretario — Nel 2019 c’è stato un rallentamento della crescita. Hanno pesato la guerra dei dazi Usa-Cina e il cambio di paradigma tecnologico. Ma non solo. La nostra provincia soffre di un calo della produttività, come ha evidenziato anche la Banca d’Italia. Un calo frutto di un marcato ridimensionamento degli investimenti pubblici e privati. Ora la giunta deve garantire un cambiamento».
Per quanto riguarda gli indicatori di redditività e di produttività, i bilanci 2019 riportano buoni livelli. «L’utile complessivo è di 182 milioni, ovvero il 3,7% del fatturato. Settantotto aziende chiudono in utile e 13 in perdita. Il margine operativo è rimasto sul livello degli altri anni (254,9 milioni): solo 17 società hanno margine operativo negativo, per 74 è positivo», conclude il rapporto Cgil. Lascia insoddisfazione il fronte lavoro. «Il costo del lavoro rappresenta il 13,4% del fatturato (662,5 milioni), leggermente cresciuto rispetto all’anno precedente, ma ancora poco rilevante», nota Ischia. Lontano dal lasciare soddisfatta Cgil anche il riscontro occupazionale,
con 700 nuove assunzioni nel 2019. «Vero che c’è stato un incremento del 5,7% degli occupati, ma il dato va depurato dalle assunzioni di Melinda, che nel bilancio chiuso a luglio 2019 ha recuperato le perdite provocate dalla gelata (575 assunti). Pochi, quindi, gli ingressi effettivi su altri fronti. Infatti ben 46 aziende hanno ridotto o mantenuto stabili i numeri del personale. Per quanto riguarda le ore di cassa integrazione sono state 261 mila ore. Neanche da paragonare con il 2020, quando nei primi 7 mesi sono state 9,3 milioni le ore di Cig», conclude l’esperto.
Per il 2020 si attende già il macigno della crisi sui bilanci. Andranno monitorati servizi e manifatturiero. «Il rimbalzo di quest’estate non basta a compensare il calo provocato dal lockdown. Il settore manifatturiero sarà in difficoltà, siamo già consapevoli del fatto che dovremo affrontare ristrutturazioni aziendali», conclude Grosselli. Il discorso esenta il settore agroalimentare,«di cui si nota l’andamento positivo».
Segretario L’industria in Trentino soffre di un calo della produttività Entriamo nella crisi Covid più deboli rispetto alla recessione post 2009