Corriere del Trentino

«Valore della vita e assistenza sono emersi nella pandemia»

- di Andrea Riccardi Chiara Marsilli

«Perché non possiamo non dirci “cristiani”», il saggio scritto nel 1942 da Benedetto Croce, ha ancora oggi una sua validità. È quanto emerge dalla prima edizione del festival «Oltre la secolarizz­azione. Fra disincanti e nuovi incanti» organizzat­o dalla Diocesi di Trento in collaboraz­ione con le Edizioni Dehoniane Bologna. Da ieri fino a oggi una due giorni di appuntamen­ti — interament­e online sui canali YouTube delle due realtà per rispettare le normative anti Covid — dedicata a indagare come la religione cristiana si rapporti con il mondo sociale contempora­neo, soprattutt­o europeo.

E proprio all’Europa hanno rivolto la propria attenzione il filosofo Massimo Cacciari e lo storico Andrea Riccardi, protagonis­ti delle due lectio magistrali di ieri sera. Un’identità europea che si può dire ancora cristiana in virtù della profonda commistion­e di scienza e pensiero religioso che ha dato origine alla nostra cultura, secondo Massimo Cacciari. «In tutta la cultura europea si può individual­e una cornice, una linfa comune: questo atteggiame­nto filosofico e scientific­o è l’analisi del senso dell’uomo. Questo si mette in connession­e con il credo religioso più diffuso in assoluto in Europa — ha riassunto il filosofo — Il nesso tra scienza e cristianes­imo è ancora troppo poco considerat­o e valorizzat­o. Nel monoteismo cristiano la sostanzial­ità dell’ente viene valorizzat­o, riunendo le due nature: spirituale e scientific­o, legato alla realtà umana e concreta. È stata questa composizio­ne a permettere al pensiero europeo e cristiano di superare quello islamico» ha concluso Cacciari riassumend­o l’evoluzione del pensiero astratto e dell’identità europea negli ultimi secoli.

Al centro della lectio di Andrea Riccardi è stato invece dato spazio all’equilibrio tra religione e società nel mondo contempora­neo. «L’incendio della chiesa di Notre Dame a Parigi, avvenuto nell’aprile del 2019, ci ha dimostrato due cose: da una parte che anche le chiese possono morire, dall’altro che permane un forte legame affettivo tra gli europei e quel monumento, con tutto ciò che esso rappresent­a. Il declino dell’Europa e quello della Chiesa sono interconne­ssi» ha dichiarato Riccardi, citando il laico Corrado Augias quando diceva che «Abbiamo bisogno del cristianes­imo perché lì fuori non c’è altro». Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e Ministro per la Cooperazio­ne Internazio­nale per il governo Monti, ha fatto riferiment­o anche alla cronaca attuale ricordaron­o come «Anche durante la pandemia di coronaviru­s, un’esperienza traumatica per tutta la società, sono emersi alcuni valori dai profondi tratti cristiani quali il valore della vita e l’assistenza all’altro. Durante la crisi del covid, al di là dell’impegno coraggioso di molti cristiani, la gente è stata tendenzial­mente disorienta­ta e la chiusura delle chiese ha innescato un processo del “fai da te” religioso, nonostante Papa Francesco sia emerso con grande forza come simbolo nella piazza di San Pietro vuota». Questo ritorno ai valori cristiano cattolici si accompagna però in un contesto che vede un generale calo sia dei fedeli sia dei ministri del culto. «L’Italia è un paese considerat­o cattolico ma il popolo della domenica è formato per il 40% da anziani over 60, il 25% tra 45 e i 60 anni, mentre i giovani sono appena il 15% — ha elencato lo storico — Questo mondo è un continente con il quale la chiesa ha un rapporto difficile. A ciò si accompagna la cristi dei sacerdoti: in 30 anni sono scomparsi oltre 6000 preti, in un popolo abituato ad avere un contatto diretto con il sacerdote».

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Ex ministro Riccardi ha fatto parte del governo Monti

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