A22, Scalzotto spinge la proroga e avverte la Ue
Il vicepresidente di Autobrennero: «Mi auguro che l’Unione Europea badi alla sostanza, non alla forma»
La proroga della concessione di A22 è anche per il vicepresidente della società, Manuel Scalzotto, la via maestra: «Lavoriamo bene, spero che l’Unione Europea con Gentiloni guardi alla sostanza più che alla forma» dice.
TRENTO Un’Unione europea sensibile «alla sostanza e non alla forma», perché Autobrennero ha dimostrato negli anni di «lavorare bene» e una proroga «garantirebbe investimenti e vantaggi immediati». Manuel Scalzotto, presidente della Provincia di Verona e vicepresidente di Autostrada del Brennero, spera che da Bruxelles arrivi una risposta positiva al nuovo e ultimo tentativo effettuato dalla ministra delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli. Dopo il primo responso negativo giunto dal vicedirettore della Direzione generale del mercato interno della Commissione europea Hubert Gams, infatti, l’ultima speranza dei soci pubblici del sud e della Provincia di Trento è che il Commissario europeo Paolo Gentiloni dia la sua benedizione a prorogare la concessione attuale di A22.
Vicepresidente Scalzotto, quanto è fiducioso che arrivi il fatidico sì? E entro quanto dobbiamo aspettarci una risposta?
«Non voglio sbilanciarmi dando una percentuale né tempistiche. Spero che la risposta arrivi presto per fare chiarezza. In tutti questi anni Autobrennero, società gestita da soci pubblici e in cui i privati non hanno compiti di gestione o potere di influenzare le decisioni, ha lavorato bene sia dal punto di vista economico-finanziario sia dal punto di vista strutturale. Per questo mi auguro che l’Unione europea non sia sensibile alla forma, ma alla sostanza di una proroga della concessione».
Quali sarebbero i vantaggi della proroga?
«Arriverebbe lo sblocco immediato di investimenti sostanziosi che aiuterebbero l’economia in un momento così delicato. Inoltre i lavori previsti, prendo ad esempio la terza corsia, andrebbero a potenziare la struttura dell’autostrada con vantaggi importanti per la gestione del traffico».
L’altra soluzione prevedrebbe l’esclusione dei soci privati dalla nuova società inhouse. La componente statale nel Comitato di indirizzo e coordinamento invece sarebbe molto forte, con un potere di veto a ogni investimento superiore ai 5 milioni di euro. C’è margine di trattativa per ridurre questa influenza romana?
«Siamo persone che fanno del buon senso e della trattativa il loro pane quotidiano. Per come è impostato oggi l’accordo lo Stato potrebbe dire la sua praticamente su ogni investimento, perché interventi superiori all’ordine di 5 milioni di euro sono sostanzialmente all’ordine del giorno. Capisco la possibilità di esprimersi su interventi davvero importanti, ma con un limite del genere rischia di necessitare l’ok di Roma anche la manutenzione di ogni singolo viadotto».
Crede che nella ferma volontà del Governo di voler escludere i privati dalla futura società influisca anche la vicenda di Autostrade?
«Non so quale sia il ragionamento che sta alle spalle di questa decisione, per questo preferisco non fare polemica. Penso che Autobrennero sia un buon esempio di amministrazione pubblica di una società, perché non ha mai pensato al profitto fine a se stesso. Sono stati realizzati dei margini, ma la gestione e il mantenimento della struttura è stata di qualità».
Un potenziale contenzioso con i privati la spaventa?
«Spaventare credo sia il verbo sbagliato. Sicuramente è una possibilità che mi preoccupa».
Si rischierebbe di arrivare a un blocco operativo della nuova società con i ricorsi?
«Dipende dalla formulazione della norma, che non è una questione banale. Per il momento stiamo facendo il processo alle intenzioni: se si sceglierà di liquidare i privati molto dipenderà da come verrà scritta la norma a cui noi abbiamo dato disponibilità per lavorare insieme».
Una nuova società con l’assetto di cui si è parlato potrebbe allontanare A22 dalle esigenze dei territori?
«Se saremo ancora noi a gestirla no».
Da Verona
Siamo un buon esempio di amministrazione pubblica. La società in house lontana dai territori? Se sarà guidata ancora da noi no