Il virus annulla il viaggio studio «Rimborsati»
I giudici firmano due decreti ingiuntivi. Causa pilota, il tribunale ha applicato la norma europea
Il viaggio studio era stato annullato per il Covid, ora i due studenti riavranno i soldi spesi. Lo ha deciso il Tribunale. «Illegittimo il voucher del decreto Cura Italia».
TRENTO Hanno vinto la loro battaglia e hanno ottenuto la restituzione delle somme versate i due studenti trentini costretti a rinunciare al viaggio studio negli Stati Uniti a causa dell’emergenza sanitaria per il Covid-19. I giudici Massimo Morandini e Benedetto Sieff hanno firmato un decreto ingiunto immediatamente esecutivo da 7.100 euro ciascuno.
I giudici hanno condiviso la tesi sollevata dall’avvocato dei due ragazzi, Andrea Antolini, applicando il Regolamento europeo 261 del 2004. Il Tribunale ha quindi riconosciuto l’applicabilità diretta della norma europea dichiarando, come aveva già fatto l’Antitrust, illegittimo l’art. 88 bis del decreto Cura Italia nella parte in cui consente agli operatori turistici di emettere un voucher al posto del rimborso per «ristorare» viaggi, voli e hotel cancellati per circostanze connesse all’emergenza Covid-19. Un pronuncia importante, i due decreti ingiuntivi, infatti, aprono la strada a molte altre azioni come quella dei due studenti. Altre persone che hanno dovuto rinunciare, come i due studenti, al viaggio potranno riavere i propri soldi.
I due studenti trentini peraltro non avrebbero in alcun modo potuto recuperare il viaggio studio. I ragazzi, entrambi di una scuola secondaria di secondo grado, avevano infatti acquistato un pacchetto turistico-educativo per la frequentazione della quarta classe negli Stati Uniti. La partenza era prevista per agosto, ma il viaggio a luglio è stato cancellato a causa dell’emergenza sanitaria; in America, infatti, la situazione epidemiologica non era sotto controllo. E non lo è tuttora.
A quel punto la società che aveva organizzato il viaggio ha rilasciato agli studenti un voucher dello stesso importo delle somme già versate da utilizzare entro 18 mesi successivi per effettuare un altro viaggio studio o un corso di lingua. Ma gli studenti del voucher se ne facevano ben poco perché l’obiettivo era frequentare la quarta classe all’estero. I genitori dei ragazzi si erano così rivolti all’avvocato Andrea Antolini e avevano avviato una battaglia stragiudiziale per ottenere il rimborso dei soldi spesi. Il legale aveva inviato alla società una diffida chiedendo formalmente il rimborso dei soldi spesi. Le famiglie degli studenti si chiedevano, infatti, se era legittimo, in una situazione di emergenza, rilasciare il voucher o se i propri figli avessero diritto al rimborso immediato. Come detto il nodo è l’articolo 88bis del decreto Cura Italia che consente agli organizzatori di effettuare i rimborsi dei viaggi non goduti a causa del coronavirus attraverso l’emissione di voucher spendibili entro 12 mesi (il decreto rilancio ha allungato i tempi fino a 18 mesi) e non è prevista l’accettazione. Ma questo si scontra con la norma europea. Per il Tribunale di Trento i due studenti hanno diritto a un rimborso immediato.
La storia
I ragazzi sarebbero dovuti partire ad agosto per gli Stati Uniti