Castelli deluso «Teatri vuoti, ferita grave»
Lo sfogo dell’attore
Andrea Castelli è deluso. L’autore e attore trentino riflette sui teatri chiusi, aperti invece in Alto Adige, e parla di «ferita grave».
Andrea Castelli, attore ma anche autore e doppiatore, cosa ne pensa della chiusura dei teatri dopo l’ultimo Dpcm?
«È una decisione che avrà sicuramente un grande impatto sul settore. Più che altro sono amareggiato, e tanto, perché in questi mesi siamo stati davvero ligi e rispettosi delle regole e ora veniamo bastonati. Capirei questo accanimento se avessimo organizzato gli happy hour in teatro o le merende dietro le quinte ma così proprio no. Vista la differenza di trattamento rispetto alla provincia di Bolzano questa decisione sembra dettata da un desiderio di vendetta e cattiveria».
A proposito, perché pensa che Fugatti non abbia voluto seguire Kompatscher?
«È un mistero davvero. Di solito le due provincie
Tecnici «Pericolo per elettricisti, scenografi e fonici, molti posti a rischio»
restano in sincronia in virtù della loro autonomia e del fatto che sono una fucina di idee per l’Italia. Non capisco la decisione di Fugatti e sono tra i primi a volere una risposta chiara a questa domanda. So per certo che non è stata una decisione saggia».
Lei aveva dei progetti in cantiere che sono stati interrotti da questa seconda chiusura?
«Sì, c’erano dei progetti in lavorazione che però adesso sono fermi. Avevo un’idea in mente per fare qualche serata con un testo da sottoporre a chi volesse realizzarlo però a questo punto tutto si è arenato e si vedrà. Queste notizie influiscono molto sul morale non solo mio ma di tutti i professionisti con cui lavoro. Io sono fortunato, nel senso che sono in pensione, ma penso ai miei colleghi che non lo sono affatto anzi sono all’inizio delle loro carriere, magari a un passo dal professionismo, non ho parole».
Pensa che anche i tecnici del mondo del teatro siano a rischio?
«Io penso soprattutto alla parte tecnica e a tutto il personale che serve a mandare avanti un teatro. Io l’anno scorso ho portato in scena
Diversità Non riesco a capire perché Fugatti non ha seguito Kompatscher. Sembra una decisione animata da desiderio di vendetta
un monologo, ero da solo sul palco ma dietro di me c’erano 6 persone tra scenografi, elettricisti e macchinisti, sono giovani ragazzi che ora sono in difficoltà. So che alcuni cercano di arrabattarsi andando a fare l’idraulico con il padre o facendo lavoretti di fortuna ma tanti di loro ora sono disoccupati».
Cosa pensa che potrebbe fare il governo per il settore teatrale?
«Se il governo avesse avuto a cuore i teatri non li avrebbe chiusi. Se pensava di dover fare qualcosa per limitare i contagi poteva chiudere gli impianti da sci o gli autobus affollati, in teatro non ci sono stragi di contagiati, siamo stati i più ligi e ora veniamo chiusi. Questa misura non ha un senso, se c’era un luogo sicuro era il teatro dove i posti fissi potevano essere distanziati in sicurezza. Questo io non capisco, perché Fugatti non poteva lasciarli aperti come Kompatscher?».
Fino a quando pensa che il settore riuscirà a resistere prima che il danno diventi permanente?
«Io temo che questa sia una ferita grave e che abbia bisogno di tanto tempo per rimarginarsi, non vedo una soluzione a breve termine nemmeno con un sussidio statale, non farebbe altro che prolungare un’agonia».