Corriere del Trentino

Ciclone Vaia due anni dopo Già piantati 70.000 alberi

Il mercato del legno però è crollato: da 30 a 10 euro al metro cubo. Un terzo resterà invenduto

- di Tommaso Di Giannanton­io

TRENTO Nel buio, là dove il vento e la pioggia hanno fatto più male, prende piede — a due anni esatti dalla tempesta Vaia — la rinascita di oltre la metà dei circa ventimila ettari di bosco lesionati. Per usare le parole di una poesia di Gianni Rodari, di cui si è appena celebrato il centenario della nascita, «sottoterra il buio germoglio sa che il sole domani lo scalderà». E verrà il giorno in cui 500 mila piantine di larice o di abete rosso saranno bagnate dalla luce del sole. Alcuni cantieri di rimboschim­ento sono stati già aperti (per un totale di circa 70.000 piantine) mentre molti altri attendono l’esito della semina. Intanto — in un momento in cui il mercato del legname è crollato ai minimi storici — spaventa l’epidemia di bostrico, l’insetto «tipografo» che potrebbe arrecare danni simili a quelli della tempesta Vaia.

La tempesta

Esattament­e due anni fa, a cavallo della notte tra il 28 e il 29

28 e 29 ottobre 2018 La tempesta fece due vittime e distrusse 20mila ettari di bosco in provincia

ottobre, si abbatteva sul Trentino la furia di Vaia. Durante quella notte circa 20mila ettari di bosco furono pesantemen­te lesionati e in molti casi totalmente abbattuti, con più di 4 milioni di metri cubi di legname schiantato e danni a strutture ed infrastrut­ture per oltre 360 milioni di euro. Nel corso della tempesta 550 persone dovettero evacuare dalle proprie abitazioni e persero la vita, purtroppo, anche due persone. Michela Ramponi, geometra di 45 anni, madre di due figlie, fu inghiottit­a dal fango nella sua casa a Dimaro dopo l’esondazion­e del Rio Rotian. Lo stesso giorno, il 29 ottobre, Denis Magnani, 34 anni, agricoltor­e noneso, fu colpito da un fulmine mentre lavorava insieme al padre all’interno del suo capanno a Dardine.

Mercato del legname

Nelle settimane successive fu redatto il Piano d’azione per la gestione degli interventi di

esbosco e la ricostituz­ione dei boschi danneggiat­i. «Un insieme nutrito di azioni impegnativ­e e ambiziose che ha trovato un buon livello di attuazione», dice a due anni di distanza Maurizio Zanin, coordinato­re per la gestione dei danni post Vaia, nonché dirigente dell’Agenzia provincial­e delle foreste demaniali. Ad oggi sono stati riportati a piena funzionali­tà oltre duemila chilometri di strade forestali e sono stati venduti circa 2/3 del legname abbattuto. Ma a partire dallo scorso inverno il «mercato del legname è crollato ai minimi storici», spiega Mauro Confalonie­ri, responsabi­le dell’Ufficio amministra­zione e lavori forestali, che si occupa della parte operativa del Piano d’azione. Tre sono sostanzial­mente i motivi: il deterioram­ento del legno, l’ingente quantità di legname immessa nel mercato dai paesi del Centro Europa (a seguito di schianti o epidemie di bostrico) e la

pandemia di Covid, che ha prima interrotto i lavori e poi ne ha aumentato i costi. «Dai 3020 euro a metro cubo del primo anno, il prezzo è sceso a 10-15 euro», precisa Confalonie­ri. Difficilme­nte si riuscirà quindi a riutilizza­re il restante 30 per cento di legname abbattuto.

Epidemia di bostrico

A preoccupar­e ancora di più è però il rapido aumento delle popolazion­i di bostrico tipografo, favorito proprio dalla massa legnosa schiantata. «Abbiamo avuto dei numeri abbastanza preoccupan­ti dagli attacchi parassitar­i da bostrico e pensiamo che il prossimo anno possano esserci danni anche più incisivi — considera Maurizio Zanin —. Il legname bostricato porta inoltre a un deprezzame­nto del 25 per cento». Per fronteggia­re l’epidemia dell’insetto «tipografo» — così chiamato per le gallerie che scava nella corteccia degli alberi, causandone la morte — sono state posizionat­e 228 trappole: le catture medie oscillano intorno alle 15.420 unità, quasi 5 volte maggiori di quelle dell’intera stagione 2019. Sull’emergenza bostrico è intervenut­a anche la Provincia con uno stanziamen­to di 1,5 milioni di euro destinato alle imprese boschive.

Rimboschim­ento

Intanto sono stati avviati i primi cantieri di rimboschim­ento nella zona di Cavalese e sugli altopiani di Pinè, Folgaria, Marcesina e Terragnolo. «La priorità sono i rimboschim­enti destinati alla ricostituz­ione dei boschi che svolgono una funzione di protezione del territorio», annota Zanin. Il numero di piantine da allevare risulta indicativa­mente pari a circa 500.000 piantine annue, consideran­do circa 2.000 piantine a ettaro, da coltivare entro il 2023.

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 ??  ?? Ripartenza Un cantiere di rimboschim­ento in Trentino
Ripartenza Un cantiere di rimboschim­ento in Trentino
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(Rensi-Pretto) In alto alcuni alberi estratti dal bosco e pronti alla vendita; sotto la casa dove è morta Michela Ramponi
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Disastro

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