Ciclone Vaia due anni dopo Già piantati 70.000 alberi
Il mercato del legno però è crollato: da 30 a 10 euro al metro cubo. Un terzo resterà invenduto
TRENTO Nel buio, là dove il vento e la pioggia hanno fatto più male, prende piede — a due anni esatti dalla tempesta Vaia — la rinascita di oltre la metà dei circa ventimila ettari di bosco lesionati. Per usare le parole di una poesia di Gianni Rodari, di cui si è appena celebrato il centenario della nascita, «sottoterra il buio germoglio sa che il sole domani lo scalderà». E verrà il giorno in cui 500 mila piantine di larice o di abete rosso saranno bagnate dalla luce del sole. Alcuni cantieri di rimboschimento sono stati già aperti (per un totale di circa 70.000 piantine) mentre molti altri attendono l’esito della semina. Intanto — in un momento in cui il mercato del legname è crollato ai minimi storici — spaventa l’epidemia di bostrico, l’insetto «tipografo» che potrebbe arrecare danni simili a quelli della tempesta Vaia.
La tempesta
Esattamente due anni fa, a cavallo della notte tra il 28 e il 29
28 e 29 ottobre 2018 La tempesta fece due vittime e distrusse 20mila ettari di bosco in provincia
ottobre, si abbatteva sul Trentino la furia di Vaia. Durante quella notte circa 20mila ettari di bosco furono pesantemente lesionati e in molti casi totalmente abbattuti, con più di 4 milioni di metri cubi di legname schiantato e danni a strutture ed infrastrutture per oltre 360 milioni di euro. Nel corso della tempesta 550 persone dovettero evacuare dalle proprie abitazioni e persero la vita, purtroppo, anche due persone. Michela Ramponi, geometra di 45 anni, madre di due figlie, fu inghiottita dal fango nella sua casa a Dimaro dopo l’esondazione del Rio Rotian. Lo stesso giorno, il 29 ottobre, Denis Magnani, 34 anni, agricoltore noneso, fu colpito da un fulmine mentre lavorava insieme al padre all’interno del suo capanno a Dardine.
Mercato del legname
Nelle settimane successive fu redatto il Piano d’azione per la gestione degli interventi di
esbosco e la ricostituzione dei boschi danneggiati. «Un insieme nutrito di azioni impegnative e ambiziose che ha trovato un buon livello di attuazione», dice a due anni di distanza Maurizio Zanin, coordinatore per la gestione dei danni post Vaia, nonché dirigente dell’Agenzia provinciale delle foreste demaniali. Ad oggi sono stati riportati a piena funzionalità oltre duemila chilometri di strade forestali e sono stati venduti circa 2/3 del legname abbattuto. Ma a partire dallo scorso inverno il «mercato del legname è crollato ai minimi storici», spiega Mauro Confalonieri, responsabile dell’Ufficio amministrazione e lavori forestali, che si occupa della parte operativa del Piano d’azione. Tre sono sostanzialmente i motivi: il deterioramento del legno, l’ingente quantità di legname immessa nel mercato dai paesi del Centro Europa (a seguito di schianti o epidemie di bostrico) e la
pandemia di Covid, che ha prima interrotto i lavori e poi ne ha aumentato i costi. «Dai 3020 euro a metro cubo del primo anno, il prezzo è sceso a 10-15 euro», precisa Confalonieri. Difficilmente si riuscirà quindi a riutilizzare il restante 30 per cento di legname abbattuto.
Epidemia di bostrico
A preoccupare ancora di più è però il rapido aumento delle popolazioni di bostrico tipografo, favorito proprio dalla massa legnosa schiantata. «Abbiamo avuto dei numeri abbastanza preoccupanti dagli attacchi parassitari da bostrico e pensiamo che il prossimo anno possano esserci danni anche più incisivi — considera Maurizio Zanin —. Il legname bostricato porta inoltre a un deprezzamento del 25 per cento». Per fronteggiare l’epidemia dell’insetto «tipografo» — così chiamato per le gallerie che scava nella corteccia degli alberi, causandone la morte — sono state posizionate 228 trappole: le catture medie oscillano intorno alle 15.420 unità, quasi 5 volte maggiori di quelle dell’intera stagione 2019. Sull’emergenza bostrico è intervenuta anche la Provincia con uno stanziamento di 1,5 milioni di euro destinato alle imprese boschive.
Rimboschimento
Intanto sono stati avviati i primi cantieri di rimboschimento nella zona di Cavalese e sugli altopiani di Pinè, Folgaria, Marcesina e Terragnolo. «La priorità sono i rimboschimenti destinati alla ricostituzione dei boschi che svolgono una funzione di protezione del territorio», annota Zanin. Il numero di piantine da allevare risulta indicativamente pari a circa 500.000 piantine annue, considerando circa 2.000 piantine a ettaro, da coltivare entro il 2023.