«Un centro commerciale all’aperto»
La proposta di Stanchina per sostituire i Mercatini di Natale: «Spazio ai negozi»
Un centro commerciale all’aperto per sostituire i Mercatini di Natale e ridare ossigeno ai commercianti in grave sofferenza a causa delle restrizioni per il Covid. È l’idea del vicesindaco di Trento Roberto Stanchina. «Penso a spazi esterni ai negozi — spiega —, siamo stati i primi ad essere responsabili e a dire che non è possibile organizzare i Mercatini, ma Trento al Natale non rinuncia». Il vicesindaco è critico sulle chiusure domenicali: «È un errore».
TRENTO Roberto Stanchina, all’interno della giunta Ianeselli, ha le deleghe economiche: «Ora che l’economia è in crisi», sottolinea con amara ironia. Il suo cruccio è l’effetto del Covid su commercio e ristorazione, e la grande rinuncia sono i mercatini di Natale: «Su questo siamo stati responsabili a dire per primi che non era possibile organizzare un evento di così grande portata in questo periodo. Ma al Natale — afferma convinto — Trento non rinuncia». La proposta è quella di un «Natale diverso», anche dal punto di vista commerciale: «Facciamo della città un mercato all’aperto».
Cos’ha in mente?
«Non facciamo i mercatini, ma abbiamo i negozi aperti. A quel punto diamo loro la possibilità di uscire sull’esterno. Potrebbe essere la prima prova generale di un centro commerciale all’aperto. Oltre a dare un senso maggiore di comunità, all’interno di un’atmosfera natalizia, questa modalità è anche più sicura perché si evita di entrare nei locali al chiuso. Nei prossimi giorni vedremo come fare, anche attraverso i confronto con gli esercenti».
Esercenti che ieri erano in piazza. Baristi e ristoratori hanno apparecchiato sulla piazza del Duomo per protesta contro la chiusura anticipata dell’orario. Ha visto che al loro fianco c’erano anche il governatore Fugatti e l’assessore al Turismo Failoni?
«Spero che siano andati a dire cosa stanno facendo, come si stanno muovendo per trovare le risorse da elargire a chi avrà una perdita economica a causa di queste misure, magari agendo sulle leve dell’autonomia per garantire integrazioni sui “ristori”, sulla cassa integrazione. Servono soldi, non palliatizione vi».
I palliativi sarebbero il prolungamento di qualche ora dell’orario di apertura di bar e ristoranti deciso dalla giunta provinciale?
«Sono convinto della bontà di questa ordinanza, dell’intendi dare una risposta nei limiti del possibile. Ma due ore cosa sono rispetto all’incasso di una bar che guadagna sugli aperitivi o di un ristorante che vive soprattutto sulle cene? Nulla. Se si gira in città ci si accorge che è vuota, che la gente non esce».
Che fare allora?
«Servono soldi, ammortizzatori sociali, interventi di natura economica e fiscale per non far morire le aziende. Il comune non può fare nulla, ma la Provincia ha un bilancio da poter indirizzare».
Il comune cosa può fare, proprio nulla?
«Possiamo intervenire sulla burocrazia per agevolare gli esercenti nella loro impresa, possiamo ideare iniziative per incentivare il commercio. Ma non abbiamo la possibilità di iniettare denaro per far fronte alla crisi economica».
Il mercato all’aperto è un’idea che ha condiviso con i commercianti?
«Questa è una proposta che mettiamo sul tavolo, da costruire assieme. Con le categorie c’è un dialogo continuo, fatto di incontri settimanali. Per questa amministrazione l’ascolto è fondamentale».
Nell’ultimo incontro si è parlato anche della decisione
«La settimana scorsa ho incontro i responsabili moda e abbigliamento. Francamente si auguravano che non arrivasse anche questa scure della chiusura domenicale. Andiamo incontro a un periodo commerciale importante, quello del Natale, e sarà un duro colpo per gli incassi».
Alla luce dell’emergenza sanitaria, è una scelta giusta?
«Non so se è stata fatta per insistere nella filosofia della giunta provinciale contraria all’apertura dei negozi la domenica o per evitare che la domenica si diffonda il contagio. Spero nella seconda ipotesi».
Oltre alle deleghe economiche, quella dei Lavori pubblici. Quali, per il prossimo futuro?
«Nel lungo periodo, come sappiamo, l’opera più grande, quella dell’interramento della ferrovia, imporrà di ridisegnare parti importanti di città. Guardando al futuro c’è anche l’asse della tramvia nord-sud. Ma oltre ai grandi progetti ci sono anche i piccoli interventi».
Ad esempio?
«Nei giorni scorsi è stato inaugurato nuovo parco a Roncafort. C’è chi ha detto che in tempi di crisi c’è di meglio da fare. Ma non sono d’accordo, perché la città non deve fermarsi, anche e soprattutto nei suoi sobborghi. Un piccolo parco può cambiare la vita di un quartiere, nella sua dimensione sociale e comunitaria».
di chiudere i negozi la domenica reinserita da Fugatti nella nuova ordinanza?