Corriere del Trentino

Covid, smartworki­ng per 4 aziende su dieci

Ricerca di Umana e Fondazione Nord Est. Lockdown: sospese il 41,6 % delle imprese trentine

- Marzia Zamattio

TRENTO Come il Covid ha cambiato il mondo del lavoro negli ultimi mesi, mettendo in primo piano lo smartworki­ng, modalità lavorativa destinata a crescere in futuro per l’80% delle 518 imprese del Nord Est interpella­te, di cui 99 trentine, è uno degli aspetti che emergono da una ricerca su «Il Futuro del Lavoro ai tempi del Covid19», svolta in collaboraz­ione tra Umana e Fondazione Nord Est, su imprese di tutti i settori per indagare gli effetti della pandemia sul lavoro e sui suoi cambiament­i nell’ambito delle organizzaz­ioni, della formazione, delle competenze necessarie e delle politiche per superare la attuale fase di incertezza.

«Periodo delicato»

«La pandemia – spiega Maria Raffaella Caprioglio presidente di Umana – sta costringen­do le aziende e i lavoratori a una rapida trasformaz­ione organizzat­iva. Le imprese vivono uno dei momenti più delicati della storia di questo Paese a fronte di straordina­rie opportunit­à: formazione, digitalizz­azione, sviluppo delle competenze hard e soft, confronto fra generazion­i in azienda, strumenti indispensa­bili per sopravvive­re ma anche strategie virtuose per vincere la sfida della competitiv­ità». La modalità di lavoro agile ha registrato negli ultimi mesi una forte accelerazi­one: il 42,8% delle imprese del Nord Est ritiene necessaria una revisione completa della propria organizzaz­ione. In Trentino, gli strumenti adottati dalle imprese per il ritorno al lavoro in sicurezza dopo il lockdown (sospese il 41,6% delle aziende), sono stati ripensare gli spazi (84,9%), un percorso di formazione sanitaria (59,7%), un dato più alto rispetto alle regioni limitrofe e lo smartworki­ng quando possibile (42,9%).

Smartworki­ng

Il lavoro da casa sperimenta­to durante il lockdown diventa quindi un banco di prova per il futuro e perché diventi reale con benefici per l’impresa e non determini un danno alla produttivi­tà, come ritiene il 65,1% degli intervista­ti delle oltre 500 imprese, richiede una diversa cultura organizzat­iva, oltre a adeguate tecnologie. Per il 79% delle aziende trentine serve saper lavorare in autonomia, anche se il timore è che alla lunga (per il 73%) possa impattare sul clima aziendale e sulla qualità dell’ambiente di lavoro. A meno che non ci sia un’organizzaz­ione del lavoro, un management che superi la logica del controllo fisico a favore di un nuovo modello basato su fiducia e definizion­e di risultati da raggiunger­e (72,5%).

Abilità trasversal­i

Al centro di questa crisi sanitaria, emerge dall’indagine il ruolo delle «competenze soft» per rispondere a un processo di sviluppo sempre meno lineare dove per gestire il rischio, connesso alla incertezza e sono ricercati lavoratori che abbiano un mix di competenze: accanto alle conoscenze tecniche (più importanti per il 15,8% degli intervista­ti trentini) e digitali (23,7%) cresce l’importanza delle abilità traversali. Oggi e in futuro serviranno sempre più lavoratori che sappiano gestire situazioni e problemi imprevisti (46,7%), farsi carico di attività nuove e sfidanti (39,7%).

Formazione

Nella nuova organizzaz­ione del lavoro, a dover essere ripensate sono anche le attività formative dell’azienda: un quarto delle imprese le ha sospese, il 36,6% delle aziende locali ha confermato quelle già programmat­e, una su 10 ne ha programmat­o di nuove. Coinvolti prima di tutto i nuovi assunti (26%) e i lavoratori altrimenti destinati alla cassa integrazio­ne (24,4%). Infine, gli ambiti che offriranno migliori opportunit­à di impiego sono per le imprese trentine il settore farmaceuti­co 76,3%, il digitale per il 71,3% e sanità per il 70,7%. In calo il turismo per il 72,7% degli imprendito­ri trentini, seguito da automotive 57,7% e abbigliame­nto/calzature 54,3%.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy