Locali aperti, il governo impugna
L’annuncio del ministro Boccia: «Minano sicurezza e salute». Fugatti resiste: prevaricazione, l’ordinanza resta
Il governo ha deciso di impugnare l’ordinanza che permette ai ristoranti di restare aperti fino alle 22. Lo ha annunciato il ministro Boccia: «Minano sicurezza e salute». Nel mirino anche la scuola in presenza. Ma Fugatti non arretra: «Prevaricazione, l’ordinanza resta». Kompatscher è pronto a ritirarla.
TRENTO Nel mirino di Roma finisce la dissonanza delle ordinanze con le finalità del governo. Se l’obiettivo del Dpcm firmato il 24 ottobre è garantire uniformità di trattamento del territorio nazionale nel corso dell’emergenza sanitaria, i territori non possono arrogarsi il prolungamento degli orari di bar e ristoranti, l’apertura di cinema e teatri o la scelta di mantenere la scuola in presenza. Lo chiarisce una nota tranchant inviata ieri dal ministro per gli affari regionali Francesco Boccia, in cui ha annunciato l’impugnativa per i provvedimenti adottati della Provincia autonoma di Trento, riservandosi ancora qualche tempo per valutare l’ordinanza dell’Alto Adige.
Ogni tentativo di aggirare il Dpcm non sarà accettato da Roma. Lo scrive chiaramente il ministero. Ma a prospettive capovolte l’intervento di Boccia appare come un atto prevaricatorio. Il governatore trentino Maurizio Fugatti resta fermo nelle sue convinzioni. «L’ordinanza provinciale resterà in vigore fino a quando gli organi competenti, in questo caso il Tar di Trento, non si pronunceranno sulla legittimità del provvedimento. Noi crediamo che la nostra sia un’ordinanza legittima perché suffragata da valutazioni sanitarie, scientifiche», la sua sentenza in risposta alla nota arrivata nel tardo pomeriggio di ieri.
Dal governo Conte, infatti, era stato dato il via libera all’intervento di Province e Regioni, ma solo a patto che le misure fossero più restrittive rispetto a quelle nazionali. «Nel momento in cui ripetiamo che l’esigenza di anticipare l’orario di chiusura dei locali, per ridurre la mobilità dei cittadini, è stata dettata da stringenti esigenze di emergenza sanitaria nazionale, ribadiamo che le decisioni di derogare alle misure del
Dpcm minano i principi di uniformità di norme atti a garantire la sicurezza dei cittadini e la salute pubblica», Boccia. E poche righe più in basso aggiunge una critica velata. «Duole constatare, per alcune dichiarazioni pubbliche, la non completa consapevolezza della situazione sanitaria in Italia e duole ancor di più che non siano tenuti in dovuto conto i dati uniformi di rischio».
Considerazione che Fugatti non digerisce. «Crediamo che questa sia un’azione lesiva verso il nostro territorio. Nel periodo difficile della pandemia, siamo stati in grado di uscirne e abbiamo fatto anche delle operazioni innovative nell’ambito sanitario in queste ultime settimane. Quindi, crediamo che questa prevaricazione sia sbagliata nei confronti del chiosa il governatore.
La risposta del governo sul provvedimento trentino è stata quindi immediata. Ma balza all’occhio il mancato parallelismo tra Trento e Bolzano. L’ordinanza del governatore altoatesino Arno Kompatscher è ancora sotto la lente d’osservazione del ministero. «L’ordinanza della Provincia Autonoma di Bolzano è in corso di valutazione», scrive il ministro Boccia. Ma pare che il ministero non dovrà nemmeno ultimare l’analisi, perché il Landeshauptmann sarebbe pronto a ritirare l’ordinanza. Dagli uffici di Palazzo Chigi si evince infatti che il mancato adeguamento da parte delle Province autonome potrebbe avere ripercussioni sul decreto ristori. Palestre, cinema e teatri, ristoranti, bar, rimarrebbero così senza il contributo previsto da Roma per aiutare le categorie di lavoratori svantaggiate dalle limitazioni orarie imposte dal nuovo Dpcm. Una mossa che finirebbe per assomigliare a un autogol per il Trentino. Fugatti, però, sbarra gli occhi di fronte a questa eventualità: «La riterrei una discriminazione».
Le prime reazioni all’impugnativa dell’ordinanza sono arrivate dal gruppo consiliare del Partito Democratico, che appena qualche giorno fa aveva condiviso lo strappo della decisione provinciale rispetto al Dpcm. Improvviso il dietrofront dopo l’annuncio di ieri. «Ci dispiace che in un momento così delicato come quello che stiamo attraversando, il Presidente agisca in modo propagandistico invece che responsabile. I tempi difficili richiederebbero senso di responsabilità, non approssimazione e mistificazione».
Ministro
Derogare alle misure del dpcm mina i principi di uniformità delle norme durante un’ emergenza
Presidente
La nostra ordinanza è legittima perché suffragata da valutazioni sanitarie, scientifiche