Le imprese «Obiettivo ok, non il metodo»
La preoccupazione è la medesima: Confindustria Trento e Assoimprenditori temono che il blocco dei licenziamenti non consenta alle aziende di ristrutturarsi.
TRENTO Sono solo alcune delle novità introdotte nel decreto Ristori, approvato martedì dal consiglio dei ministri. Per la cassa integrazione vengono introdotte sei settimane aggiuntive da utilizzare entro la fine di gennaio. Sempre alla fine di gennaio viene prorogato il blocco dei licenziamenti introdotto all’inizio della pandemia. Da febbraio in poi, salvo nuove modifiche, non potrà licenziare solo chi in quel momento starà usando la cassa integrazione. Una misura a tutela dell’occupazione (e del reddito), ma che gli industriali ritengono dilatoria. «In questo modo — fa sintesi Federico Giudiceandrea, presidente di Assoimprenditori Alto Adige — le imprese non possono riadattarsi e riadattare le proprie risorse umane al mondo nuovo che ci aspetta». «I mercati — avvisa Fausto Manzana, presidente di Confindustria Trento — stanno già cambiando e il blocco ci preoccupa».
La priorità, ossia evitare di creare ulteriori sacche di fragilità in un anno di per sé fertile di disuguaglianze, è ben chiara agli industriali. «Lo capisco ed è giusto: nessuno vuole che a causa del Covid le persone debbano stare a casa senza sostentamento, ma è sbagliato intervenire in questo modo», sottolinea Giudiceandrea. Tradotto: obiettivo corretto, metodo inefficace. «Dopo Covid sarà un altro mondo e molte imprese dovranno riposizionarsi sul mercato — dice ancora — Sia chiaro: molte lo stanno già facendo perché nessuno sta immobile. Però congelando la cassa integrazione l’azienda non può assumere persone con nuove competenze». Non solo: «Le persone in futuro andranno riqualificate e ricollocate sul mercato del lavoro. Inutile continuare ad aspettare, non è né nell’interesse dei lavoratori né delle aziende. E così non si affronta il problema». Il rischio, sottolinea Giudiceandrea, è dilatare i tempi e non investire nel modo giusto. «Con quei soldi pubblici si potrebbe fare molto di più — rimarca — Il mondo non tornerà come prima ed è meglio prenderne atto il prima possibile».
La vede allo stesso modo Fausto Manzana, presidente di Confindustria Trento. «Il blocco dei licenziamenti ci preoccupa, temiamo un effetto elastico — dice — Ossia che il problema dell’occupazione si ponga nel momento sbagliato, all’inizio di una ripresa che non sarà marcata e nel mezzo della ristrutturazione delle imprese si creerà un ulteriore problema». Anche per Manzana le aziende sono consapevoli che questo è il tempo di progettare il futuro, seppur con tutte le incertezza che porta con sé questa fase. «Ma tenere ferme le ristrutturazioni aziendali non fa bene, si butta la palla avanti ignorando che i mercati stanno cambiando e cambieranno, dobbiamo prepararci al dopo».
Manzana pensa poi a ciò che accade in tutta Europa: chiusure, coprifuoco, manovre economiche. E, nel caso di Trento e Bolzano, anche contenziosi con il governo nazionale nella definizione di soluzioni per contenere il contagio senza ferire troppo le categorie. «È giusto cercare di interpretare le norme per sottolineare le proprie peculiarità — dice — Resta il fatto che non dobbiamo gestire due emergenze, una economica e una sanitaria, bensì una sola».
Ciò che conta, allora, per il presidente degli industriali trentini è saper trovare lo zenit. «Non è facile, capisco, ma in questo momento dobbiamo trovare il trade off». Contenendo un’epidemia che sta fiaccando i sistemi sanitari di tutto il mondo senza però mettere in ginocchio le economie d’Europa, d’Italia e delle regioni. «Forse abbiamo perso un po’ di tempo nei mesi scorsi — conclude Manzana — ma possiamo agire».