Osuij, il calcio e la Nigeria: «Brutalità alla luce del sole»
Il centrocampista del Trento cresciuto nei rossoneri «Gruppo unito, Parlato è un martello in allenamento»
Imotivi che hanno spinto un allenatore esperto e vincente come Carmine Parlato a consegnarli la fascia di capitano li capisci sino in fondo solo dopo averci parlato. E non c’entra il fatto che Wilfred Osuji sia ogni domenica tra i migliori in campo, è la sua testa a fare la differenza. Il centrocampista nigeriano di Lagos classe ‘90 è lontano anni luce dallo stereotipo classico del calciatore moderno.
Osuji, cominciano dall’attualità, siete primi e imbattuti dopo sei giornate di campionato.
«Alla base di tutto c’è un gruppo unito in cui giovani e più esperti remano dalla stessa parte. Il compito di noi più navigati è responsabilizzare chi ha 18-20 anni, far capire loro quando sbagliano e complimentarsi quando invece fanno la cosa giusta».
Crescendo in un contesto come quello del Milan immaginiamo abbia avuto dei buoni «maestri».
«Indubbiamente, ma non solo lì. Ho avuto la fortuna di incontrare giocatori che mi hanno fatto letteralmente diventare uomo, ora invece ognuno pensa al proprio orticello e tutto diventa più difficile».
Riavvolgendo il nastro, Milan, Varese, Modena, Padova e poi diversi passi indietro. Quanti rimpianti ha?
«A cosa servirebbe averne? La mia carriera ha subito uno stop decisivo quando cinque anni fa mi è si staccato di netto il retto femorale. Sono dovuto star fermo un anno e diversi medici mi avevano invitato a smettere con il calcio per la possibilità di recidiva. Ho preso, sono andato in Germania dove mi hanno consigliato di ripartire da categorie inferiori per non caricare troppo. Ora sono qui e mi sento molto soddisfatto e per questo ringrazio Dio».
Da quel momento ha cambiato modo di lavorare?
«Senza ombra di dubbio. Ho capito che arrivare prima al campo per fare stretching, posture, allungamenti, più in generale un riscaldamento muscolare ti allunga la carriera. Purtroppo quando hai 20 anni ti senti invincibile e raramente c’è chi ti indirizza verso questa metodologia di lavoro».
Metodologia che funziona dato che in mezzo al campo il suo moto è perpetuo. Si aspettava che Parlato le desse la fascia da capitano?
«Sinceramente no, è successo alla prima di campionato dopo che durante le amichevoli non era stato individuato nessuno di particolare. Io non sono abituato a fare troppe domande e il mister non mi ha spiegato il perché. Va benissimo così».
Come si pone Parlato nei vostri confronti?
«Non entra mai nello spogliatoio, ci lascia anche commettere degli errori, d’altra parte è solo cadendo che ci si può rialzare. Durante gli allenamenti è un martello e prepara le partite con un’attenzione ai dettagli pazzesca».
Quanti margini di crescita ha il Trento?
«Parecchi ma solo se continueremo così. Siamo partiti bene ma non c’è mai stata una partita facile, chiunque ci affronta al massimo delle proprie possibilità, basta un minimo calo di tensione e si potrebbe rovinare il tutto».
Anche il suo Milan è primo in classifica dopo molti anni. Che effetto le fa ?
«Sono milanista da sempre, d’altra parte ho la pelle nera e il sangue rosso che altro avrei potuto tifare? A quella società deve moltissimo e spero possa continuare così sino alla fine del campionato anche se le pretendenti non mancano. In un certo senso la loro situazione e la nostra sono simili: se non molleranno, nulla sarà precluso».
Concludiamo parlando del suo Paese: ultimamente i suoi connazionali Simy del Crotone e Osimhen del Napoli dopo aver segnato hanno mostrato una scritta di protesta contro la violenza delle Sars (reparto speciale della polizia accusata di brutalità e violenza). Cosa ci può dire?
«Non potete neppure immaginare cosa stia accadendo in Nigeria. Lì vivono tutti i miei famigliari che mi inviano video che spesso non riesco neppure a guardare. Brutalità che sconfinano in torture, tutto alla luce del sole e perpetrate da uomini in divisa. Solo a parlarne mi fa male il cuore».
Sono nero e ho il sangue rosso, tiferei Milan anche se non fossi cresciuto in quel club Il loro primato può durare, come quello del Trento: basta non mollare
La fascia? Il tecnico me l’ha data alla prima giornata di campionato Non mi ha detto perché e io non amo fare troppe domande Mi va benissimo così
Nigeria
Ci sono violenze della polizia alla luce del sole. Non riesco a vedere i video che mi inviano