Bolzano, numeri da «scenario 4»: paura lockdown
In un giorno 350 nuovi casi e 30 ricoveri in più Il sistema sanitario è in affanno: 80 sanitari positivi
Ancora un’impennata dei contagi e un indice Rt (la velocità a cui viaggia l’epidemia) che supera il livello di guardia arrivando a quota 1,96. In Alto Adige il Covid colpisce duro, tanto che — nonostante l’inasprimento delle regole deciso ieri dal presidente della Provincia Arno Kompatscher — si profila una sorta di mini-lockdown imposto direttamente da Roma. Una serrata che ormai pare essere l’unica soluzione praticabile per fermare la curva dei contagi e dare respiro al sistema sanitario. «Serve uno sforzo di tutti per evitare un nuovo lockdown, adesso siamo sotto osservazione» avverte il governatore altoatesino augurandosi che «le misure appena decise invertano la tendenza».
I 2.528 tamponi analizzati nelle ultime 24 ore hanno consentito di individuare 350 nuovi positivi che portano il numero di casi attivi a 4.571, praticamente un altoatesino su cento. Oltre 8mila le persone sottoposte a provvedimenti di quarantena. Ieri intanto si sono registrati due nuovi decessi ma a preoccupare è soprattutto il trend dei ricoveri. In 24 ore gli ospedali hanno accolto trenta nuovi pazienti mentre dieci sono stati dirottate in cliniche private. Le persone in terapia intensiva sono ora 19.
A sottolineare la gravità della situazione in Alto Adige è lo stesso presidente del Comitato tecnico scientifico, Silvio Brusaferro. Nell’ultimo report la provincia di Bolzano è tra le cinque regioni (insieme a Calabria, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte) in cui si è verificato lo scenario 4, ovvero dove l’epidemia avanza più rapidamente. La situazione viene definita moderatamente grave con possibilità di un’altra progressione dell’epidemia. Anche per questo ieri Kompatscher ha siglato un nuovo giro di vite, istituendo cinque zone rosse in altrettanti Comuni (Laives, Malles, Campo di Trens, Racines e Sarentino), imponendo la chiusura di teatri e cinema, mentre bar e ristoranti devono abbassare le serrande alle 18.
Ma non sono solamente i numeri e le slides del Comitato tecnico scientifico a certificare la sofferenza della sanità altoatesina. Sul campo la situazione è critica. L’Asl infatti deve affrontare la seconda ondata con un personale ancora stremato dalla prima e, soprattutto, con i ranghi decimati da malati e quarantene. Sono più di 80 infatti i dipendenti dell’Asl che in questo momento risultano positivi al virus. Ancora di più quelli in quarantena. Con così poco personale, la sanità altoatesina fatica a garantire le cure a tutti coloro che necessitano di assistenza continuativa. Uno dei nodi critici è nel reparto di nefrologia: tre degli infermieri che assistevano i pazienti che necessitano della dialisi sono risultati positivi al Covid 19 e ora l’intero servizio è a rischio.
Vista la gravità della situazione, il governo sta pensando ad un mini lockdown nelle regioni più colpite per provare ridurre la pressione sulla sanità. Non è ancora chiaro quali territori sarebbero interessati ma, viste le cifre, è altamente probabile che l’Alto Adige finisca nella lista delle Regioni in cui scatteranno le misure più drastiche.
Il mondo economico attende con un misto di preoccupazione e rassegnazione. «A questo punto non si può prescindere da provvedimenti ma bisogna fare il possibile per tenere aperte scuole e aziende», avverte il presidente di Assoimprenditori, Federico Giudiceandrea. «La prima ondata ci ha colti impreparati. La seconda per certi versi anche. A questo punto — nota il presidente degli industriali — con il virus così diffuso, si fa sempre più fatica a tracciare i casi quindi credo che l’unica soluzione sia la chiusura delle attività non essenziali. I dati dicono che i contagi non avvengono in azienda ma nel tempo libero, quindi credo che la scelta di chiudere bar e ristoranti sia quella corretta. Tuttavia — conclude Giudiceandrea — scuole e aziende devono rimanere aperte. Abbiamo protocolli di sicurezza rigidi, chi lavora con l’export deve continuare a produrre. Altrimenti la ripresa non arriverà più. Fermarsi ora significherebbe perdere, per sempre, quote di mercato». Infine l’appello a fare più test. «In Austria in farmacia è possibile acquistare il tampone fai da te: non è possibile che da noi ci siano attese così lunghe».
La situazione rimane critica anche nella vicina Austria dove pure si profila un imminente lockdown. Il Brennero però, almeno per ora, rimane aperto. «Uno dei nostri obiettivi principali è quello di tenere aperti i confini per garantire la mobilità e gli spostamenti dei pendolari» ha detto il capitano del Tirolo Günther Platter al termine della videoconferenza con il collega Kompatscher in cui si è discusso intensificare la collaborazione tra le terapie intensive dell’area Euregio.