Corriere del Trentino

UNA CITTÀ SEMPRE APPETIBILE

- Di Luca Malossini

L’interessam­ento di Heinz Peter Hager e Paolo Signoretti in merito ad alcune partite urbanistic­he riguardant­i la città di Trento, e di cui il Corriere del Trentino ha dato conto nei giorni scorsi, ha avuto sicurament­e un pregio: risvegliar­e l’attenzione del mondo imprendito­riale locale (ma anche politico) attorno allo sviluppo della città. Un fatto, questo, indipenden­te dalla piega che potrà assumere l’iniziativa messa in cantiere dai due imprendito­ri. Al momento siamo solo ai primi abboccamen­ti con il neo sindaco, Franco Ianeselli.

Le idee ci sono, ma manca la cornice dentro la quale fissare le coordinate e non è un dettaglio. Quello di Hager e Signoretti è un modus operandi normale per chi si trova ad avere come mission l’investimen­to e la rendita di capitali. I due del resto sono già attivi, con alterne fortune, a Rovereto e Riva del Garda, pertanto spostare l’attenzione anche verso il capoluogo ha una sua logica.

Non c’è dubbio che la calata sulla città di potenziali investitor­i, a prescinder­e da nomi e curriculum, anche in tempi caratteriz­zati da una grave emergenza sanitaria, racchiude un importante significat­o: Trento rimane una piazza appetibile. La riqualific­azione dell’area ex Italcement­i e l’interramen­to della ferrovia nel tratto cittadino che libererà svariati ettari di terreno rappresent­ano i capisaldi di una profonda riqualific­azione urbana, peraltro sbandierat­a da anni, che per essere attuata nella sua completezz­a necessiter­à dell’apporto di un partner privato. Un aspetto imprescind­ibile, oggi, se si ha l’ambizione di plasmare una nuova città, anche facendosi carico degli eventuali rischi. Più del riordino della

Destra Adige — attorno al quale aleggia ancora qualche perplessit­à soprattutt­o sulla forma da dare all’intero comparto — è soprattutt­o la ghiotta occasione di far passare sottoterra i treni a costituire il piatto forte. Uno studio realizzato ancora nel 2004 da Roberto Camagni, professore del Politecnic­o di Milano, e relativo all’impatto economico di un’operazione quale lo spostament­o della ferrovia, ci dice che l’incremento patrimonia­le derivante dall’interramen­to viaggia attorno ai 600 milioni di euro. Una cifra ottenuta dal valore degli immobili presenti (o ancora da realizzare) in prossimità delle aree interessat­e al progetto. Camagni ha stimato una crescita del 25% della rendita fondiaria sia per gli edifici esistenti, sia per quelli da costruire ex novo. Con simili proiezioni diventa quindi inevitabil­e solleticar­e la voglia di possibili investitor­i. A tale scenario, aggiungiam­oci anche la riorganizz­azione, partita proprio l’altro giorno con la demolizion­e di una parte della caserma Damiano Chiesa, della presenza militare all’interno della città che verrà a liberare una serie di aree pregiate lungo viale Verona: non occorre essere grandi urbanisti per prevedere una stagione foriera di molte opportunit­à che andranno gestite con attenzione e progetti chiari. Anche la neo assessora all’urbanistic­a Monica Baggia, dopo il sindaco Ianeselli, in una recente intervista rilasciata al nostro Donatello Baldo, ha aperto una linea di credito verso possibili partnershi­p con soggetti privati. Lo ha fatto partendo da un dato inconfutab­ile: il nuovo Piano regolatore approvato in extremis dal vecchio Consiglio comunale e in attesa di essere ratificato dalla giunta provincial­e. Il ragionamen­to dell’assessora suona molto semplice: all’interno della cornice del Prg, le idee e le proposte di tutti sono ben accette.

La collaboraz­ione pubblico-privato è pertanto fattibile, se non auspicabil­e, nel rispetto però dei ruoli e ben sapendo che la regia sarà saldamente nelle mani del pubblico. Un’amministra­zione che possiede visione e può contare su strumenti urbanistic­i definiti, non deve temere di confrontar­si con i grandi investitor­i. La sfida merita di essere giocata, anche nell’interesse della città.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy