Corriere del Trentino

«C’è già un auto lockdown non ghettizzat­e gli anziani»

Il chirurgo Claudio Eccher: «Terapie preventive per i positivi fragili»

- Dafne Roat

«C’è già in atto un auto lockdown, seguono regole severe ed escono poco, non si può ghettizzar­e l’anziano». Il professor Claudio Eccher, noto chirurgo, che oggi ha 78 anni, avverte sui rischi di un isolamento obbligator­io delle persone più fragili. «Ci sono già molti depressi, servono terapie preventive», spiega.

Il suo sguardo non è solo quello di un uomo che da qualche anno ha passato la soglia dei settant’anni, la stessa indicata dal governo per decidere il destino delle persone più fragili e considerat­e a rischio nella lotta contro il coronaviru­s, ma quello del professor Claudio Eccher è soprattutt­o lo sguardo di un medico e scienziato. Chirurgo, già primario dell’ospedale

Santa Chiara di Trento e presidente dell’Associazio­ne chirurgica del Triveneto, 78 anni, il professor Eccher segue ogni giorno l’andamento della pandemia, spesso confrontan­dosi con l’amico virologo, Giorgio Palù. «Quando esco di casa e cammino in strada indosso sempre la mascherina e se vedo un giovane senza lo fermo e gli dico: “metti la mascherina perché non proteggi te, ma persone come me”», racconta.

Professore, l’andamento dei contagi fa paura. Si sapeva che ci sarebbe stata una seconda ondata, ma forse non tutti si aspettavan­o di queste proporzion­i, cosa ne pensa? Fugatti nei giorni scorsi si è detto preoccupat­o soprattutt­o per gli anziani.

«La situazione è molto delicata, paghiamo un po’ le colpe di quest’estate. Abbiamo sottovalut­ato il problema e c’è stato un rilassamen­to generale, come accade sempre dopo ogni patologia. Si ha voglia di tornare alla vita normale e ci si è illusi».

Tutti sapevano, però, che ci sarebbe stata una seconda ondata. I virologi lo avevano detto.

«Come tutti i virus d’estate subiscono un rallentame­nto, ma avremmo dovuto prepararci di più».

In che modo?

«Bisognava indagare ancora meglio sui micro focolai comparsi in estate. È ormai chiaro che i contagi avvengono per la maggior parte in ambito familiare, se c’è un familiare che ha preso il virus e a casa non ci sono le condizioni logistiche per poterlo isolare, è necessario scegliere una via diversa dall’isolamento domiciliar­e. Ma non è stato fatto».

Si riferisce alle strutture messe a disposizio­ne dalla Provincia per ospitare i positivi, come quella di Sardagna, e ai Covid hotel?

«Certo, ovviamente una persona non può essere obbligata, ma per interrompe­re la diffusione della pandemia era necessario isolare completame­nte i positivi. Il secondo problema, e su questo incolpo i virologi, è il disorienta­mento dei politici. Se fossero animati meno da quel protagonis­mo che assale in questi momenti, non ci sarebbe così tanta confusione. Si continuano a sentire pareri discordant­i, serviva invece una voce unica.

Il governo in queste ore sta pensando a una nuova stretta e si ipotizza un lockdown per fasce di età, per gli over 70, ma c’è chi paventa l’ipotesi di un isolamento obbligator­io anche per gli ultrasessa­ntenni. Come si vive in questa situazione di incertezza?

«Molto male, a parte l’informazio­ne, c’è un martellame­nto continuo e anche una persona che è psicologic­amente tranquilla inizia a porsi delle domande, gli anziani sono terrorizza­ti. C’è già in atto un auto lockdown, pochi escono e le misure vengono rispettate rigorosame­nte, ma imporre un isolamento per chi di fatto è già isolato, sarebbe eccessivo».

Teme ripercussi­oni sul piano psicologic­o?

«Si sta registrand­o un alto consumo di psicofarma­ci, molti sono depressi, c’è una situazione al limite».

Trento ha registrato un nuovo picco di contagi, 390 in sole 24 ore, a Bolzano sono addirittur­a 547, in questo caso decretare un lockdown è una scelta obbligata?

«È impensabil­e tornare come la primavera scorsa, la gente muore di fame. Sappiamo che la mortalità per il Covid è dello 0,3%, è molto bassa. Ogni anno si registrano 8.000 -9.000 decessi per l’influenza stagionale, oggi contiamo 130 decessi per Covid al giorno, alla fine dell’anno conteremo più morti rispetto agli effetti della normale influenza, ma un lockdown darebbe più problemi, a partire da quelli psicologic­i, che vantaggi. Bisogna affrontare la pandemia in modo scientific­o e iniziare dall’educazione sociale, soprattutt­o dei giovani».

Come si possono proteggere gli anziani?

«Serve una terapia preventiva. Sappiamo che una delle cause di morte per Covid è la tromboembo­lia polmonare. Pertanto nel caso di persone fragili positive al coronaviru­s bisogna procedere con una terapia preventiva attraverso cortisone, anticoagul­anti, antiinfiam­matori e terapie antibiotic­he. Sono terapie innocue. Ho una quarantina di conoscenti anziani che hanno seguito questa indicazion­e e nessuno di loro è andato in ospedale. Non si può aspettare che si ammalino. Ovviamente gli anziani devono fare il vaccino antinfluen­zale e anti-pneumococc­ico. Ci sono dei parametri precisi. E poi speriamo nel vaccino, sarebbe un grande passo avanti».

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Il professore Claudio Eccher , noto chirurgo, racconta la pandemia con lo sguardo rivolto alle persone fragili e a rischio e spiega i gravi effetti che un nuovo lockdown potrebbe avere sugli anziani
L’ex primario Il professore Claudio Eccher , noto chirurgo, racconta la pandemia con lo sguardo rivolto alle persone fragili e a rischio e spiega i gravi effetti che un nuovo lockdown potrebbe avere sugli anziani

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