Accusato di turbativa, Pilati assolto
La Corte d’appello ribalta la sentenza di primo grado. I giudici: non ha commesso il fatto
Ivan Pilati ex responsabile dell’area business di Trento Rise era stato condannato a 8 mesi per turbativa d’asta. Ora la Corte d’appello ha ribaltato la sentenza e lo ha assolto.
TRENTO Il ricorso per Cassazione aveva portato alla derubricazione del reato in turbativa d’asta. L’imputazione iniziale era infatti quella di peculato. Ma sul fronte delle responsabilità il giudice di primo grado aveva tirato dritto nonostante Ivan Pilati fosse l’unico ad aver affrontato il giudizio, rimarcando la propria innocenza. Gli altri imputati, Massimo Bonacci, responsabile della sede trentina di Deloitte e Patrick Oungre, dipendente della società, erano scesi a patti con la Procura chiudendo con una pena di un anno e mezzo il primo e sei mesi il secondo.
Ivan Pilati, di Mori, ex responsabile dell’area business di Trento Rise (il consorzio per la ricerca ora chiuso), era stato condannato a 8 mesi per turbativa d’asta nell’ambito di uno dei filoni della vasta inchiesta su Trento Rise, ossia l’appalto sui servizi socio sanitari da 5 milioni di euro. Ma ora la Corte d’appello ha ribaltato la sentenza e lo ha assolto con formula piena «per non aver commesso il fatto».
Ancora non si conoscono le motivazioni della sentenza, per capire quale è stato il ragionamento seguito dalla Corte bisognerà attendere. Ma nella memoria difensiva l’avvocato Giovanni Rambaldi ha evidenziato il fatto che «la responsabilità penale di Pilati era sostanzialmente affidata a solo due email, una del 29 ottobre 2013 e l’altra del 31 ottobre 2013». Le stesse con le quali aveva inoltrato il capitolato tecnico relativo al pcp Pua, al centro dell’indagine. Email che sarebbero pienamente giustificate ad avviso della difesa. Trento Rise e Deloitte Consulting — chiarisce — erano contrattualmente legate da un accordo-quadro per effetto del quale Trento Rise condivideva i documenti con Deloitte. Per l’accusa il bando del pcp Pua sarebbe stato confezionato su misura per favorire la cordata IcareKaynet. In particolare la gara sarebbe stata turbata dal fatto che alcuni funzionari di Trento Rise avrebbero rivelato a Deloitte i contenuti del bando con mesi di anticipo. Ed è qui che entra in gioco Pilati. Per la difesa ipotizzare che Pilati fosse a conoscenza della partecipazione al bando di Deloitte solo perché ha trasmesso i documenti sarebbe semplicistico. L’avvocato nella memoria parla di «vuoto probatorio e assenza di un pluralità di indizi». Insomma Pilati ha effettivamente inviato gli atti a Deloitte, come peraltro avrebbe fatto molte altre volte con altri provvedimenti in virtù degli accordi che c’erano tra Trento Rise e Deloitte, ma questo non significa che sapesse del presunto piano per agevolare la società. Nell’ottobre 2013, infatti — sottolinea ancora il difensore — «non poteva prevedere se il pcp Pua poteva superare l’esame del Board of Director di Trento Rise» e ancora «non poteva antevedere che nella procedura concorsuale avrebbe partecipato Deloitte Consulting (peraltro non direttamente, bensì attraverso una società ad essa collegata)».