Laura Rogora, la millennial che sogna le olimpiadi
Laura Rogora ormai è il riferimento dell’arrampicata femminile italiana, ma il suo livello è talmente alto che supera le differenze di genere per arrivare alla massima espressione assoluta. Durante quest’ultima estate, la scalatrice romana «adottata» in Trentino ha fatto di necessità virtù, e visto che il programma agonistico 2020 è stato sostanzialmente annullato, si è dedicata alla scalata outdoor, raggiungendo risultati straordinari. La millennial in forza alle Fiamme Oro di Moena è stata la seconda donna al mondo a scalare una via di grado 9b, una difficoltà ancora alla portata di pochissimi scalatori anche tra gli uomini. La salita di Ali Hulk sit extension total è avvenuta a luglio, nell’hot spot di Rodellar, in Spagna. «È stato un po’ strano, perché questo sarebbe dovuto essere l’anno olimpico, quindi io mi stavo allenando solo per le gare. Però sono riuscita a trasferire i miei obiettivi sulla roccia, dove ho scalato il mio primo 9a+ e il mio primo 9b, oltre a vincere l’unica tappa di coppa del mondo che abbiamo disputato. In quarantena non ho potuto arrampicare, ma mi sono sempre tenuta attiva con il trave, la sbarra. Insomma, ho fatto tutto quello che potevo fare. Un po’ mi ha aiutato anche avere il tempo di dedicarmi ai progetti senza incastrarli tra una gara e l’altra, e poi la voglia era davvero tanta, avevo sicuramente una carica in più».
Rogora era arrivata in Spagna dopo avere già «spezzato il grado» una prima volta nel post lockdown: a Massone la 19enne romana aveva salito Pure dreaming plus, una linea di 9a+ sulla quale ha aggiunto la propria firma. Il feeling con il nostro territorio d’altronde continua a crescere. Dall’anno scorso Laura vive stabilmente in Trentino: studia matematica all’università del capoluogo, dove ha trasferito residenza e progetti personali, ed è entrata a far parte di un gruppo sportivo che le garantisce la possibilità di dedicarsi a tempo pieno alla propria attività. «Ora mi posso allenare anche di giorno e le strutture che offre il Trentino sono più belle di quelle che ci sono a Roma. Tutto questo aiuta a migliorare». In vista delle Olimpiadi Rogora sente di avere ancora margine per crescere è ha individuato l’ambito sul quale lavorare. «Mi sono allenata sulla forza, perché è quello che mi manca in tutte e tre le discipline. Spero che anche i miglioramenti arrivino di conseguenza su tutti i fronti». Al top mondiale ormai sia nel boulder che nella lead, Laura però non inseguirà a tutti i costi un buon risultato nella speed, anche per non sacrificare il rendimento dove già eccelle. «La speed è la specialità nella quale sono più deficitaria: richiede un allenamento specifico che non si concilia con il boulder e la lead. Non posso pensare di annullare la distanza che ho dalle mie avversarie nella velocità, ma l’obiettivo è ridurre il gap, rimanere vicina, e approfittare di un loro eventuale errore».
Da valida studentessa di matematica all’università di Trento, Laura ha problemi ben più complessi da risolvere rispetto a capire la formula per ottenere un buon risultato nella combinata olimpica: per il grande evento le idee sono chiare. «Non conviene avere tre risultati medi, perché con la moltiplicazione non si ottiene un buon punteggio.
Talento mondiale
Un’imamgine sorridente di Laura Rogora in una parete naturale
Ancora Rogora, questa volta alle prese con un’arrampicata in palestra
Qui nuovamente una parete naturale, Laura è fuoriclasse nelle falesie
Prima di una gara Meglio riuscire a stare davanti dove si è più forti, fare un risultato molto valido. Per me è la lead la specialità su cui puntare».
Laura sembra avere un approccio molto pratico alla scalata e allo sport, e ha già dimostrato di sapere reggere la pressione ad alti livelli. Forse anche perché vive le cose che ama da protagonista, senza lasciarsi trasportare eccessivamente da entusiasmi e suggestioni. «Non sono una grande appassionata di sport, nel senso che mi piace praticarlo, ma non guardarlo. Certo, per le Olimpiadi faccio un’eccezione, sono forse l’unico evento che guardo anche da spettatrice. Il fatto che ora l’arrampicata sia ai Giochi è una bella notizia, fa bene a tutto il nostro movimento. Ma all’inizio non credevo nemmeno che sarei riuscita a qualificarmi. Alle Olimpiadi vanno solo le migliori al mondo, al massimo due per nazione, per cui questo pass che ho conquistato mi ha già dato una gioia immensa».
Parlare di medaglie vuol dire affrontare sempre un argomento molto delicato: Laura però non si tira troppo indietro. «La medaglia è un obiettivo, anche se non parto tra le favorite. Questo mi pone anche in una condizione nella quale posso pensare solo a dare il meglio, senza sentire troppo il momento. Le giapponesi hanno lavorato molto e giocano in casa, la slovena Janja Garnbret è la favorita. Ma poi, comunque, ci si gioca tutto quando si è lì. È un evento molto particolare. L’importante è prepararsi bene, poi si vedrà».
Per i risultati ottenuti fino ad adesso e la capacità di rimanere con i piedi metaforicamente per terra nonostante un livello che sembra crescere persino oltre ogni aspettativa, Laura rappresenta la nostra speranza azzurra più grande. Non resta che attendere le Olimpiadi, anche se c’è da sospettare che, ancora prima dei Giochi, Rogora ci regalerà ulteriori soddisfazioni.
Traguardi Ai Giochi vanno solo le migliori al mondo, al massimo due per nazione, per cui questo pass che ho conquistato mi ha già dato una gioia immensa