La caffettiera gigante per «dare la sveglia» al quartiere Don Bosco
Il grande murale di Oscar «Odd» Diodoro in via Parma
Il quartiere Don Bosco di Bolzano da oggi è più «ricco». Da questa mattina è ultimato il grande murale a cui lo street artist altoatesino Oscar «Odd» Diodoro ha lavorato per tutta la settimana. Centoventi metri quadrati di graffito multicolor che occupa l’intera facciata cieca del condominio di via Parma al civico 41.
Il soggetto, rappresentato nel tipico stile vivace che caratterizza i lavori dell’artista locale, nasce da un sondaggio che il collettivo OutBox–Urban Art in Southtyrol ha realizzato tra gli abitanti del quartiere per condensare nel progetto «Se questo muro potesse parlare» l’identità della periferia bolzanina e il senso di appartenenza al suo microcosmo. Il risultato è un’immensa caffettiera affiancata da due tazzine, mentre dal vapore del caffè nascono immagini del passato di Don Bosco in cui si possono intravedere le casette delle Semirurali.
«Il progetto parte tutto da una ricerca fatta tra la gente di Don Bosco — spiega Anna Bernard, manager culturale e curatrice di progetti per Outbox, di cui è fondatrice con Matteo Egeon Picelli —. Alla fine del sondaggio avevamo molti input da fornire all’artista per creare una bozza partecipativa che potesse racchiudere un significato condiviso. Oscar si prestava molto bene a questo scopo per il suo stile illustrativo, geometrico, semplice da cogliere e molto chiaro. L’altro aspetto che di lui ci è subito piaciuto è stato quello della cromia: gioca molto con i colori e dalla nostra ricerca era emerso nitidamente che alle persone del quartiere piacciono molto le tinte vivaci che ben rappresentano la volontà di renderlo più vivo».
L’idea del murale si sviluppa nell’ambito del bando regionale «Generazioni 2020», organizzato dalle cooperative sociali «Young Inside» e «Inside» con il sostegno delle due Province di Bolzano e Trento allo scopo di incentivare la collaborazione tra crefuori ativi e iniziative giovanili, ma l’idea parte più da lontano. «Io ho studiato Economia culturale e ho vissuto sette anni all’estero, in Germania e in Olanda, dove la street art è una forma d’arte molto apprezzata — racconta Anna Bernard —. Tornata a Bolzano avevo il desiderio di creare qualcosa che potesse far esprimere i “graffitari” locali ma anche portare qui nomi da provincia».
Così, due anni fa, è nato il primo progetto pilota in via Roen e altri piccoli murales che sono seguiti, accomunati dalla ricerca di un significato sociale. «Si parte da una situazione urbanistica e architettonica, dalla ricerca di una parete idonea — prosegue la fondatrice di OutBox —. Poi ci informiamo per capire se c’è interesse da parte della proprietà a riqualificarla con un’opera murale e infine individuiamo l’artista più adatto per decorare la parete».
Più facile a dirsi che a farsi, vista la resistenza incontrata nell’importare una forma d’arte non sempre riconosicuta come tale. «Bolzano non era pronta, due anni fa abbiamo incontrato parecchie resistenze — confessa Anna —. Poi, piano piano, le porte di questa città hanno iniziato ad aprirsi. In via Parma Oscar “Odd” ha bene interpretato il sentire di diverse generazioni che costituiscono la comunità del Don Bosco e per noi era importante che a farlo fosse un artista di Bolzano. Essere tra i vincitori di «Generazioni 2020» ci riempie di orgoglio, ma aver regalato alla città uno scorcio di modernità recuperando il passato e narrando l’anima della gente resta sicuramente la soddisfazione più grande».
Premesse
Lui gioca molto con i colori e nella nostra ricerca è emerso che nel quartiere piacciono molto le tinte vivaci