E sui locali la Provincia ci ripensa e chiude
Nuova ordinanza del presidente: serrande giù alle 18 Ma Peterlana (Fiepet) non ci sta: «Si naviga a vista»
TRENTO Il cambio di rotta era nell’aria: la scorsa settimana, nel colloquio con le categorie, il governatore Maurizio Fugatti aveva fatto capire di non escludere un ripensamento. Anche se, nella successiva diretta Facebook, aveva assicurato di voler andare dritto e di non voler cambiare idea sulla «linea trentina» per gli orari di bar e ristoranti.
Ma sul tavolo le incognite erano tante: dall’impugnativa del governo fino alla prospettiva della nuova stretta nazionale. Senza contare il rischio, per gli operatori trentini, di dover rinunciare agli aiuti statali previsti dal decreto ristori. E così domenica Fugatti ha firmato una nuova ordinanza.
Che, dai ieri, di fatto uniforma il Trentino al resto d’Italia per quanto riguarda l’apertura dei locali pubblici. Niente più bar aperti fino alle 20 e ristoranti fino alle 22, dunque: dopo il weekend di Ognissanti entrambi chiuderanno alle 18. Non solo: il presidente si allinea al Dpcm nazionale del 24 ottobre anche sul fronte delle palestre scolastiche, che vengono chiuse.
Modifiche, queste, decise sulla base «dell’interlocuzione istituzionale a tutti i livelli di governo — si legge nell’ordinanza — tenutasi nelle ultime ore, sebbene in Trentino gli indici sanitari risultino stabili». E arrivate proprio poche ore prima che il Trga si esprimesse sul ricorso dello Stato all’ordinanza provinciale, sospendendola in vista del giudizio di merito.
Ma proprio la velocità del cambio di rotta ha spiazzato i ristoratori. Che non l’hanno presa bene. «Sono arrabbiatissimo» tuona Massimiliano Peterlana, presidente di Fiepet Confesercenti. Che della nuova ordinanza non sapeva nulla: «La sera vai a dormire con una indicazione e il giorno dopo ti svegli con l’indicazione contraria. Non si può navigare a vista nell’emergenza e la politica, in questo momento, lo sta facendo». Anche perché, aggiunge, «eravamo consapevoli del ricorso al Trga e dell’arrivo del nuovo Dpcm, ma pensavamo di poter lavorare ancora un paio di giorni anche alla sera. È vero che così si scongiura il rischio di non percepire i ristori, ma almeno un minimo di preavviso potevano darcelo». Peterlana ce l’ha anche con Roma: «In estate non si è fatto nulla per arrivare a questo nuovo lockdown preparati. Chiudere alle 18 vuol dire affidare agli imprenditori la responsabilità di cosa fare per gestire la crisi. Una pazzia: oggi (ieri, ndr) io sono stato dal commercialista e così hanno fatto anche i miei associati. A questo punto ognuno cercherà di salvare la propria barca». Anche se, ricorda, «i contagi non vengono da bar e ristoranti: trasporti e scuola, intanto, rimangono aperti. Questi provvedimenti non risolveranno il problema e per noi sarà un’agonia». Più positivo Marco Fontanari, presidente dell’associazione ristoratori di Confcommercio: «Questa nuova ordinanza — dice — era nelle cose. Abbiamo salvato il weekend. E ora, con i nuovi orari, speriamo di salvare dicembre». Intanto si guarda ai ristori nazionali: «Ma servirà — avverte Fontanari — anche una integrazione della Provincia».
Il contenzioso
Ieri mattina il tribunale amministrativo ha concesso la sospensiva sul ricorso di Roma