«Con Gigi Proietti il teatro italiano perde il suo istrione»
Èpiù che semplice cordoglio il dolore con cui il mondo della cultura trentino e altoatesino accoglie la notizia della scomparsa di Gigi Proietti. Attore, comico, cabarettista, doppiatore, conduttore televisivo, regista e cantante, il talento romano si è spento nel giorno del suo ottantesimo compleanno, per problemi cardiaci. «L’ho visto recitare più volte perché nei tre anni in cui ho vissuto a Roma ho visitato questa meravigliosa idea del Globe Theatre— racconta, costernato, Antonio Lampis, ex direttore generale dei Musei italiani e ora direttore della ripartizione cultura italiana della Provincia di Bolzano —. A Roma, in gioventù, l’ho incontrato anche in circostanze private: era esattamente come appare sul palcoscenico, con un carisma straordinario, un’energia che a passargli vicino si percepiva in modo molto evidente.
Sono doti rare nelle persone, in pochi hanno questa magia che lui sapeva usare e trasformare in gesto teatrale. Perdiamo un istrione, l’essenza dell’uomo di teatro. Il fatto che se ne sia andato nel giorno del suo ottantesimo compleanno è un altro dei suoi colpi di teatro: bisogna leggerlo in questo modo, il destino beffardo, e salutarlo con il sorriso, uno di quelli che lui ci ha sempre saputo regalare».
A fargli eco è l’assessore provinciale alla Cultura, Giuliano Vettorato. «Proietti aveva un talento straordinario che ha saputo sempre stupirmi — commenta —. I suoi personaggi hanno descritto in modo unico e ineguagliabile spaccati sociali della vita reale del Paese. Tra le molte sue frasi indimenticabili, quella che più mi ha colpito è “chi non sa ridere, mi insospettisce”. Parla molto di lui, ma anche di noi». Maura Pettorruso, regista, attrice e drammaturga trentina, ha ricevuto la notizia «con grande dispiacere, come tutti, perché Proietti era un grandissimo — ammette —. Non ho mai avuto l’occasione di vederlo dal vivo, lo conoscevo per le sue performance televisive e per i suoi one-man show nei vari programmi. Credo che riassumesse in sé tutta l’arte italiana, tutto il talento d’alto livello di cui l’Italia è capace; sicuramente fa parte di una generazione che si sta perdendo, con la sua capacità di avere uno sguardo alto su quello che aveva attorno ma di saperlo rendere con una grande ironia e una capacità espressiva fuori dal comune».
Anche la rassegna bolzanina «La Musa Leggera» piange la perdita di «un gigante del teatro comico. Non solo per la classe, l’intelligenza, il carisma e il genio assoluto della sua comicità — spiega il direttore artistico Lucio Paone —, non erano solo i suoi tempi scenici perfetti. C’è un aspetto della sua personalità che nessun altro aveva e forse nessun altro avrà: una voce straordinaria, profonda, con una ricchezza cangiante inarrivabile nella innata musicalità “sulla parola”. Se ne va un grande attore, un grande cantante e un grande Maestro».
Il ricordo
Lampis: «Nella vita quotidiana era energico e carismatico come sul palco»