Kafka a Merano
Un libro curato da Rina e Rieder ripercorre il soggiorno nel 1920 dello scrittore, che qui ritrova i tratti del vecchio mondo asburgico
Èla primavera del 1920 quando Franz Kafka (1883-1924) – oggi noto come tra i maggiori esponenti della letteratura mitteleuropea, ma allora «impiegato di Praga» – giunge a Merano, famosa località di soggiorno curativo, perché afflitto da tubercolosi. Inizialmente aveva cercato una cittadina nella sua Cecoslovacchia, ma i tempi erano difficili: c’era stato il crollo dell’impero asburgico, la cultura tedesca stava entrando in crisi e l’intolleranza antisemita si faceva più serrata. E Franz Kafka era ebreo. A Merano e nella vicina Maia Bassa (comune autonomo fino al 1923), dove soggiorna per circa tre mesi, ritrova però il vecchio mondo asburgico, sospeso tra un passato fastoso e un presente incerto, in grado di offrirgli momenti di inaspettata serenità. Merito avranno le cure della Kurstadt, il clima da Belle Époque, ma non ultime le lettere che scrive a Milena Jesenská, la sua traduttrice ceca in quelle settimane impegnata nella traduzione in ceco del racconto Il fuochista (Der Heizer, 1913). Ciò che era iniziato come una corrispondenza per motivi professionali, diviene allora un dramma epistolare fatto di decine di lettere che l’amico e scrittore ceco Max Brod renderà poi note al mondo; purtroppo sono andate perdute le risposte di Milena Jesenská.
Il 2020 è l’anno commemorativo che Merano ha dedicato al suo lontano ospite con eventi, esposizioni itineranti, incontri culturali. Tra le iniziative, a fissare la memoria in questi periodi di chiusure per il Covid si pone il volume Kafka a Merano, edito anche in tedesco, Kafka in Meran (traduzioni di Tiziana Panfilo), per le edizioni Raetia e curato da Patrick Rina giornalista della radiotelevisione pubblica austriaca Orf a Bolzano e da Veronika Rieder, germanistica all’Università di Innsbruck. Il libro, attirando l’attenzione su uno dei più significativi scrittori del Novecento tratta al contempo gli anni tra il 1918 e il 1922, periodo storico molto importante per l’Alto Adige/Südtirol e quindi per Merano, che si trovano a far parte dell’Italia. Oltre cento sono le fotografie di quell’epoca e molti i documenti originali in parte inediti per lo più provenienti dal Museo civico-Palais Mamming di Merano, ma soprattutto autorevoli sono i contributi degli storici: tra loro Guido Massino e Reiner Stach, studiosi delle opere di Kafka, e un saggio di Helena Janeczek, vincitrice del Premio
Strega 2018. Tutti contribuiscono a unire quei preziosi frammenti della Merano di Kafka, una città malinconica che lo scrittore ceco definisce «il più bel paesaggio che abbia mai visto».
Leggere queste pagine e fermare lo sguardo sulle foto di un tempo è come fare una passeggiata insieme a Kafka nella città del Passirio. Hans Heiss, ad esempio, riporta quanto la scrittura fosse diventata per Franz Kafka la principale terapia. «Io vivo molto bene qui, il corpo mortale potrebbe a malapena sopportare più attenzioni, il balcone della mia camera è calato in un giardino, sopra e intorno crescono cespugli in fiore, […] vengono a farmi visita lucertole e uccelli» scrive dalla Pension Ottoburg di Maia Bassa (Untermais), dove si era trasferito dopo aver trascorso i primi giorni al Grand Hotel Emma, oggi sede della scuola tecnica «Marie Curie» (Fos) per il turismo e le biotecnologie. Ferruccio Delle Cave, responsabile letterario dell’associazione Südtiroler Künstlerbund, descrive l’ambiente culturale che ruota attorno al Kursaal di questa piccola cittadina che ha richiamato personalità quali Richard Strauss, mentre in un secondo contributo ricorda i soggiorni dello scrittore praghese a Riva del Garda nel settembre del 1909 e del 1913 per seguire le cure del Sanatorio Von Hartungen, specializzato nella cura idroterapica delle malattie nervose.
Altri temi che affiorano in quasi tutti gli scritti meranesi di Franz Kafka sono quello dell’ebraismo e della sofferenza per l’antisemitismo che serpeggiava in Europa, così come riporta la storica Rosanna Pruccoli che svela al lettore una Merano ebraica tra rabbini e sanatori, e poi c’è il tema della rinascita. I turisti che arrivano a Merano nella primavera del 1920 vedono una città impoverita, ma tutto era destinato a cambiare presto, come spiega Patrick Gasser nel suo intervento sulla miracolosa ripresa del settore turistico che risveglia la cittadina dopo gli anni della Grande Guerra. Franz Kafka morirà pochi anni dopo, nel 1924, nel sanatorio di Kierling, vicino a Vienna.