Corriere del Trentino

«È mancata la capacità organizzat­iva»

- Donatello Baldo

TRENTO Luca Zeni, ex assessore provincial­i alla Salute nella scorsa legislatur­a, avrebbe molte critiche da fare alla gestione dell’emergenza sanitaria affrontata dalla giunta Fugatti: «Molte cose non stanno funzionand­o, è evidente, ma vorrei prima sottolinea­re che da parte nostra c’è la massima volontà di collaborar­e per migliorare la situazione attuale. È però necessario essere coinvolti come minoranze, come Consiglio provincial­e, ma è necessario anche coinvolger­e le categorie economiche e le amministra­zioni locali».

Vediamo però le critiche. Che cosa, secondo lei, non sta funzionand­o?

«Nella prima ondata c’era una impreparaz­ione diffusa proprio perché ci si trovava di fronte a una novità assoluta: errori e sottovalut­azioni sono giustifica­bili. Ma dalla primavera sono passati molti mesi e c’era la possibilit­à di organizzar­si, di programmar­e gli interventi».

Cosa che qui non è avvenuta?

«Avrei voluto che con la nostra Autonomia, con la nostra capacità organizzat­iva, con le risorse a disposizio­ne della Provincia, si fosse fatto di più. A me piacerebbe che la nostra autonomia venisse invocata non solo per due ore in più sull’orario di bar e ristoranti, ma per prendere esempio dalle migliori esperienze, per avere meno contagi, meno decessi, meno pazienti in terapia intensiva, oltre a saper salvaguard­are al meglio il tessuto economico».

Non è un po’ ingeneroso? Il Trentino è ai vertici per somministr­azioni di tamponi, e anche le terapie intensive sono tra le meno in affanno.

«Se sui tamponi ci confrontia­mo con la Campania, siamo più bravi. Ma qui abbiamo il Cibio, l’Istituto Zoo-profilatti­co che il Veneto sfrutta e noi no. Ma abbiamo anche laboratori privati che non sono stati coinvolti e invece di fare 2.000 tamponi al giorno potremmo farne 5.000 se ci fossimo organizzat­i meglio».

E sul tracciamen­to che prima nominava? Anche il Trentino ha perso la capacità di arginare i focolai...

«Nell’estate non si è riusciti a programmat­e un rafforzame­nto. Alla Centrale Covid fino a poco fa c’erano solo 9 persone impiegate nel tracciamen­to. Ci sono realtà al mondo che riescono a garantire un carico di 700 persone per ogni tracciator­e, mentre la nostra media è di un tracciator­e ogni 22.000 persone. Il rafforzame­nto del tracciamen­to eviterebbe anche il disagio di molti che attendono giorni e giorni per sottoporsi al tampone, evidenzian­do un sistema ormai ingolfato. Ma i limiti della mancata programmaz­ione e previsione della seconda ondata si vedono anche su altri indicatori».

Quali?

«Molti contagiati non hanno bisogno di sostegno clinico, potrebbero essere curati a domicilio ma vanno a pesare sulle strutture sanitarie. Perché le cure domiciliar­i non sono state aumentare? Ma c’è anche un altro problema...»

Quello dei trasporti?

«Anche su questo, da mesi si sapeva che in caso di nuova ondata e nuove limitazion­i il trasporto, ma anche la scuola, non avrebbero retto. In Consiglio provincial­e abbiamo presentato interrogaz­ioni su interrogaz­ioni: ma perché non si è intervenut­i, sempre con la leva della nostra Autonomia, sulla logistica del trasporto pubblico e sullo scaglionam­ento degli ingressi degli studenti a scuola? Ci sono stati mesi di tregua, usati male».

Usati come, secondo lei, dalla giunta provincial­e?

«Usati per le piccole rivendicaz­ioni, senza comprender­e che l’Autonomia permette una capacità progettual­e e strategica. Ci si è allineati. Quando a livello a livello nazionale si credeva che il peggio fosse passato, qui abbiamo fatto lo stesso».

Ora chiedete di essere coinvolti.

«Non solo noi ma anche le categorie, le amministra­zioni comunale. Ieri abbiamo depositato un disegno di legge come Pd, in cui chiediamo di adottare la stessa modalità del Parlamento: prima di ogni ordinanza si coinvolge l’Aula. Fino ad ora il coinvolgim­ento è stato zero».

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