SOSTEGNO AI VINTI E RILANCIO
La coesione sociale con la quale abbiamo affrontato la pandemia da covid-19 al grido di «andrà tutto bene» si fondava sulla ragionevolezza dell’ipotesi che, abbattuta la velocità della circolazione del virus con un periodo di lockdown , ci si potesse convivere con una strategia fatta di tanti tamponi, di tracciamenti tempestivi (con o senza Immuni) e di cure sempre più efficaci. Il tutto in attesa del vaccino che si annunciava imminente. Sostenuti per quanto possibile i redditi di famiglie e imprese nella fase di confinamento totale, nella fase di convivenza si sarebbero spostate le risorse pubbliche — generosamente finanziate a debito — dal «sostegno» al «rilancio». Un rilancio che per il nostro Paese si sarebbe dovuto configurare come l’occasione —irripetibile — di rottamare una economia in crisi di produttività da decenni per riposizionarla su un nuovo sentiero di sviluppo sostenibile e competitivo. La piena sintonia con le politiche europee, monetaria e fiscale, per la prima volta entrambe espansive, e con quella di transizione strutturale, verde e digitale, sottesa al lancio del fondo Next Generation Ue rendeva credibile anche questo più ambizioso obiettivo.
Sullo sfondo sarebbe rimasto il maggior debito pubblico da cominciare a ripagare per non ipotecare il futuro di figli e nipoti, ma di questo ci si sarebbe occupati a rilancio riavviato. «Tutto andava bene» fino a che la nuova ondata di contagi e la prospettiva che il vaccino non possa essere distribuito prima della fine del 2021 sono arrivate a gelare le nostre speranze. È evidente che ci aspetta una più lunga fase di convivenza caratterizzata da nuovi confinamenti temporanei e parziali (solo alcuni luoghi, solo alcune attività). Questo impone di ritarare urgentemente la strategia nella quale due problemi esigono di essere inquadrati, e possibilmente affrontati, immediatamente: prevenire le disuguaglianze da Covid 19 per prevenire il disagio ed evitare lo scontro sociale e difendere il rilancio strutturale per proteggere le future generazioni. I lockdown selettivi per settori e luoghi creano vincitori e vinti perché non tutti li subiscono allo stesso modo. Urge mettere in campo un meccanismo automatico di contenimento solidale delle disuguaglianze da Covid 19. Un meccanismo, necessariamente gestito dallo Stato, che deve contare sul finanziamento pubblico (da alimentare anche con le tasse fatte pagare ai vincitori) del sostegno pieno ai vinti senza colpa.
Sostegno ai colpiti dai lockdown selettivi che bruceranno risorse ingenti, che possono portarci ai limiti delle nostre capacità di indebitamento.
Occorre superare la tentazione di dedicare al sostegno anche le risorse previste per il rilancio. Senza rilancio strutturale il nostro Paese ripiomberebbe in quel declino che lo caratterizzava ben prima della pandemia.
I finanziamenti europei — a fondo perduto o a prestito — del Next Generation EU vanno ferocemente riservati agli investimenti di rilancio, quelli in infrastrutture economiche (digitali, energetiche, idriche e di trasporto) innanzitutto: ne va del futuro dell’Italia e delle generazioni che già partono con il pesante fardello del debito pubblico sulle spalle. Fondi riservati al rilancio da spendere ancor più bene perché diventati ancor più preziosi: ma questo è problema già noto.