Sci, stagione avvolta nell’incertezza Gli albergatori: «Solo disdette»
Protocollo sicurezza oggi alla Conferenza Stato-Regioni Capienza verso il 50%. Olimpiadi, ecco 120 milioni
Le disposizioni nazionali si susseguono, e le disdette di chi aveva prenotato negli alberghi trentini in vista della stagione invernale procedono di pari passo. Con la chiusura nell’aria, vista la nuova ondata pandemica, impiantisti e albergatori chiedono garanzie
TRENTO Le disposizioni nazionali si susseguono di settimana in settimana e nel frattempo «tutti quelli che avevano fatto una prenotazione hanno disdetto». A fornire l’unica vera (e spiacevole) certezza sulla stagione invernale è Gianni Battaiola, presidente dell’Associazione albergatori e imprese turistiche (Asat) del Trentino. Per tutto il resto regna ancora un alone di incertezza: dall’innevamento delle piste al giorno di apertura dei comprensori sciistici, che sarà stabilito soltanto dopo il placet del Comitato tecnico scientifico sul Protocollo per la gestione in sicurezza degli impianti di risalita (oggi al centro della Conferenza StatoRegioni). Ma il grande punto interrogativo sul settore del turismo — a cui è riconducibile il 20% del Pil provinciale — è posto dalle limitazioni agli spostamenti. Ad oggi il Trentino sembra aver scongiurato una serrata totale, visto che sia l’Alto Adige sia il Veneto (a sorpresa) sono stati inseriti nella zona gialla, quella a rischio moderato e che consente di spostarsi tra territori dello stesso colore (anche se Kompatscher ha di fatto predisposto un’ordinanza che è più restrittiva di quella del governo per le zone rosse). Da questo «giro cromatico» rimarrebbe fuori solo la Lombardia (area considerata ad alto rischio) che per il Trentino costituisce però un ottimo bacino turistico. I danni sarebbero quindi limitati, per il momento. Ma sarà sempre così? L’interrogativo è destinato a popolare i pensieri delle operatori per molto tempo.
Albergatori
«Con le attuali disposizioni la situazione è estremamente dannosa», taglia corto Gianni Battaiola. A parlare sono purtroppo i numeri. «Tutti quelli che avevano fatto una prenotazione con la possibilità di svincolarsi hanno disdetto — spiega il presidente dell’Asat —. I gruppi che dovevano essere confermati si sono chiamati fuori e negli ultimi nove giorni non abbiamo registrato neanche una prenotazione». Il dialogo con la Provincia però non si è interrotto. «Per la parte sanitaria abbiamo proposto lo screening su tutti i lavoratori del comparto alberghiero (circa 10.000, ndr) e la disponibilità di cinque strutture per ospitare lavoratori e turisti contagiati». Mentre sul piano economico, aggiunge Battaiola, «chiediamo un pacchetto di misure — dalla cancellazione di alcune imposte al sostegno alla liquidità — per dare un aiuto sia ai titolari che ai dipendenti (circa 7.000, ndr), nel caso in cui fosse necessaria la sospensione o la riduzione dell’attività».
Funiviari
Molto, se non tutto, dipenderà dall’apertura o meno degli impianti di risalita, che sono circa 230 in Trentino. La bozza del protocollo per la gestione di sicurezza degli impianti dovrebbe essere approvata oggi nella seduta della Confeal renza Stato-Regioni. «Il Protocollo — spiega Luca Guadagnini, presidente dell’Associazione degli esercenti funiviari (Anef) del Trentino — prevede sostanzialmente l’uso della mascherina sia nelle code agli impianti che nelle cabinovie e seggiovie e la limitazione della capienza degli stessi impianti, che era stata fissata all’80% e che probabilmente scenderà al 50%». Il protocollo sarà poi trasmesso al Comitato tecnico scientifico, che dovrà approvarlo definitivamente. Soltanto dopo il placet del Cts si avrà la certezza della riapertura della stagione sciistica al 4 dicembre. Rimane però un altro nodo da sciogliere. «Per innevare tutti i 1.600 ettari del demanio sciistico dobbiamo affrontare una spesa che va dai 18 ai 24 milioni di euro — annota Guadagnini — ma prima di avviare la produzione della neve programmata dobbiamo avere la certezza che ci sia un contributo da parte della Provincia nel caso in cui non ci fosse un’apertura della stagione». Su questo fronte «stiamo studiando un sistema di contributi economici che possa sostenere gli impianti», fa sapere l’assessore provinciale al turismo Roberto Failoni.
Dolomiti Superski
Tutti — albergatori e aziende funiviarie — sperano che «i lockdown territoriali non vengano a creare problemi a un settore in evidente difficoltà». Cosa accadrebbe ad esempio se Trentino, Alto Adige e Veneto, oggi zone gialle, scivolassero tutte o solo alcune, in area arancione o rossa? Come si comporterebbero i comprensori che abbracciano più territori? Lo sciatore dovrà fare slalom tra i confini? «Al momento questa situazione non si pone — considera Marco Pappalardo, alla direzione del Marketing del Dolomiti Superski, il maggiore comprensorio italiano con 12 zone sciistiche in Trentino, Alto Adige e Veneto —. Adesso noi stiamo valutando come gestire la vendita e la pre-vendita degli stagionali perché ancora non sappiamo con certezza quando potremo esercitare la nostra attività».
Olimpiadi 2026
Battaiola Con le attuali disposizioni la situazione è grave. Chiediamo aiuti per titolari e i 7mila dipendenti
Guadagnini Per innevare i 1600 ettari di piste servono 1824 milioni Se poi non si scia chi li paga?
Failoni Stiamo studiando un sistema di contributi per gli impiantisti Ma speriamo di partire il 4 dicembre
Intanto ieri la ministra dei Trasporti Paola De Micheli ha firmato il decreto che finanzia con un miliardo di euro le opera infrastrutturali per le Olimpiadi invernali di MilanoCortina del 2026. Si tratta di opere stradali e ferroviarie finanziate nella Legge di Bilancio 2020 che consentiranno di migliorare l’accessibilità, i collegamenti e la dotazione infrastrutturale dei territori delle Province di Trento (120 milioni) e Bolzano (82 milioni)e delle Regioni Lombardia (473 milioni) e Veneto (325 milioni).