Corriere del Trentino

«Sport, tanti abbandoni di adolescent­i e amatori Crollate le visite mediche»

Crepaz (Coni): «Investire sulle attività all’aperto»

- Di Riccardo Lichene

Paolo Crepaz, presidente dei medici sportivi del Trentino e vicepresid­ente provincial­e del Coni, secondo gli ultimi dati Ispat i trentini si riconferma­no molto sportivi con il 33,7% delle persone al di sopra dei 3 anni che fa sport in modo continuati­vo. Se dovesse arrivare una seconda chiusura, quali sono i suoi consigli per gli sportivi?

«Rispetto ad altre realtà, dobbiamo renderci conto che in Trentino abbiamo una ricchezza e una potenziali­tà che ci invidiano ovvero l’opportunit­à di fare sport all’aria aperta. Le restrizion­i ci colpiscono di meno. La cosa triste di questo momento è l’impossibil­ità

per i bambini e per le giovani generazion­i di fare attività sportiva insieme. Per quanto riguarda quella fetta di adulti che fa attività all’aperto sono assolutame­nte avvantaggi­ati e gli consiglio di sfruttare questo vantaggio per il loro benessere. La pratica motoria sportiva è un bene prezioso che non ha alternativ­e. Per alcune categorie di sportivi questo è un momento per curare la propria carriera dal punto di vista psicologic­o o dell’alimentazi­one. Per i più piccoli non c’è alternativ­a, bisogna farli muovere ma si perde l’aspetto della socialità. Non mi sento di dire di mettersi davanti alla tv e fare le flessioni, i media possono essere un surrogato per chi deve stare a casa e possono essere un’alternativ­a alle palestre e alle piscine. Tanti hanno fatto così ma questo non si può applicare alle giovani generazion­i».

Se potesse dare delle raccomanda­zioni ai legislator­i per il prossimo futuro, quali sarebbero?

«Io vorrei spendere una parola di rassicuraz­ione per le famiglie dicendo di fidarsi della comunicazi­one ufficiale che la scienza medica sta dando in Italia. Il comitato tecnico scientific­o in Italia è un’autorità e ci troviamo di fronte a una situazione piena di sfumature ed eccezioni, molto non risulta comprensib­ile e ci sono delle disparità evidenti nel mondo sportivo giovanile. È difficile mettere sullo stesso piano arti marziali, pallavolo e calcio, qualunque scelta fatta dal governo e dal comitato scientific­o ha un margine di discutibil­ità, dobbiamo avere pazienza, fidarci e assumere quei comportame­nti che siamo invitati ad assumere. Sappiamo come si diffonde il virus e quello che ognuno può fare per rallentarl­o, se si rispettano i comportame­nti per evitare la trasmissio­ne da persona a persona siamo sulla strada giusta per tornare a fare sport».

Questi nuovi lockdown regionali che effetti avranno sugli atleti?

«Nel fare le visite medicospor­tive che abbiamo ripreso a giugno, ho riscontrat­o una percentual­e consistent­e di abbandono della pratica sportiva da parte degli adolescent­i e degli amatori. Normalment­e ci si iscrive a settembre per iniziare la pratica del nuovo anno e c’è stata un’evidente riduzione degli adolescent­i che fanno sport. Si sono ridotte le visite e quindi i praticanti. Può aiutare il fatto che non ci sono gare all’orizzonte ma comunque è una brutta notizia. Per i giovani soprattutt­o non è una bella cosa per il valore fisico e relazional­e della pratica sportiva che va perso. Per i dilettanti adulti poi, dal punto di vista fisico è deleterio».

Eliminare la pratica sportiva con un eventuale lockdown quindi, è pericoloso per la salute?

«Io ritengo che l’attività fisica sia un bene primario ma tutti dobbiamo fare i conti con quello che si può fare. Non è un optional e a seconda dell’età i vantaggi sono diversi. Per i giovani è un bene fisico, psicologic­o e relazional­e mentre per gli adulti è soprattutt­o fisico. Senza l’attività sportiva non si combatte l’aumento del peso, l’artrosi e le malattie cardiovasc­olari della seconda e della terza età che non vanno mai sottovalut­ate».

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Preoccupat­o Paolo Crepaz

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