Rsa Covid piene, apre Tione «Più infermieri? Con gli studenti»
Parolari: «Per ora il sistema regge, c’è un turnover». Volano, consumati 4500 litri di ossigeno in due giorni
Per alcune Rsa momentaneamente risparmiate dalla seconda ondata di pandemia — Ledro e Pergine— in altre scoppiano focolai. La Rsa Covid di Volano è già al completo.Una situazione che preoccupa Francesca Parolari (Upipa).
TRENTO «Siamo più strutturati, abbiamo adottato strategie maggiormente efficaci, ma è una guerra. Rispetto a marzo abbiamo qualche arma in più, ma sono pur sempre armi spuntate». Francesca Parolari, presidente di Upipa, sospira. Le misure rigidissime, le visite protette, laddove si possono ancora fare, le barriere costruite con fatica per proteggere le Rsa, contenitori di fragilità dove il virus Covid 19 continua a trovare terreno fertile, non sono sufficienti. La seconda ondata non risparmia gli anziani e se fino ad ora i numeri erano contenuti adesso iniziano a crescere. Con nuovi focolai.
Per uno strano gioco del destino o per effetto di quell’immunità di cui si discute da tempo ma sulla quale non sono certi neppure gli scienziati, le strutture pesantemente colpite a marzo, come Ledro e
Pergine, per citare alcuni esempi, sembrano essere state risparmiate dalla seconda ondata della pandemia, ma ci sono nuovi focolai in altre case di riposo e la Rsa Covid di Volano è al completo. «Ieri (giovedì per chi legge ndr) gli ospiti erano 78, la struttura ne può contenere al massimo 80 — spiega la presidente di Upipa — . La Rsa di Volano non accogliere solo ospiti delle case di risposo ma anche anziani dal territorio. Purtroppo però stanno aumentano anche i casi nelle residenze sanitarie». Il sistema per ora regge, ma fino a quando?
Da qualche giorno è stata attivata anche la Rsa Covid di Tione che ha venti posti, ma basteranno? Parolari è cauta. «Il virus sta colpendo soprattutto le strutture che erano indenni che non avevano avuto casi nella prima fase, ora ci sono positivi sparsi un po’ in tutto il Trentino, da Cadine, Malé, Taio, la Valsugana, il Tesino. Ci sono casi anche negli appartamenti protetti. La situazione è in costante evoluzione e si stanno ammalando anche molti operatori».
Ieri si sono registrati quattro operatori positivi all’Apsp Benedetti di Mori, ci sono anche tre ospiti risultati contagiati dal Covid -19. I lavoratori interessati — fa sapere la struttura — operano tutti in un unico nucleo, mentre non si sono registrati casi negli altri tre nuclei, all’Hospice e al Centro Diurno. L’Apsp ha comunque proceduto con i test su tutti gli operatori e, come da prassi gli ospiti del nucleo sud est dove si sono registrati i nuovi casi, sono isolati.
I tamponi restano l’unica arma contro questo nemico invisibile. «Il problema è che gli esiti arrivano in ritardo, e questo causa una proliferazione del virus all’interno delle strutture», riflette Parolari.
All’inizio l’esame salivare per gli operatori sanitari era previsto ogni quindici giorni, poi i tempi si sono allungati a un mese, ora invece con i nuovi picchi di contagi i tamponi vengono fatti ogni settimana, ma gli esiti non ci sono prima di 4-5 giorni. «Capisco le difficoltà, è come dover fermare una perdita d’acqua, ma abbiamo bisogno di risultati più rapidi se vogliamo essere efficaci — spiega la presidente di Upipa — . Ora la task force sta valutando altre strutture Covid di supporto, ma non è facile». Basta pensare all’impianto per l’ossigeno, a Volano c’è un sistema all’avanguardia che dal letto del paziente si collega direttamente a bomboloni esterni. «Se non ci fosse come faremmo? In soli due giorni — aggiunge Paraolari — nella struttura di Volano sono stati consumati 4.500 litri di ossigeno compresso pari a 675.000 litri di ossigeno naturale, ossia come quello che respiriamo normalmente nell’aria. Quante bombole sarebbero servite se non avessimo avuto un sistema così all’avanguardia?».
L’altro grande problema, denunciato più volte anche dall’ordine degli infermieri, è l’annosa carenza di professionisti sanitari. Gli operatori Oss, Osa e gli ausiliari ci sono, devono, ogni giorno fare affrontare giornate difficili scadenzate da turni pesanti, schiacciati anche loro dalla paura della pandemia che ogni giorno tocca sempre più persone e colleghi, ma fino ad ora si è riusciti a trovare il personale.
Gli organici degli infermieri sono invece in gravissima sofferenza. «Gli infermieri sono una merce rara», spiega Parolari che ha lancia l’idea di coinvolgere gli studenti al terzo anno del corso di laurea in Scienze infermieristiche. «Non verrebbero impiegati nei reparti Covid, ma per le altre mansioni sarebbero preziosi, è un’opzione che va approfondita e spero che venga presa in considerazione. Per loro potrebbe essere anche un arricchimento».
Il nodo Vengono effettuati tamponi al personale ogni settimana, ma gli esiti arrivano troppo tardi. Ieri quattro operatori sono risultati positivi all’Apsp di Mori