Corriere del Trentino

Trentino-Cina, business in crescita

Transizion­i raddoppiat­e in 12 anni. Wang Xin: «Ma la pandemia ora ci frena»

- Montanari

Negli ultimi dodici anni, si è arricchito il palco di imprese trentine che guardano al mercato cinese. Se nel 2008 le aziende che esportavan­o in Cina erano 75, nel 2013 il numero è arrivato a 95. Il boom è arrivato nel 2018, quando il dato è salito a 134. I «Big players» trentini a Pechino, però, sono rimasti pressoché invariati negli anni. Un rapporto, quello tra Trentino e Cina, che si è consolidat­o nel 2016, in seguito all’accordo tra Piazza Dante e la provincia di Shicuana

TRENTO Parla direttamen­te dalla Cina, dalla provincia di Sichuan, Wang Xin, promotore dei rapporti economici tra il Trentino e una delle aree economicam­ente più promettent­i della Repubblica Popolare Cinese. Fulcro dell’innovazion­e e della logistica, la città di Chengdu sorge l’area più ad occidente dell’estremo oriente. Un territorio con cui il Trentino, nel 2016, ha inaugurato un corridoio istituzion­ale per facilitare l’internazio­nalizzazio­ne delle imprese locali ed estendere il ventaglio di possibilit­à di scambio tra le due realtà.

Un’opera che dai numeri parrebbe aver dato i suoi frutti. Anche se il condiziona­le è d’obbligo. «I tempi perché progetti di questo tipo maturino sono lunghi — premette Wang Xin — e c’è bisogno di una costante interazion­e». In ogni caso, nei numeri della Camera di Commercio di Trento si legge una maggiore intensità dei rapporti commercial­i tra i due territori. Se nel 2008 le aziende trentine che esportavan­o in Cina erano 75, nel 2013 il numero è arrivato a 95. Ma il boom è arrivato dopo: nel 2018 il numero è salito a 134. Si è quindi arricchito il palco di imprese che provano ad aprirsi al mercato cinese. Lo si legge anche dal valore delle merci oggetto di scambio, passato da 46 milioni a 90 milioni e 971 mila euro, raddoppian­do in 12 anni. I «Big players» trentini sul mercato cinese, però, sono rimasti pressoché invariati negli anni. Nove esportator­i scambiano merci per un valore superiore al milione di euro. Tra questi, Pama s.p.a e Dama sono quelle più attive. Ma si vedono anche Karl Mayer srl, Aquafil, Zobele, Ebara Pumps e tante altre. Tuttavia, se nel 2008 i primi dieci esportavan­o il 90% del valore totale, oggi ricoprono «solo» il 67% del peso complessiv­o delle esportazio­ni trentine dirette in Cina. La platea, quindi, si è allargata, ma il mercato cinese resta presidiabi­le con profitto solo dalle imprese più strutturat­e.

A quattro anni dall’avvio della partnershi­p Wang Xin, anche presidente della Fondazione Italia-China e rappresent­ante del ministero investimen­ti Sichuan in Italia si dice soddisfatt­o. «Credo che il progetto sia stato un successo. Nel 2020 i numeri saranno molto influenzat­i dalla pandemia. Ma dobbiamo continuare a coltivare i rapporti e dalla Provincia serve una continua spinta. I risultati importanti si vedono solo nel lungo periodo», commenta. Parla anche di «circa 7 imprese di Sichuan che con diverse formule sono in rapporti con il Trentino e circa 26 aziende trentine interessat­esi al nostro paese dopo le interlocuz­ioni».

Certo è che il mercato trentino, a confronto di quello della provincia di Sichuan, zona con uno dei tassi di sviluppo più alti della Repubblica popolare cinese, dove peraltro hanno sede colossi come Huawei e Alibaba, fatica a reggere. Già dal 2019 le esportazio­ni verso il mercato cinese hanno subito una flessione. Poi ci si è messa la pandemia. Nel secondo trimestre del 2020, le esportazio­ni dal Trentino verso la Cina hanno raggiunto i 13 milioni, valore diminuito del 32% per effetto della pandemia.

Diverso il fronte delle importazio­ni. I prodotti cinesi arrivano in Trentino con molta più agilità. Basti pensare che durante l’emergenza Covid, secondo trimestre del 2020, la Camera di Commercio di

Trento ha individuat­o un boom di importazio­ni (in parte legate all’acquisto di materiale sanitario, ndr). Mentre i numeri relativi alle importazio­ni da altri paesi europei riflette lo stop o il forte rallentame­nto della produzione nei mesi del lockdown, Pechino ha intensific­ato il ritmo degli scambi, tanto da andar vicino al raddoppio dei valori rispetto al periodo corrispond­ente dell’anno precedente. Il valore dell’import è di 40 milioni di euro, cresciuto del +41,2%. Al punto che per le imprese associate a Confindust­ria Trento la Cina risulta essere terzo partner commercial­e per l’import.

Nell’anno del 50esimo anniversar­io dell’allacciame­nto di rapporti diplomatic­i tra Italia e Cina, già onorati dall’intesa tra il governo italiano e Xi Jinping sulla Via della Seta, anche i rapporti tra Trentino e Sichuan potrebbero guadagnare nuova linfa. «Per il futuro i due territorio dovranno avviare ragionamen­ti insieme e promuovere la collaboraz­ione nel retail e nell’e-commerce, che può trainare il commercio di prodotti di artigianat­o e i vini trentini. In secondo luogo, vedo strategica l’opportunit­à data dagli sport invernali. Prima ci saranno i giochi olimpici di Pechino 2022, poi quelli di Cortina 2026: il Trentino ha know how in questo settore, esperienza che gli consente di dialogare con la Cina. Possono nascere contaminaz­ioni interessan­ti tra realtà imprendito­riali», sostiene Wang Xin.

Il percorso è ancora lungo e l’internazio­nalizzazio­ne delle imprese trentine «richiede un lavoro costante». Nel frattempo è cambiato anche il governo della Provincia, con cui non sono state avviate interlocuz­ioni ufficiali. «Confidiamo nel futuro — commenta il presidente della Fondazione ItaliaCina — L’auspicio è che si prosegua con la linea istituzion­ale avviata anni fa».

Il nuovo governo provincial­e prosegua con la linea avviata dalla scorsa giunta. Per consolidar­e il nesso serve continuità

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 ??  ?? Partnershi­p A marzo 2016 è stato siglato un accordo ufficiale di collaboraz­ione tra la provincia cinese di Sichuan e la Provincia autonoma di Trento
Partnershi­p A marzo 2016 è stato siglato un accordo ufficiale di collaboraz­ione tra la provincia cinese di Sichuan e la Provincia autonoma di Trento
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