Dall’Orso Grigio a Le Due Spade: i locali si fermano
Anche Uva&Menta opta solo per l’asporto
In teoria potrebbero rimanere aperti fino alle 18, ma nei fatti è difficile sostenere le spese. E così dalla prossima settimana diversi ristoranti della città saranno costretti ad abbassare le serrande, continuando solo con l’asporto e la consegna a domicilio. «Soltanto con il pranzo abbiamo più costi che incassi — osserva Massimiliano Peterlana, presidente della Federazione italiana esercenti pubblici e turistici (Fiepet) del Trentino — Per questo sta iniziando a prendere piede l’idea di chiudere tutto».
Alcuni, a dire il vero, avevano già deciso di chiudere con il limite orario fissato alle 22. Tra questi il bar-ristorante «Uva&Menta» di via Dietro le Mura, che dall’inizio del mese ha deciso di interrompere anche i servizi d’asporto e a domicilio. «Sappiamo di essere reduci da precedenti mesi di chiusura — aveva scritto sui social il titolare, Maurizio Menta — ma con le stringenti linee guida del nuovo Dpcm non riusciamo a garantire un servizio degno del suo nome». Ora, nonostante la classificazione del Trentino come «zona gialla», la chiusura anticipata alle 18 costringerà altri imprenditori ad abbassare le serrande.
Sono i conti a far sfumare i gradi della scala cromatica
decretata dall’ultimo Dpcm nazionale. «Noi avevamo già chiuso l’Antico Pozzo e probabilmente la prossima settimana chiuderemo anche l’Orso Grigio - spiega Adam Santoni, titolare insieme al padre e al fratello di tre diversi ristoranti della città di Trento – Lasceremo aperto soltanto il Doc. La clientela si è ridotta notevolmente e non è possibile sostenere le spese. Oggi (ieri, ndr) è il primo giorno di area gialla ma i clienti non si vedono». Nelle zone gialle, ricordiamo, rimane in vigore la possibilità per bar, ristoranti, gelaterie e pizzerie di esercitare la propria attività (con servizio al tavolo per massimo 4 persone) dalle 5 del mattino fino alle 18, con asporto fino alle 22 e senza restrizioni di orario per la consegna a domicilio.
Ma dopo il potenziamento del lavoro da casa girano molte meno persone per strada e si perde quindi un’importante fetta della clientela. «A pranzo non si riesce neanche a fare il normale fatturato — fa notare Peterlana – Con la sola mezza giornata arrivi a un quarto del fatturato giornaliero. Questo vuol dire avere più costi che incassi». Per questo stesso motivo da lunedì anche il suo ristorante, Osteria a Le due spade, abbasserà le serrande e continuerà solo con l’asporto. «Dalla prossima settimana in via Verdi, oltre alla mia, ci saranno altre due attività chiuse — dice il presidente di Fiepet — Una tendenza che purtroppo sta prendendo piede in tutto il Trentino». Non c’è differenza tra centro e periferia. «La periferia è messa anche peggio del centro storico perché vive di lavoro, ma con lo smartworking diventa dura anche per loro», è costretto a puntualizzare Peterlana. Che a questo punto si pone un altro punto interrogativo, quello più dolente. Quando torneranno ad aprire le attività di ristorazione che oggi stanno chiudendo? «L’ultimo decreto ha fatto slittare le limitazioni fino al 3 dicembre ma siamo sicuri che non ci sarà un’ulteriore proroga? — si chiede — Il 3 dicembre è un limite massimo, se si andrà oltre il 3 probabilmente molti non apriranno più in maniera definitiva». Intanto nei prossimi giorni, dopo Uva&Menta, Antico Pozzo, Orso Grigio e Le due spade, l’elenco dei ristoranti in standby potrebbe diventare più lungo.
Santoni
La clientela si è ridotta notevolmente e non è possibile sostenere le spese
Peterlana
A pranzo non si riesce neanche a fare il normale fatturato Più costi che ricavi