Mascherine in classe, primi scioperi
Domani si fermano Fiemme e Fassa. Petizione contro l’obbligo anche al banco: 900 adesioni
Novecento firme in poche ore. Cittadini e cittadine: genitori contrari all’obbligo della mascherina anche al banco, in classe. Poi, domani, in val di Fiemme e val di Fassa una protesta: niente bimbi di medie ed elementari a scuola, in protesta. Cresce il malumore in Trentino per le misure del Dpcm. «I genitori hanno ragione, abbiamo chiesto spiegazioni al Cts per capire se possiamo discostarci», dice l’assessore Mirko Bisesti.
TRENTO Il malumore è diffuso, si propaga in forme diverse e con intensità difforme. Ma la finalità è la medesima: chiedere una sospensione delle disposizioni contenute nell’ultimo decreto del presidente del consiglio, scongiurando di far indossare agli studenti, per ore e ore, la mascherina anche al banco. L’indignazione domani si tradurrà in uno sciopero partito da Sen Jan e arrivato in tutta la val di Fiemme e la val di Fassa: decine di famiglie non porteranno a scuola i propri figli di medie ed elementari (le superiori saranno già al 100% in didattica digitale). In poche ore, poi, più di novecento cittadini hanno sottoscritto una petizione indirizzata a giunta provinciale e ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. «Hanno ragione — commenta l’assessore Mirko Bisesti — Per questo abbiamo chiesto al Comitato tecnico scientifico spiegazioni, per applicare i protocolli validi fino a pochi giorni fa».
È bastato un giorno di applicazione del decreto per avvertire la fatica, fisica e psicologica, dei bambini. Quasi otto ore con mascherina indossata. Quanto basta per accendere il disappunto di centinaia di padri e madri. La mobilitazione più eclatante, che subito ha incassato decine di adesioni, è in agenda a San Giovanni di Fassa. Il tamtam è partito da un messaggio circolato a ripetizione nelle chat dei genitori. «Se la situazione non dovesse cambiare e dovesse permanere l’obbligo della mascherina da seduti, si è deciso in segno di protesta di tenere a casa nella giornata di lunedì 9 quanti più studenti possibili». Poi un invito a zii, nonni, amici e genitori a incontrarsi nella sede del Sorastant. Dalla val di Fassa l’idea è arrivata in val di Fiemme. E molti genitori iniziano informarsi sull’homeschooling, l’istruzione parentale a domicilio.
In poche ore 907 persone hanno poi sottoscritto la lettera che chiede a ministra Azzolina
e Provincia di sospendere l’obbligatorietà della mascherina. Una richiesta avanzata dai promotori della petizione per «Una scuola reale» che già a giugno aveva raccolto seimila sottoscrizioni. Stavolta i firmatari s’interrogano sui rischi per i bambini. «Esistono molti studi, non ultimo quello dell’Appa di Bolzano — scrivono — che dimostrano come la mascherina indossata per molte ore al giorno obblighi bambini e ragazzi a respirare aria pesantemente viziata». «Anche Unicef e Oms — rimarcano — di fronte alla contraddittorietà degli studi riconoscono che l’utilizzo della mascherina provoca irritazione, difficoltà respiratorie, fastidio, difficoltà di concentrazione, distrazione. La sua efficacia non è dimostrata durante le attività fisiche, e inoltre l’uso ne riduce la capacità cardio-polmonare durante gli sforzi. Come manifestazione di dissenso, già questa mattina molti genitori hanno tenuto bambini e ragazzi a casa, e stiamo pensando alle adeguate forme di protesta da mettere in atto anche nei prossimi giorni». I firmatari chiedono buonsenso. «Siamo consapevoli della situazione difficile, ma i dati ci dicono che questo virus è molto clemente con l’età pediatrica e i 2 mesi trascorsi hanno dimostrato che le scuole non causano focolai».
«È assolutamente comprensibile la protesta dei genitori, ho ricevuto diverse mail — dice l’assessore provinciale all’istruzione Mirko Bisesti — fino a tre giorni fa le nostre disposizioni prevedevano l’uso della mascherina negli spazi comuni, non al banco. Ora ho chiesto alla task force che chieda spiegazioni al Comitato tecnico scientifico (Cts) nazionale per capire quali sono le motivazioni e se ci sono margini di differenziazione». Bisesti però è scettico verso la flessibilità di Roma: «I trentini hanno capito i nostri sforzi sulla scuola, gli investimenti, le richieste fatte al ministero — dice — Purtroppo abbiamo ottenuto solo dei no, ma aspettiamo ancora delle risposte sulle mascherine». Intanto ieri il governatore Maurizio Fugatti ha sentito telefonicamente il ministro Roberto Speranza. «Sul tema della didattica in presenza — spiega l’assessora alla sanitò Stefania Segnana — si sono detti che si aggiorneranno fra una settimana in base all’andamento dei contagi». E ci sono anche margini per superare l’obbligo delle mascherine al banco? «Difficile non seguire il Dpcm — premette cautamente Segnana — Ma comprendo benissimo le preoccupazioni dei genitori, noi per primi quest’estate abbiamo deciso di togliere questo obbligo».
Investito del tema mascherine da diverse segnalazioni, Giovanni Ceschi, presidente del Consiglio del sistema educativo, ha convocato una seduta per lunedì. «Mi sono arrivate diverse richieste da famiglie e gruppi spontanei preoccupati per la situazione che si sta delineando», riflette il docente. Amareggiato per le scuole superiori, che da domani torneranno alla didattica a distanza, Ceschi pone l’accento sul tema dei trasporti. «Ed è gravissimo — dice — che per questo problema si sacrifichino le lezioni». Ceschi pensa ai poli opposti che si sono ormai creati: «La polarità è fra una scuola a distanza, a casa, e una scuola in presenza con fortissime limitazioni».
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