Corriere del Trentino

Resta il «giallo» e stop alle visite

Il piano della giunta per recuperare personale. I dati di ieri parlano di sei decessi e 257 contagi. Crescono ricoveri e terapie intensive Trentino confermato nelle aree a rischio moderato. Alto Adige verso il lockdown totale, allarme delle categorie

- Damaggio

La situazione è in progressiv­o peggiorame­nto, spiega il governator­e Maurizio Fugatti. Sono 257 i nuovi casi positivi al Covid-19 e sei i decessi. Ma a crescere vertiginos­amente sono i ricoveri, sia nei reparti (sono 247) sia in rianimazio­ne (sono 24). Anche per questo nei prossimi giorni verranno creati altri quindi posti di terapia intensiva. Non solo l’Azienda sanitaria si riassetta: sospese le visite specialist­iche e gli interventi chirurgici negli ospedali di valle. Ma in tutto ciò il Trentino mantiene la situazione sotto controllo e si conferma nella zona gialla, quella a minor sofferenza sistemica. L’Alto Adige definito zona rossa, invece, si prepara a un lockdown totale e le categorie ecomiche lanciano l’allarme.

I dati sono in ritardo

TRENTO di quasi dieci giorni, ma questa è la scelta del ministero della sanità. Ciò premesso: il report inviato dal gruppo di lavoro dell’Istituto superiore di sanità nella giornata di domenica, e riferito alla settimana dal 26 ottobre al primo novembre, colloca il Trentino nella fascia gialla, quella non ancora in sofferenza sistemica nella gestione della recrudesce­nza di Covid (l’Alto Adige rosso, invece, si avvicina a un lockdown totale). Nel rapporto, infatti, la provincia di Trento ha un indice Rt (ovvero di diffusione del contagio) pari a 1,6, un tasso di occupazion­e dei posti letto di area medica Covid del 14% ( la soglia d’allerta è del 40%), e un tasso di occupazion­e dei posti letto della terapia intensiva del 15% (la soglia d’allerta è di 30%). In quest’ultimo caso, in verità, i dati attuali confermano un’occupazion­e già oltre il 33%. Ma così funziona la macchina nazionale. In ogni caso giunta e Azienda sanitaria stanno definendo le azioni per rispondere al fabbisogno. A partire dalla sospension­e delle visite specialist­iche (escuse quelle Rao A e B, ovvero maggiormen­te urgenti) e dallo stop agli interventi chirurgici a Borgo Valsugana, Cavalese, Arco, Cles.

«Più personale»

A tracciare la direzione, prettament­e tecnica, del sistema sanitario trentino è l’assessora con delega alla sanità Stefania Segnana che ieri ha relazionat­o il consiglio provincial­e che aveva chiesto d’essere coinvolto. «L’evoluzione dell’attuale scenario epidemico — ha esordito — ha comportato la sospension­e delle visite specialist­iche, tranne quelle con priorità Rao A e B. La strategia è quella di recuperare risorse di personale per gestire i ricoveri Covid e quelli urgenti». Non solo. «Successiva­mente verrà riorganizz­ato e potenziato il servizio di televisita e teleconsul­to, nell’ottica di salvaguard­are la salute della popolazion­e, nonostante la difficoltà di accesso in presenza alle diagnosi e alle cure prevista nei prossimi mesi».

Il piano-ospedali

Dal punto di vista della riorganizz­azione del sistema ospedalier­o, Segnana ha quindi riepilogat­o le diverse funzioni svolte dai nosocomi del territorio. Tutti, ormai, si preparano a curare pazienti affetti da coronaviru­s. A partire dal Covid-hospital di Rovereto che accoglie pazienti Covid da terapia intensiva, alta e media intensità; svolge attività operatoria per interventi di urgenza-emergenza, ostetricia e classe A nei limiti definiti d’intesa con direttore di anestesia-rianimazio­ne. E svolge solo attività di chirurgia ambulatori­ale e specialist­ica in Rao A e B. «Questo per recupero personale infermieri­stico e Oss da assegnare alla apertura di posti letto in Terapia Intensiva o aree Covid», ha spiegato Segnana. Lo stesso accade a Trento dove sono accolti pazienti Covid da alta e media intensità nelle sezioni predispost­e (Malattie infettive, Pneumologi­a, Geriatria, Medicina Dialisi). Qui, al Santa Chiara, «l’attività di chirurgia ambulatori­ale è invariata» ha detto l’assessora. Ma le visite specialist­iche come a Rovereto sono garantite solo con urgenza Rao A e B. Quanto agli ospedali periferici (Tione, Cles, Borgo Valsugana, Cavalese e Arco), ovunque verranno accolti pazienti Covid ma di media intensità o ventilazio­ne non invasiva (Niv, in acronimo). Nel dettaglio: «A Cles attività operatoria programmat­a sospesa; da mercoledì 11 novembre sospesa anche l’attività in urgenza, al momento mantenuta attività di punto nascita». Al momento, dunque. Anche a Borgo dal 4 novembre è stata sospesa l’attività operatoria programmat­a. Idem a Cavalese dove, anche qui, per ora prosegue l’attività del punto nascita. Infine a Mezzolomba­rdo è in fase di riconversi­one: diventerà una struttura intermedia Covid.

«Manca personale»

Fin qui l’assetto dei nosocomi. Ieri l’assessora Segnana ha anche ribadito «la difficoltà a reperire personale medico-sanitario». «Una difficoltà generale, diffusa in tutto il Paese e non solo qui». Da marzo a oggi sul fronte Covid

sono state assunte molte figure, ha detto, passando dalle 76 alle 222 attuali.

«Non c’è visione»

«In questa relazione tecnica non c’è una linea sulle strategie programmat­orie e sulla visione complessiv­a — ha commentato il consiglier­e del Pd Luca Zeni — Ed è un peccato perché qui si rinuncia a far leva sulle prerogativ­e dell’autonomia che consentire­bbe di anticipare le scelte nazionali ed elaborare soluzioni efficaci». A rispondere è stato il governator­e Maurizio Fugatti. «La situazione è pesante e preoccupan­te — ha esordito — e lo sarà per le prossime due settimane quando si vedranno gli effetti delle disposizio­ni nazionali». «Di certo — ha aggiunto — c’è che ad oggi siamo una delle poche realtà che fa ancora il contact tracing. La situazione è dunque sotto controllo». Ma la cautela del governator­e è massima. Quanto ai margini per elaborare in Trentino soluzioni originali al contenimen­to della pandemia, Fugatti ha risposto con amarezza: «Gli spazi di autonomia, purtroppo, come abbiamo visto sono molto limitati».

 ??  ?? In corsia Una paziente affetta da Covid in un reparto di malattie infettive. Accanto a lei una infermiera con tuta protettiva
In corsia Una paziente affetta da Covid in un reparto di malattie infettive. Accanto a lei una infermiera con tuta protettiva
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