Corriere del Trentino

La ricerca innovativa del Cibio sulla sindrome Kabuki

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Ritardo nella crescita, anomalie craniofacc­iali, deficit cognitivo e, spesso, sordità e cardiopati­e. Si manifesta così la sindrome Kabuki, una malattia genetica rara, che ha un’incidenza di un caso ogni 30 mila nati. La causa è la mutazione del gene KMT2D, deputato alla codifica di una proteina coinvolta nella regolazion­e della cromatina. Il Dipartimen­to di Biologia cellulare, computazio­nale e integrata Cibio dell’Università di Trento — con altri partner — ha concluso una ricerca i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientific­a Nature Genetics.

Alessio Zippo, alla guida del team che ha concepito lo studio, spiega: «Per la prima volta abbiamo riprodotto l’insorgenza della sindrome Kabuki in laboratori­o. Abbiamo utilizzato cellule staminali umane sane e vi abbiamo introdotto la mutazione genica che ritroviamo nelle cellule dei pazienti. Con tecnologie all’avanguardi­a abbiamo visto che il nucleo della cellula è malformato per un alterato impacchett­amento della cromatina».

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