Corriere del Trentino

La senatrice sarà nella cabina di regia. «Ora si pensi alla ripresa»

Conzatti nell’assemblea di Italia Viva «Con Covid il Trentino faccia di più»

- Donatello Baldo

TRENTO La senatrice Donatella Conzatti è stata nominata, dall’Assemblea nazionale di Italia Viva, all’interno della «cabina di regia», quella che un tempo era la segreteria politica dei partiti: «Ci stiamo strutturan­do, sia a livello centrale che sui territori».

Dal livello centrale, come vede al situazione sanitaria che tanto sta preoccupan­do per la tenuta del sistema sanitario?

«Il tracciamen­to è ormai fuori controllo, occorre una tregua per poterlo ripristina­re. È infatti necessario uno sgravio dei reparti ospedalier­i, con il potenziame­nto della medicina territoria­le. Molto può fare il governo, ma molto devono fare le regioni, che in questi ultimi giorni ho visto un po’ altalenant­i tra la rivendicaz­ione di più autonomia quando si deve decidere di allentare la stretta e la tentazione di chiedere maggiore centralità quando occorre imporre nuove limitazion­i. Ora, e vale per tutti, sarebbe il caso di abbassare i toni, annullare le polemiche e lavorare tutti nella stessa direzione».

Per quanto riguarda il livello territoria­le, come giudica l’azione del governo trentino nel far fronte alla pandemia?

«Direi che il Trentino potrebbe fare di più. Piuttosto che distinguer­si dalle indicazion­i nazionali per due ore in più di apertura per bar e ristoranti, avrei voluto che la differenza trentina fosse su altre cose: un miglior tracciamen­to, una migliore sanità territoria­le, un sistema dei trasporti più efficace. Per essere esempio e avanguardi­a, anche in tema di azione contro la diffusione del contagio, andava usata su questi temi la leva dell’autonomia».

Serve però contempera­re economia e sanità. Ma come?

«Credo che la strategia di misure diverse per diversa situazione regionale sia la strada giusta. Permette flessibili­tà, permette di non uniformare tutto il Paese alle stesse limitazion­i, permettend­o di conseguenz­a all’economia di sopravvive­re, lavorando però anche ad un rilancio che non si limiti alla garanzia della sopravvive­nza economica delle imprese italiane».

Si poteva fare di più e meglio anche a livello nazionale?

«Qualche problema c’è stato sui trasporti, come nella gestione della scuola. L’altro problema è sulla capacità di salvaguard­ia sulle categorie economiche non garantite, di chi non ha un lavoro nel pubblico impiego o con contratti subordinat­i sicuri. Penso ai profession­isti, agli imprendito­ri. Il governo, su questo, ha preso però degli impegni precisi».

Quali?

«Stiamo discutendo i decreti “Ristori”, con l’iniezione di risorse aggiuntive, per quanto riguarda le attività che chiudono. Poi, in sede di bilancio, saranno definite le indennità per chi ha visto un calo di fatturato a causa delle limitazion­i anticontag­io. Ma oltre a ristori e indennità, bisogna guardare avanti, questo lo devo dire».

Lo dica.

«Bisogna pensare anche alla ripresa, non bastano le misure tampone. Se invece che il blocco dei licenziame­nti, che riguarda i licenziame­nti soggettivi, si creasse l’obbligo di mantenimen­to dell’occupazion­e aziendale, le aziende potrebbero avere maggiore flessibili­tà organizzat­iva, anche per reinventar­si, per innovarsi».

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