Vaccino anti-virus Per il Trentino circa 17.000 dosi
L’appello di Benetollo: «I posti letto non sono infiniti chi va a contatto con un positivo stia in isolamento»
Sono circa 17.000 le dosi di vaccino anti Covid che dovrebbero arrivare in Trentino a gennaio. Ma a chi darle? «Lo dirà il ministero» precisa Ferro, mentre Benetollo avverte: «I posti letto non sono infiniti, i trentini cambino».
Gli italiani lo vedono come un miraggio che, per ora, compare e scompare a seconda degli annunci: è il vaccino contro il Covid, quello prodotto dalla Pfizer. A rifar balenare quest’immagine stavolta ci ha pensato il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, che ha ribadito: in gennaio in Italia saranno distribuite le prime dosi, 1,7 milioni. Che trasposte su scala locale per il Trentino sono 17.000. «Esatto — conferma il direttore del dipartimento prevenzione dell’Azienda sanitaria Antonio Ferro, che tuttavia ci va coi piedi di piombo — Vediamo se arrivano proprio a gennaio e comunque i numeri sono esigui, dobbiamo continuare con l’azione di prevenzione e distanziamento». Anche perché gli ospedali sono al limite, lo dice chiaramente il direttore dell’Azienda sanitaria Pierpaolo Benetollo.
Il vaccino contro i Covid, o meglio uno dei vaccini, quello in fase più avanzata di sperimentazione, è atteso per gennaio. Ma le 17.000 dosi stimate (500 meno o 500 in più magari in virtù dell’elevato numero di utenti delle Rsa) sono davvero poche anche solo per coprire le fasce a rischio: gli over 70 in Trentino, dati ufficiali del servizio demografico della Provincia, superano le 80.000 unità. Cui vanno aggiunte le persone affette da patologie gravi, e i sanitari esposti come i medici di base o chi lavora nei reparti Covid e nelle case di riposo. Come decidere dunque? «Penso — ragiona Ferro — che dovrà essere fatto un piano come quello impostato per l’antinfluenzale e avremo delle linee guida ministeriali, mi sembrerebbe inopportuno che ogni regione si muovesse da sola. Serviranno poi anche delle indicazioni chiare sulla gestione a meno 80 gradi di questo vaccino». Ma il sistema sanitario trentino è dotato delle necessarie strumentazioni? «È opportuno provvedere a istituire da subito una rete per la distribuzione. Intanto però vediamo se arriva». Dubbi? «No, però i tempi per implementare una campagna con dosi per tutti sono lunghi, magari riuscissimo a sfangarla entro il 2021. Per questo è importantissimo che ci abituiamo a convivere con questo virus, e mettiamo in atto le misure di distanziamento e prevenzione».
Regole cruciali anche per Benetollo,
che deve far fronte a una situazione «molto pesante» con 20-30 ricoveri per malati al giorno con corrispondenti chiusure di reparti ospedalieri. Benetollo, che proprio in virtù di questa priorità dettata dalla pandemia preferisce non entrare nel merito della riorganizzazione del sistema sanitario annunciata dalla giunta Fugatti, spiega: «Finora ci siamo riusciti a trovare posti letto, faremo tutto ciò che serve, sospenderemo altre attività». Benetollo ammette di non credere molto negli ospedali da campo: «Vanno bene per i terremoti, le calamità, quando mancano le strutture ma c’è il personale. Qui che medici e infermieri mettiamo in un eventuale ospedale da campo? Ma non è questo il punto: è necessario che le persone cambino subito i propri comportamenti. Chi entra in contatto con una persona che magari cinque giorni dopo risulta positiva non deve fare un tampone, che potrebbe risultare negativo e avere il sapore di un via libera per il soggetto. Deve mettersi in isolamento, subito. Perché quel tampone, fatto magari 2 giorni dopo sarebbe risultato positivo. Troppi non lo fanno e questa è la via attraverso cui rischiamo di finire i posti in ospedale in Trentino». Per ora sono sospese le visite specialistiche, tranne quelle urgenti connesse alla chirurgia d’urgenza e a quella oncologica. Quando ripartiranno? «Non diciamo che dipende dai numeri, dipende dai comportamenti dei trentini» insiste Benetollo. Che sul fronte del dibattito apertosi per i test molecolari e antigenici e per cui sono stati inviati i primi dati a Roma ci tiene a precisare: «È vero che da tempo non è obbligatoria la conferma ma sapete quanti positivi al test antigenico fanno in ottava o decima giornata un molecolare che risulta positivo? Molti. Quindi prima di comunicare questi dati dobbiamo avere certezze su conteggiarli». Quanto alle vaccinazioni antinfluenzali che mancano Benetollo legge una situazione a luci e ombre: «Abbiamo già fatto 140.000 vaccinazioni, più di una volta e mezzo dello scorso anno ed è un bene. Abbiamo contratti per un totale di 220.000, aspettiamo che le aziende farmaceutiche le forniscano». La data in cui arriveranno, però, ancora non c’è.