Mart, la rabbia di Sgarbi «Ricorso al Tar, va riaperto»
Sgarbi annuncia ricorso al Tar: «La chiusura è un abuso. I musei sono i luoghi più sicuri»
L’incontro in streaming con Vittorio Sgarbi sul futuro del Mart, è diventato ieri il consueto show. Iniziato con venti minuti di ritardo e Sgarbi a piedi scalzi in collegamento da casa e impegnato per i primi dieci minuti di diretta al telefono, a gestire altre sue questioni professionali. Tra «siparietti» con la sua assistente e dissertazioni varie, alla fine l’incontro è partito, tema portante, oltre al futuro del Mart di Trento e Rovereto, di cui è presidente, l’analisi su cosa succede quando un museo è chiuso. E come si mantiene la relazione con i visitatori.
Vittorio Sgarbi ha un obiettivo preciso: riaprire al più presto il Mart. E riportare i visitatori dentro il museo, anche se con accessi contingentati.
Primo bersaglio dell’attacco frontale del presidente del Mart è stato l’ultimo Dpcm, quel decreto Conte che, ordinando la chiusura dei musei, secondo Sgarbi «contraddice la legge votata da entrambe le Camere il 12 novembre 2015 e che indica i musei come servizi essenziali». E ha affermato: «Il decreto ovviamente sospende molte libertà costituzionali e diritti, ma non può essere più forte di una legge sulla sicurezza, sugli ospedali, sulla sanità. In Italia tra i servizi essenziali c’è anche quello che garantisce la salute mentale e un museo è un luogo di sanità mentale».
Per questo, annuncia Sgarbi infervorandosi, «ho fatto ricorso al Tar che si pronuncerà il 2 dicembre: data propizia, perché il 3 scade il Dpcm. Ma parto dal principio che la chiusura è un abuso e confido che se il 3 dicembre non sarà sospeso l’effetto chiusura per decreto con la scadenza, sarà il tar a sospenderlo».
L’ottimismo di Sgarbi affonda le radici in un precedente: quello dello sciopero promosso al Colosseo. «Lì fu stabilito che nemmeno il diritto di sciopero può prevalere su un servizio essenziale».
Ma il presidente del Mart avanza anche altre ipotesi.
«I musei sono più sicuri di qualunque altro luogo perchè non c’è contato fisico, né tra i visitatori né tra il visitatore e le opere perché non le puoi toccare - spiega -. Non ci sono assembramenti e non c’è alibi per considerare i luoghi di cultura come luoghi di possibile contagio. Le restrizioni di zone rosse e gialle, poi, fanno sì che non si può avere pubblico da province confinanti ma solo dal Trentino-Alto Adige o, eventualmente, dal Veneto. Avremmo un museo con il contingentamento previsto, contatti inesistenti e un afflusso ristretto e circoscritto alle presenze regionali. Sarebbe un’apertura simbolica ma un segnale importante, come una fiammella accesa per il mondo della cultura».
Sgarbi insiste: «Credo che sia difficile per il Tar dare ragione al governo. Ma in una visione ottimistica, oltre ad attendere la sentenza del tribunale amministrativo regionale, ho ritenuto di dover rimandare l’apertura della grande e straordinaria mostra dedicata a Giovanni Boldini e già tutta allestita, che potremo fare vedere ai visitatori virtuali, ma reali, in streaming».
Ancora in fase di valutazione l’ipotesi di un accesso digitale libero o a pagamento.
«Il percorso virtuale al Mart potrebbe essere soggetto al pagamento di un biglietto, sia pure convenzionale anticipa Sgarbi -. È una valutazione quasi politica. Cosa si può fare o non si può fare lo si deciderà in consiglio di amministrazione, tra due giorni».
E precisa: «Occorre stabilire se sia giusto e opportuno che in tempi di crisi si spendano tre o quattro euro, che sia un’azione volontaria o prescritta, e non lo escluderei a priori. La cultura deve diffondersi e la gratuità è un modo democratico perché chiunque possa avervi accesso. Sarebbe una contraddizione fare pagare una visita virtuale. Non può vedere le opere di persona, quindi il visitatore pagherebbe l’idea. In compenso il vantaggio è che, dal vivo, io non sarei a disposizione del visitatore mentre nel virtuale il pubblico avrebbe la posizione privilegiata di vedere una mostra accompagnato da me, con un percorso di una ventina di minuti mentre racconto di quadro in quadro Caravaggio e Boldini».
Il nodo si scioglierà a breve, conclude Sgarbi, «appena sapremo se le porte del Mart riapriranno o meno il 2 dicembre».