Corriere del Trentino

Sinner, un nomade con radici pusteresi

Nel fantastico mondo di Jannik. Gli sponsor lo cercano: vale già due milioni di euro

- Barana

In Liguria, accanto al mare, si è svezzato, e ha iniziato a studiare da campione. Ma l’anima di Jannik Sinner è rimasta tra le montagne, in Val Fiscalina, dove è cresciuto e dove papà Hanspeter e mamma Siglinde gestiscono un rifugio. Proprio qui, il tennista ha preso in mano la sua prima racchetta. La stessa che l’ha portato a conquistar­e il primo Atp a 19 anni. Un trionfo, quello di Sofia, dietro cui si nasconde la storia di un talento vocato allo sport fin da bambino

Il racconto Vincitore di un torneo Atp a 19 anni, Sinner è il fenomeno emerso in una comunità isolata dove ha forgiato il suo carattere

C’è del nomadismo nella vita di Jannik Sinner. Oggi è uomo di mondo: tra Bordighera — comune ligure a due passi dalla Costa Azzurra — dove si allena, Montecarlo, dove vive, e i cinque continenti dove il tour Atp fa capolino ogni anno. Ma il Rosso, partendo dalla minuscola Sesto, si è abituato a girovagare fin da piccolo. Anche fossero i Comuni della Val Pusteria: «Non aveva un circolo del tennis fisso, con Heribert Mayr (il suo primo coach, ndr) si decideva di volta in volta dove allenarsi, che fosse Brunico, Villabassa, o la Halle di Sesto. E così Jannik dopo scuola prendeva il borsone e il papà o la mamma lo accompagna­vano» ricorda Christian Ghiani, che con Mayr e Andrea Spizzica ha allevato il talento di Jannik.

Ma è un nomade con radici, Sinner, che persino per nascere — il 16 agosto del 2001 dall’unione tra Hanspeter e Siglinde — ha dovuto «giocare» in trasferta nella vicina San Candido, perché lì c’era l’ospedale. Però l’identità, quella, mica la disperdi, anzi: «Se sei di Sesto, dove in bassa stagione passa un’automobile ogni ora, il senso di appartenen­za è totale e totalizzan­te. Lo senti persino nei confronti del paesino accanto. Jannik quando ritrova i suoi amici parla il dialetto di Sesto, altroché» racconta Ghiani.

Non arriva a duemila anime, Sesto. È Alta Pusteria, a due passi dall’Austria e confinante con il Veneto. Terra di frontiera, nel cuore delle Dolomiti, a fondovalle della Val Fiscalina. Sinner ci ha vissuto fino ai 14 anni prima di partire per l’accademia di Riccardo Piatti a Bordighera. In Liguria, accanto al mare, si è svezzato, ha imparato a parlare fluentemen­te italiano, è diventato svogliatam­ente milanista (per induzione altrui più che convinzion­e) e soprattutt­o ha iniziato a studiare da campione. Ma l’anima di Sinner è rimasta in Val Fiscalina, dove papà Hanspeter e mamma Siglinde lì vivono (con Mark, il fratello di Jannik) e lì gestiscono un rifugio. Distaccati dal tennis, anche se è proprio Hanspeter, buon giocatore dilettante, che ha messo in mano la racchetta al figlio. La famiglia quando può lo segue, ma senza pressioni. Un esempio? Settembre scorso, torneo di Kitzbuhel, i genitori raggiungon­o il figlio nella cittadina dell’alto Tirolo: «Dopo la vittoria con Kohlscheri­ber li trovo sorridenti a bersi una birra con gli amici con cui erano saliti, parlavano di tutto tranne che della partita» racconta Ghiani.

Dicevamo di Sesto. Non che ci fosse molto da fare per il piccolo Sinner, fuori dallo sport. È campione italiano di sci a 7 anni, nel 2008, smette a 12: «Perché non vinceva più, era troppo magro e iniziava ad accusare il colpo fisicament­e e Jannik non ha mai voluto perdere, nemmeno contro di me che ero il suo maestro» ricorda proprio Mayr. Da quel momento le sue giornate trascorron­o tra la scuola alla mattina e il tennis il pomeriggio: «Sesto è isolata un po’ da tutto e a quell’età non hai mezzi tuoi — riprende Ghiani —. Così Jannik, finita scuola, preparava il borsone da tennis e veniva ad allenarsi, ma doveva farsi accompagna­re dalla mamma o il papà per qualsiasi trasferime­nto limitrofo».

Senza circolo fisso, dicevamo. Un po’ randagio, Sinner. Attenzione, questo non è un particolar­e da poco nella sua formazione: «Jannik — sottolinea Ghiani — ha presto imparato ad arrangiars­i, a essere pratico. Molti tennisti, anche di gran talento, fin da ragazzini soffrono la parte logistica di questo sport, che ti costringe prestissim­o a girare il mondo per un torneo, a dormire in stanze d’albergo non certo lussuose e a dover rimediare un campo last minute per provare la superficie dove giocherai il giorno dopo. Lui questo stress non lo ha mai sofferto, anzi si è sempre arrangiato».

Perfino, fatto insolito, nell’accordarsi le racchette, racconta Ghiani: «Quando si è accorto che spendeva troppo per la manodopera, con i suoi risparmi si è comprato una macchina manuale senza dire una parola ai genitori. Il fatto è che era pesantissi­ma e se la caricava in borsa. I suoi lo hanno scoperto una sera vedendosel­o tornare a casa con questo “mattone” dietro le spalle». Ma è già da molto tempo che non gli serve più.

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Dopo la vittoria di sabato a Sofia, Sinner è salito al 37esimo posto del ranking Atp

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Qui sopra il piccolo Jannik Sinner in campo (foto Ansa). A destra, invece, la celebrazio­ne della prima vittoria nel circuito Atp, a Sofia (foto
Tennisworl­ditalia.com). Nell’altra pagina, la foto sopra ritrae Sinner con il’attuale coach, Riccardo Piatti, e l’altro pro del tennis, Andreas Seppi (foto Supertenni­s.tv). Sotto, infine, un Jannik comunque bambino con Christian Ghiani, primo allenatore
Un racconto per immagini Qui sopra il piccolo Jannik Sinner in campo (foto Ansa). A destra, invece, la celebrazio­ne della prima vittoria nel circuito Atp, a Sofia (foto Tennisworl­ditalia.com). Nell’altra pagina, la foto sopra ritrae Sinner con il’attuale coach, Riccardo Piatti, e l’altro pro del tennis, Andreas Seppi (foto Supertenni­s.tv). Sotto, infine, un Jannik comunque bambino con Christian Ghiani, primo allenatore
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