Identità, radici, stranieri e «fuoriposto»
Sin dall’antichità, temi quali la cittadinanza, il rapporto tra noi e gli stranieri, tra i residenti e gli immigrati, erano di cruciale importanza. «A inventare il concetto di “barbaro” sono i greci, sono loro a chiamare gli stranieri barbari. Una definizione di carattere offensivo sin dall’origine, perché barbaro significa “colui che balbetta”», spiega Maurizio Bettini, classicista e scrittore, professore di filologia classica all’Università di Siena. Prendendo spunto dal suo nuovo libro Hai sbagliato foresta. Il furore dell’identità (Il Mulino), Bettini interverrà su «Stranieri o barbari? Greci e Romani a confronto» nell’incontro online in programma oggi alle 16. (link: https:// www.youtube.com/watch?v=hH-ubnK0RJs&feature=youtu.be)
Si tratta del seminario che conclude il ciclo «Gli Antichi e noi», organizzato dal Centro di alti studi umanistici dell’Università di Trento (Laboratorio di scienze dell’antichità, Laboratorio di ricerche sul teatro antico Dionysos), responsabile scientifico Giorgio Ieranò. «Il termine barbaro si è dunque caricato sin dall’inizio di una connotazione di carattere offensivo con sui definire lo straniero, prenderlo in giro, escluderlo come colui “che non conosce la mia lingua”», rimarca Bettini.
Interessante è però notare come questa accezione negativa non esista nell’apertura che costituisce invece la cifra distintiva della civiltà romana, «perché Roma nasce come un’accozzaglia di persone provenienti da diversi luoghi e continuerà in questa sua tradizione di accoglienza».
Nonostante ciò, i pregiudizi nei confronti di coloro che consideriamo «altri» continuano ad agire, e caratterizzano anche il periodo di pandemia che stiamo attraversando. «Oggi siamo immersi in un processo di identità inesauribile. Da molti anni a questa parte non si parla d’altro, soprattutto nel discorso politico e in quello dei media – osserva il docente -. Le culture si oppongono, in Italia si sono riacutizzate le differenze tra Nord e Sud e anche quelle con gli altri paesi europei. E l’esclusione identitaria nei confronti di migranti, rom e di altre categorie che nel libro definisco “i fuoriposto”, perché non rientrano tra i quadri condivisibili». Il riferimento di Bettini va anche agli omosessuali, ai disabili e agli ebrei. Sono «i fuoriposto» a suscitare una reazione identitaria negativa, perche l’identità presuppone un fortissimo «noi» che si oppone a un «loro». Identità è un concetto esclusivo, «perché fa appello al principio di identità e non contraddizione», conclude.