Corriere del Trentino

«Anziani infetti? Fuori dalle Rsa»

Ruscitti: «Le strutture reggono». Parolari: «Operatori infetti? Almeno 4 per casa di riposo»

- Di Margherita Montanari

Rispetto alla prima ondata ci sono meno positivi nelle Rsa. «I contagi degli over 70 avvengono fuori dalle strutture», spiega il dirigente Ruscitti.

Lo scenario, rispetto alla prima ondata, è capovolto. Le Rsa non sono più – o almeno non ancora – il nervo scoperto de sistema sanitario trentino. L’attenzione si sposta all’interno dei nuclei familiari, dove avviene la maggior parte dei contagi di anziani. Il rapporto è di 9 a 1: la maggior parte degli over 70 positivi al Covid hanno contratto il virus in famiglia, mentre sono pochissimi gli ospiti di Rsa toccati dalla pandemia. Una proporzion­e che mette in luce la resistenza delle case di riposo alla seconda ondata pandemica, pur non indenni da situazioni di criticità. Il numero degli operatori attualment­e positivi, infatti, è pari a 157. Profession­isti che al momento si trovano a casa e che quindi lasciano un vuoto all’interno delle 55 strutture gestite da Upipa in Trentino.

C’è stata una svolta nella gestione della pandemia. Gestione che ora rende molto meno vulnerabil­e il ventaglio di strutture in cui si concentran­o le fragilità. Lo dice il bilancio dei contagi: negli ultimi mesi la curva dei positivi al Covid-19 domiciliat­i nelle Rsa ha preso un andamento discendent­e.

Dal primo settembre, infatti, gli ospiti contagiati sono stati 509. Quelli che risultavan­o positivi ieri erano 258. Consideran­do che i posti letto disponibil­i nelle strutture per anziani in Trentino sono circa 4.600, significa che ad oggi solo il 5,6% dei pazienti risulta positivo al Covid e che dal primo settembre ha contratto il virus l’11% degli anziani che risiedono in strutture socio-sanitarie. «Ora il rapporto tra contagiati a casa e contagiati in Rsa è 9 a 1. Esattament­e il contrario di quanto attendeva a marzo e aprile. Per questo ripetiamo alle famiglie di tenere lontani i genitori dai figli», spiega

Giancarlo Ruscitti, direttore generale del dipartimen­to salute e politiche sociali della Provincia.

La macchina delle residenze socio-sanitarie per anziane, che da punto di forza del modello trentino nell’inedito scenario tracciato della prima ondata pandemica si era trasformat­o in vulnus, torna ad essere una funzionant­e. «In primavera il virus si manifestav­a all’interno delle grandi collettivi­tà e circa il 40% delle case di riposo aveva affrontato una situazione dura, se non drammatica. Con l’autunno i contagi sono tornati a interessar­e classi di cittadini più anziani,

ma perlopiù a livello familiare», continua Ruscitti.

Un netto migliorame­nto rispetto alla situazione primaveril­e. Diverso però da dire che i problemi all’interno delle case sono definitiva­mente risolti. «Ad oggi i contagiati all’interno delle Rsa sono soprattutt­o gli operatori – puntualizz­a il dirigente – Ciononosta­nte, i dati ci dicono che non è frequente la trasmissio­ne del virus da profession­ista a anziano fragile. Questo significa anche che il personale si stanno comportand­o nel rispetto dei dpi e che i protocolli funzionano». Dal primo settembre ad oggi sono risultati positivi 398 operatori. A ieri i dipendenti di Rsa ancora positivi erano 157 su una squadra di circa 6.000 profession­isti. Chi segue da vicino il funzioname­nto delle case di riposo, come Francesca Parolari (Upipa), guarda con preoccupaz­ione a questi numeri. «Se consideria­mo le 55 Rsa gestite da Upipa, al momento la media della contaminaz­ione è di 4 figure profession­ali per ogni struttura. Queste persone si trovano a casa e quindi risultano assenti dal posto di lavoro. In particolar­e sono state colpite le case di riposo di Mori e di Taio».

I focolai nelle Rsa registrati all’inizio dell’autunno, Malé e Baselga di Pinè in primis, non si sono più replicati in Trentino. «Il sistema sta reggendo — chiosa Parolari — Ma in inverno ci aspettiamo un progressiv­o allargamen­to dei contagi». Al timore per le evoluzioni della pandemia si aggiunge la preoccupaz­ione legata alla carenza di infermieri («Nella struttura di Povo ne mancano 7») e all’impossibil­ità di poter accogliere nuovi anziani. «Dobbiamo tenere liberi posti letto per gestire l’isolamento di casi Covid nelle singole case di riposo, come nel caso di Rovereto, di alcune strutture in Valsugana, di Povo e della civica di Trento e mantenere certe Rsa Covid: gli 80 posti nella struttura di Volano (già pieni), i 22 di Dro , e altri 11 posti ad Ala».

L’appello di Upipa «Mancano molti infermieri. A Povo c’è un buco di 7 profession­isti»

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