I VACCINI E LA CRISI DI FIDUCIA
Oltre un quinto degli italiani non ha intenzione di farsi vaccinare nel momento in cui il vaccino sarà effettivamente disponibile. Più di un terzo (38%) pensa di vaccinarsi, ma non subito. Una quota quasi identica (36%) è orientata a farsi vaccinare prima possibile.
È uno dei dati più significativi e più preoccupanti registrato dalla recente rilevazione dell’Osservatorio Scienza Tecnologia e Società.
L’Osservatorio aveva già analizzato gli orientamenti della società nel corso della prima ondata della pandemia, tra marzo e aprile. In quell’occasione, in Italia come in altri Paesi, i dati avevano messo in luce, a dispetto di diffusi luoghi comuni, la tendenza dei cittadini a privilegiare perlopiù fonti di informazione istituzionali e ad attribuire un ruolo minoritario alle informazioni provenienti dai social media o dai propri conoscenti. Anche i giudizi sull’operato delle istituzioni locali e nazionali nella prima fase della pandemia erano largamente positivi, con punte di apprezzamento che superavano l’85% per la Protezione Civile e il 65% per il Governo (dati analoghi si registravano a livello internazionale).
Oggi, nel pieno della cosiddetta «seconda ondata», il quadro è profondamente cambiato. Il giudizio dei cittadini è diventato più negativo su quasi tutti i soggetti coinvolti nella gestione della crisi. La valutazione della Protezione Civile, ad esempio, è peggiorata di 18 punti percentuali rispetto ad aprile; quella del Governo di 16 punti; quella delle regioni di 21 punti. Quasi il 30% degli italiani oggi giudica negativamente le decisioni e le misure messe in campo dalla propria regione (il dato del Nordest è decisamente più positivo rispetto alla media, con l’80% di giudizi positivi). Perde significativamente consensi anche l’operato dell’OMS, ed è più negativo anche il giudizio sui mezzi di informazione. Il dato più sfavorevole riguarda però il giudizio sul ruolo degli esperti scientifici, crollato di 23 punti percentuali e oggi negativo per un italiano su quattro. Sempre più diffusa anche la percezione, già emersa ad aprile, che i molteplici interventi degli esperti abbiano creato confusione (62%; nel Nordest si arriva addirittura al 69%). È in questo contesto che va interpretato l’atteggiamento scettico verso i tanto attesi vaccini. Un dato che oltretutto è ancora più elevato nel Nordest rispetto alla media nazionale: qui infatti la percentuale di chi non è affatto orientato a farsi vaccinare sale addirittura fino al 25%. Va però notato che questi atteggiamenti non sono espressione di un generico scetticismo nei confronti della scienza, né dei vaccini in generale (in Italia li rifiuta solo il 4%) e neppure di un orientamento «negazionista» rispetto alla gravità della minaccia pandemica (che caratterizza il 6,5% dell’opinione pubblica). Il nodo centrale è, piuttosto, quello della fiducia nelle istituzioni e nella loro capacità operativa. Lo si è visto anche nelle difficoltà legate all’adozione dell’App «Immuni»: non si può trattare il giorno prima il cittadino da irresponsabile e il giorno dopo pretendere fiduciosa collaborazione in un contesto in cui magari poi si devono attendere giorni per un tampone. Nella percezione dei cittadini, in sostanza, istituzioni ed esperti hanno dilapidato il patrimonio di fiducia accumulato in primavera. Per rendere efficaci le strategie dei prossimi mesi nel contrasto e nell’auspicabile uscita dalla crisi pandemica sarà fondamentale rinsaldare questo rapporto di fiducia con scelte chiare e condivise, sia sul piano operativo che su quello comunicativo. (Analisi dati di Barbara Saracino,
grafiche di Eliana Fattorini)