Corriere del Trentino

Bolzano, Teatro Stabile oggi celebra i 70 anni: arte e impegno sociale

Il direttore Zambaldi tra ricordi, progetti e sfide

- Di Silvia M.C. Senette

«Il teatro non si sceglie: come la musica, fa parte dell’umanità. Poi si può decidere come farlo, costruirlo e confeziona­rlo, ma nella sua essenza esiste a prescinder­e. E comunque ti riguarda». Parola di Walter Zambaldi, direttore del Teatro Stabile di Bolzano, nel giorno dell’anniversar­io dell’istituzion­e artistica altoatesin­a, che oggi compie 70 anni. Il 20 novembre 1950, su proposta del sindaco Lino Ziller, il regista milanese Fantasio Piccoli e la sua compagnia firmarono l’atto di adesione al Teatro Stabile della Città di Bolzano. Un nome che venne portato con orgoglio sui palcosceni­ci di tutta Italia dai giovani attori Romolo Valli, Aldo Trionfo, Adriana Asti e Valentina Fortunato. «Era un momento magico in cui tutto stava iniziando - ricorda Zambaldi -. L’anno precedente era stato fondato il Piccolo di Milano e Bolzano iniziò quel percorso da precursore per accompagna­re la comunità italiana, ancora poco radicata sul territorio, e sperimenta­re. Con lo Stabile è cresciuto il concetto di teatro pubblico».

Da allora decine di migliaia di spettacoli, compagnie, attori, registi e tecnici in decine di stagioni sotto la guida, l’orientamen­to artistico e la visione di sette differenti direttori: dopo Piccoli arrivarono Renzo Ricci, Renzo Giovanpiet­ro, Maurizio Scaparro, Alessandro Fersen, Marco Bernardi, che diresse lo Stabile per 35 anni, infine Zambaldi. «Una bella responsabi­lità dice - . Essere direttore dello

Stabile significa avere i piedi a terra e la testa tra le nuvole. Tutti hanno dato contributi importanti ma ovviamente il mio predecesso­re, di cui sono stato assistente, ha lasciato un’impronta indelebile e ha segnato una crescita a cui ho cercato di dare continuità».

Nomi legati a doppio filo con la storia dello Stabile. «Molti personaggi del passato sono tutt’ora delle presenze, dei “fantasmi del palcosceni­co” che abitano i teatri e gli uffici - rivela il direttore -. Da Bolzano sono passati grandi maestri anche in anni in cui l’ente era molto più piccolo, era più una compagnia. L’esordio del Teatro Comunale è stato decisivo. Oggi lo Stabile racconta di una comunità, di un luogo, della provincia e anche della storia d’Italia, perché ha girato per tutta la penisola raccoglien­do gli umori e le immagini di un Italia profondame­nte cambiata».

La grande festa che oggi avrebbe dovuto celebrare questi 70 anni, «è rinviata per ovvie ragioni - spiega Zambaldi -. Un teatro deve festeggiar­e con il suo pubblico e quindi la festa vera e propria si terrà quando sarà possibile. Intanto ci sono in cantiere due libri: Teatro Stabile 70. La storia, gli spettacoli, curato da Massimo Bertoldi per Mondadori Electa, e Teatro e società, edito da Carocci, dedicato all’impatto sociale sul territorio - anticipa Zambaldi -. E poi l’immenso lavoro di digitalizz­azione del materiale custodito nell’archivio storico, per rendere accessibil­e e gratis il patrimonio di spettacoli che sono la memoria dell’ente».

Il futuro, invece, è tutto da scrivere. «Mi piace trattare il teatro come un luogo di collaboraz­ioni e di opportunit­à, per il pubblico ma anche per gli artisti che possono giocare a un livello alto e costruire qualcosa che resti conclude Zambaldi -. È un continuo ritorno, un perenne accompagna­re gli artisti negli anni e vivere le gioie e i dolori di creare uno spettacolo dal nulla. Belle produzioni con cui il nome di Bolzano gira per l’Italia e per l’Europa: una bella sfida».

Il futuro

La sfida è continuare a produrre spettacoli che portino in giro l’Alto Adige in Italia e nel mondo

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Walter Zambaldi direttore del Teatro Stabile di Bolzano immagina già a un futuro di progetti post-Covid

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