A22, Tonini sulla gestione di Fugatti «Non sembra in grado di scegliere»
No della Commissione bilancio alla liquidazione dei soci privai. Scalzotto: siamo fiduciosi
TRENTO Il parere negativo della commissione Bilancio della Camera alla norma sulla liquidazione dei soci privati di A22 dalla legge di bilancio continua a fare discutere. Un incidente definito come «tecnico» da quasi tutte le parti in causa che si dovrà risolvere e che alle spalle potrebbe nascondere un problema politico interno del Governo e del Partito democratico.
La soluzione scelta infatti — il riscatto forzoso del 14% delle quote in mano ai privati senza considerare il Fondo ferrovia di 800 milioni e lo scontato lungo contenzioso che nascerà con gli “espropriati” — sembra alimentare ancora dialettica in seno alla maggioranza. Il dubbio è che una scelta del genere possa creare un precedente, con lo stesso modello di riscatto forzoso che potrebbe essere applicato a situazioni dal contesto differente.
«Non so se qualcuno sia davvero preoccupato di questo — spiega Giorgio Tonini, consigliere provinciale trenTonini tino del Pd, ma anche ex senatore e presidente della Commissione bilancio del Senato — perché la soluzione pensata è su misura della situazione particolare di Autobrennero. Parliamo di un unicum: un’arteria autostradale il cui obiettivo principale è lavorare per la concorrenza, ovvero la ferrovia. La logica con cui si vuole far nascere la società in house interamente pubblica — continua Tonini — è questa: gestire l’asse autostradale collegandolo a quello ferroviario e dando vita a un vero corridoio europeo. È un orientamento che c’è da tanto tempo in Autobrennero ed è lo stesso motivo per cui non sarebbe giusto restituire una parte del Fondo ferrovia ai privati: quei soldi sono stati accantonati con l’obiettivo di finanziare un’opera, appartengono allo Stato».
muove anche una duplice critica alla gestione della questione fatta dal presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti. «Sembra — osserva il consigliere — che a Trento vadano bene entrambe le soluzioni, non è in grado di scegliere. Un’ambiguità che non è fruttuosa per due motivi. In primis perché la proroga allontanerebbe quel progetto di corridoio europeo necessario anche al Trentino. E poi perché ci separa da Bolzano, rendendoci più deboli in un periodo storico delicato».
Quel che è certo è che lo stralcio della norma mette in dubbio la buona riuscita dell’operazione entro il termine prefissato per non andare a gara (29 dicembre, salvo proroghe). «Siamo fiduciosi — commenta Manuel Scalzotto, vicepresidente di A22 e presidente della provincia di Verona — che ci sia da parte del Parlamento la capacità di dare ad Autobrennero di lavorare in proroga per il tempo necessario a risolvere la questione in modo definitivo e a dare alla società la possibilità di realizzare investimenti importanti nei territori».
Il rischio di arrivare a una gara pubblica, per Scalzotto, è perdere un modello di gestione che negli anni si è dimostrato funzionale: «A22 è bell’esempio perché ha coniugato il metodo privatistico basato sull’efficienza con la finalità pubblica. Un modello che rischieremmo di perdere se subentrasse un player qualsiasi vincendo la gara».