Raddoppiati i decessi: quattordici
Natale senza settimana bianca: impiantisti e albergatori allarmati Maestri di sci, 2.500 a rischio e attività delle scuole dimezzata
TRENTO L’immagine delle folle in fila agli impianti da sci lungo l’arco alpino, il primo weekend di marzo scorso quando la diffusione del Coronavirus proseguiva inesorabile, rimangono un ricordo nitido. E il governo è intenzionato a non ripetere l’errore che costò all’Italia una catena di contagi all’inizio della pandemia. Sulle piste da sci, quindi, allerta massima. Per eliminare ogni rischio, l’esecutivo parla già di chiusura degli impianti di risalita fino al termine delle vacanze natalizie. Un danno enorme per i lavoratori del turismo invernale — dai maestri di sci agli impiantisti, fino agli albergatori. Ma Roma non arretra di un millimetro. Anche all’indomani dell’appello rilanciato dalle Regioni, il ministro per gli affari regionali Francesco Boccia ribadisce quanto detto lunedì. «Ci confronteremo con i territori quando ci saranno le condizioni per riaprire, che al momento non ci sono. Valuteremo nel prossimo Dpcm».Un giudizio tranchant, su cui il presidente trentino Maurizio Fugatti non molla la presa. «Se non sarà possibile aprire gli impianti, il governo dovrà pensare di estendere i ristori alle categorie affrante dallo stop al turismo invernale».
La linea «rigorista»
Insomma, niente vacanze sulla neve almeno fino al 2021. Punto su cui Roma cerca un allineamento con gli altri paesi dell’Unione Europea.Una notizia che gela in primis gli impiantisti. «Siamo fortemente preoccupati per la linea rigorista adottata in queste ore dal governo — scrive l’Associazione nazionale di impianti a fune in una nota congiunta con Federturismo Confindustria — alla vigilia dell’inaugurazione della stagione invernale e nonostante i rigidi protocolli di sicurezza adottati da tutti, gli operatori vedono imposta la chiusura degli impianti sciistici». «Lo sci è uno sport sicuro», continuano a ribadire all’unisono le categorie, precisando che con le nuove linee guida «le condizioni per tenere aperti gli impianti in sicurezza ci sono». Il riferimento è alle linee guida su cui i territori si sono accordati lunedì in Stato-Regioni. «Abbiamo pronte tutte le procedure per evitare le code alle casse per l’acquisto degli skipass, agevoleremo il più possibile l’acquisto dei biglietti e degli abbonamenti online. Faremo poi girare gli impianti alla massima velocità prevista per far salire le persone più rapidamente e limitare ancora di più le code all’ingresso», ribadisce Valeria Ghezzi (Anef).
I maestri di sci
«Come categoria abbiamo fatto protocolli che ci permetteranno di svolgere la nostra attività nel migliore dei modi, senza provocare un aggravamento della pandemia. Con corsi a capienza ridotta, utilizzo di mascherine, oltre che la protezione ordinaria, garantita dall’attrezzatura sciistica e dal fatto che l’attività si svolge all’aperto», interviene Mario Panizza, presidente del collegio dei maestri di sci del Trentino, che conta 3.000 iscritti, «di cui 2.500 vivono esclusivamente di questo mestiere». «L’impatto di una chiusura fino a gennaio sarebbe importante e vorremmo perciò scongiurarlo», continua l’istruttore. Se in media durante una stagione le iscrizioni raggiungono il mezzo milione, con la chiusura a Natale si perderebbero circa 170.000 iscritti. «Un numero che si va aggiungere alla perdita secca già messa in conto dalle scuole, visti i tagli alla capienza degli impianti e dei corsi stabilite nei protocolli. Partiamo con una media di 150.000 iscrizioni in meno di default», conclude. Le ore di insegnamento, quindi, finirebbero per essere dimezzate.
Gli albergatori
In un territorio la cui economia è fortemente improntata sul turismo invernale, il ragionamento si estende anche al comparto ricettivo. «Perdere due mesi nell’arco della stagione, e per di più nel periodo in cui gli alberghi fanno un terzo del fatturato della stagione invernale, porterà a una situazione gravissima per tutta la montagna — spiega Gianni Battaiola, presidente di Asat, l’associazione degli albergatori — È impossibile pensare di recuperare le perdite di Natale e capodanno aprendo solo per carnevale e Pasqua». Nessuna alternativa, quindi, potrà compensare allo svuotamento delle strutture alberghiere durante le ferie natalizie. «Qualche hotel Covid o spazi prestati allo smart working non saranno sufficienti». Battaiola è convinto però che Conte possa ancora calibrare la decisione. I primi a risentirne, altrimenti, sarebbero i lavoratori stagionali. «A tutti i dipendenti cui abbiamo promesso il lavoro durante la stagione invernale, ora dobbiamo dire no. Peraltro, il periodo che va dal 20 dicembre al 9 gennaio è anche quello in cui le assunzioni di norma crescono». Circa mille aggiuntive, stima Battaiola.
Ristori «neve»
E se il governo dirà stop alle vacanze sulla neve, insieme al carosello sciistico si fermeranno i tanti lavoratori stagionali Duemilacinquecento maestri di sci, diecimila collaboratori delle strutture alberghiere. Senza contare
L’invito La Provincia non ha risorse sufficienti per tamponare le ricadute derivate dallo stop al turismo invernale. Roma intervenga
impiantisti, agenzie turistiche, noleggi di attrezzatura sportiva, settore dei trasporti, negozi. «E tutte le altre categorie che beneficiano dell’indotto turistico — precisa il presidente della Provincia Maurizio Fugatti — Non dimentichiamo che il turismo vale il 20% del Pil trentino». Un monito, quello del governatore, che fa da premessa a una richiesta rivolta all’esecutivo nazionale. «Se il governo decide di ritardare la stagione sciistica, o perché non ci sono le condizioni sanitarie o per altre ragioni, allora deve mettere a disposizione dei lavoratori svantaggiati gli adeguati aiuti economici. La Provincia può fare qualcosa, ma non ha risorse per tamponare tutto l’indotto perso che gira intorno al turismo invernale», chiosa Fugatti. Insomma, la posizione è la stessa dell’Austria, ma il monito non è diretto a Bruxelles, bensì a Roma, a cui il presidente chiede di aprire il rubinetto dei ristori. Un intervento acclamato anche dai maestri di sci. «Nella malaugurata ipotesi in cui l’apertura degli impianti slitti all’anno nuovo, ci aspettiamo che il governo preveda nel prossimo decreto l’estensione dei ristori alla nostra categoria».