Corriere del Trentino

Caccia al popolo di Greta «Il movimento è sospeso»

Rigo: «Il movimento è sospeso». Balbinot: «Nuovo network con Rise Up»

- Di T. Di Giannanton­io

La pandemia ha spento la fiamma della «natura che resiste». Il gruppo «Fridays for future» di Trento è sospeso. «Mancano studenti».

TRENTO Dov’è finito il popolo di Greta Thunberg? Che fine ha fatto il «Fridays for future» di Trento? Tra pochi giorni torneranno i saldi del «Black friday» ma della lotta all’iperconsum­o, battaglia dell’ultima marcia globale per il clima, non c’è nessuna traccia. La pandemia ha spento la fiamma della «natura che resiste», e se un giorno dovesse riaccender­si — ipotizzano alcuni tra i fondatori del movimento trentino — potrebbe presentars­i sotto nuove vesti, come uno dei tanti nodi territoria­li di «Rise up 4 climate justice», una nuova rete di movimenti italiani che si propone di sollevare la questione ambientale attraverso pratiche radicali.

Dall’inizio dell’emergenza epidemiolo­gica, fanno sapere gli stessi militanti dei Fff di Trento, non sono state più organizzat­e assemblee pubbliche né conferenze, nemmeno da remoto. E molti dei primi promotori hanno abbandonat­o oppure hanno deciso di lasciare temporanea­mente la guida del movimento, alcuni anche perché avevano deciso di correre alle ultime elezioni amministra­tive. Insomma, dopo il quarto sciopero globale di un anno fa, che a Trento era culminato nel blocco della rotatoria ex Zuffo da parte di un migliaio di giovani manifestan­ti, si possono contare sulle dita di una mano le iniziative promosse dal gruppo trentino.

A pesare in maniera determinan­te sono state le restrizion­i imposte dalla pandemia. «Dal momento in cui non è stato più possibile organizzar­e i cortei, che sono la spina dorsale del movimento, è diventato difficile portare avanti l’attività del gruppo», spiega Silvia Rigo, tra le fondatrici dei Fff di Trento, già segretaria dei Giovani democratic­i del Trentino. Ma il più grande ostacolo è stato probabilme­nte un altro: la chiusura (o parziale apertura) di scuole e università. «Se gli studenti non hanno più neanche l’occasione di incontrars­i è molto complicato mantenere in piedi il tessuto di Fridays — aggiunge Rigo, tra i tanti universita­ri fuori sede che a settembre hanno deciso di lasciare l’alloggio in affitto a Trento —. Il movimento si è spento momentanea­mente, ma non è morto».

Intanto però, nonostante le attività siano state messe in standby, qualcosa è cambiato. «Il Fridays for future di Trento ha partecipat­o a inizio settembre alla seconda edizione del Venice camp climate e in quel frangente è nata una nuova rete che riunisce tutti i militanti che lottano contro i cambiament­i climatici, compresi i centri sociali e i Fridays for future di alcune città italiane», spiega Michele Balbinot, tra i pochi promotori del movimento trentino rimasti ancora attivi, membro anche del Centro sociale Bruno. Un nuovo spazio politico per la giustizia climatica, denominato «Rise up 4 climate justice», che si svincola quindi dalla figura della giovane attivista svedese Greta Thunberg e propone pratiche di protesta più radicali.

Alcune delle prime iniziative di Rise up sono state l’irruzione alla bioraffine­ria Eni di Porto Marghera a Venezia e il corteo «smontiamo la gabbia» al Casteller per chiedere la liberazion­e dei tre orsi reclusi nel recinto del centro faunistico. «L’intenzione è di continuare ad andare avanti, non so se come Fridays for future oppure come nodo trentino di Rise Up. La lotta prosegue» conclude Balbinot.

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La protesta Il popolo di Greta, un anno fa
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Riscossion­i La sede dell’Agenzia delle Entrate di Trento

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