Sci, 20 miliardi in fumo. Pronti i ristori
Gli assessori del Nord insistono: «Non bastano, fateci aprire». E in Trentino potrebbero arrivare 80 milioni
Il governo cerca di rassicurare: i ristori per il comparto del turismo invernale ci saranno. Ma non sono sufficienti, per le regioni dell’arco alpino: 20 miliardi sono a rischio e i territori chiedono di riaprire in sicurezza.
TRENTO
Come verranno distribuite le risorse lo si vedrà, ma il ministro all’Economia Roberto Gualtieri e il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia cercano di rassicurare i territori dell’arco alpino: le compensazioni per la stagione invernale posticipata ci saranno. Oggi in parlamento verranno stanziati 8 miliardi, necessari a colmare i fatturati delle imprese ferme da qui a fine anno. «Compreso il settore dello sci», garantisce il Mef. Risorse insufficiente per gli assessori di Trentino, Alto Adige, Valle d’Aosta, Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Piemonte che quantificano in 20 miliardi il danno da una mancata partenza degli impianti. Una ferita insanabile. Di qui la richiesta d’incontro urgente con Gualtieri per chiedere, ancora, l’avvio della stagione dei comprensori «in sicurezza».
La nota congiunta
Daniel Alfreider (vicepresidente della Provincia di Bolzano), Luigi Giovanni Bertschy (vicepresidente della Valle d’Aosta), Sergio Bini (assessore al turismo del Friuli Venezia Giulia), Martina Cambiaghi (assessora allo Sport della Lombardia), Federico Caner (assessore al turismo del Veneto), Roberto Failoni (assessore al turismo della Provincia di Trento) e Fabrizio Ricca (assessore allo Sport del Piemonte). Le sette firme in calce alla lettera recapitata a Roma compongono l’asse delle Alpi, ugualmente atterrito dall’ipotesi di uno stop alla stagione sciistica. Venti miliardi a rischio, ovvero l’1% del Pil nazionale, e un indotto vasto che rischia d’essere azzoppato. «Senza l’apporto della stagione invernale per la montagna è il disastro totale — scrivono i territori — Chiudere durante le festività natalizie significherebbe pregiudicare irrimediabilmente l’intera stagione, molti non aprirebbero nemmeno più». «Per questo motivo — scrivono ancora — lanciamo un appello al ministro dell’economia Roberto Gualtieri affinché ci possa incontrare ed ascoltare. Il trasporto di persone sugli impianti a fune deve essere considerato alla pari di altri mezzi di trasporto, come bus e treni. Noi siamo pronti al confronto con il governo per evitare rischi collegati alle festività, e siamo sicuri che é possibile gestire la questione». Secca la richiesta: «L’apertura dei comprensori sciistici in sicurezza».
«Prima la salute»
«Sull’apertura degli impianti sciistici il governo farà una valutazione che sarà prima di tutto di sicurezza sanitaria», risponde in differita il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, ricordando che anche molte altre attività, dai bari ai ristoranti alle palestre, sono ancora chiuse. «Non le abbiamo dimenticate» e «meritano la massima attenzione. Per tutte — ha assicurato — ci saranno ristori certi». Boccia ribadisce poi che «prima di tutto vengono la sicurezza sanitaria e la protezione della vita e della salute». «Nei prossimi giorni — conclude il ministro — lavoreremo al nuovo Dpcm e sono sicuro che troveremo una soluzione condivisa».
Il turismo in Trentino vale il 20% del Pil e l’inverno è la parte più consistente Si valutino bene tutte le opzioni I protocolli sono sicuri
Otto miliardi
Anche Roberto Gaultieri, ministro con delega all’Economia, ormai da mesi sta immaginando soluzioni compensative dinnanzi alle ferite della pandemia. «Lo stanziamento che si voterà in parlamento (oggi, ndr) per circa 8 miliardi servirà per i ristori fino a fine anno quindi per tutte le categorie che subiranno i danni», spiegano dal dicastero. Quindi anche per gli impianti e l’indotto dello sci. «Certo ci saranno ristori», ribadisce ancora il Mef. Ma in che misura? Lo si vedrà. Facendo un calcolo in base all’indice demografico (ma è il numero delle imprese che fa fede) al Trentino potrebbero arrivare circa 80 milioni.
«Senza sci un suicidio»
Intanto Confesercenti chiede a gran voce di partire. «La salute viene prima di tutto, non c’è dubbio, ma con rigore e intelligenza può essere tutelata senza per questo spingere nel burrone un intero sistema economico — dice Mauro Paissan, vicepresidente di Confesercenti — Perché una stagione senza sci sarebbe veramente un suicidio economico. Lo sforzo congiunto fatto dai rappresentanti istituzionali delle Regioni delle Alpi per aprire in massima sicurezza gli impianti per la stagione invernale non può essere vanificato».
«A rischio il settore»
Circa un miliardo l’indotto che rischia d’essere compromesso in Trentino. «Non è solo una questione limitata alle piste — spiega il presidente di Confcommercio Trentino Giovanni Bort — lo sci per il Trentino significa alberghi, bar, ristoranti, negozi, grossisti, servizi. È ormai acclarato che il turismo in Trentino valga un 20% del Pil. Noi crediamo sia una stima al ribasso, perché in realtà la presenza turistica pesa probabilmente molto di più. E, notoriamente, quella invernale è la stagione più consistente, rispetto all’estate. Chiudere gli impianti significa far chiudere per sempre centinaia di imprese, con un effetto a cascata incalcolabile sull’intera economia provinciale». «Chiediamo — conclude Bort — che si valuti rigorosamente ogni possibile opzione, consapevoli dell’efficacia dei protocolli».