Corriere del Trentino

Bagno, cucina, salotto: la casa occupata dalla scuola

- Prandini

La didattica a distanza è sempre una sfida per la famiglia. Figuriamoc­i quando la Dad riguarda cinque persone sotto lo stesso tetto. È la situazione che vivono a Riva del Garda Giampiero, Chiara e i loro sei figli. Lezioni dal bagno, danza in salotto, verifiche in cucina.

Da venerdì 7 novembre il Trentino è zona gialla. Oltre a coprifuoco notturno dalle 22 alle 5 e bar e ristoranti chiusi alle 18, significa anche che quasi tutte le lezioni dalla prima superiore in su vanno seguite a distanza, università compresa. Niente più lezioni in classe, almeno per ora: la scuola, di fatto, si è trasferita a casa.

Nella famiglia di Riva del Garda, quindi, hanno dovuto accendere le webcam Cecilia al liceo linguistic­o e Bianca allo scientific­o del Maffei di Riva, Lea al liceo coreutico del Bonporti di Trento e Urbano iscritto alla facoltà di Giurisprud­enza a Trento. Più Chiara, insegnante di italiano all’Upt di Arco. Per metà delle lezioni, quelle dei laboratori di scrittura, può recarsi nei locali dell’istituto nel quale insegna. Per l’altra metà però deve restare a casa e dividersi il poco spazio a disposizio­ne con i propri figli.

«L’appartamen­to non è molto grande, cinque stanze in totale, servizi compresi — spiega Chiara — e finiamo per “litigarci” gli spazi, una volta ho finito per tenere una lezione addirittur­a dal

 Chiara L’appartamen­to è piccolo e finiamo per litigarci gli spazi

Bianca

A scuola è meno difficile che io possa riuscire a distrarmi

bagno. Per fortuna “in caso di necessità” anche noi professori possiamo tenere la telecamera spenta senza dare ulteriori spiegazion­i. Stavolta almeno siamo più organizzat­i rispetto a quanto è successo durante il primo lockdown della scorsa primavera: abbiamo fatto tesoro delle dinamiche della prima ondata. Siamo riusciti a dotare tutti di un portatile personale, tra quello che avevamo in casa e qualche ulteriore acquisto. Certo, una nuova stanza però non si può inventare in estate».

Quando il calendario prevede per tutti lezioni normali, si può stare assieme sul divano con le cuffie. I problemi veri nascono con verifiche ed esami, quando c’è la necessità per lo studente di avere un luogo tranquillo dove concentrar­si. «Chi ha un’interrogaz­ione o altro ha la priorità nell’avere un posto comodo e appartato. Quasi sempre è la cucina la stanza deputata agli esami — afferma Chiara —. Durante quelle ore è assolutame­nte vietato per gli altri entrare». Però «non è obbligator­io essere da soli, è solo preferibil­e per noi» precisano le interessat­e, a cui non è mai successo che professori severi sospettass­ero suggerimen­ti «off-screen». Anche perché a volte gli esami sono in contempora­nea, «il nostro record è quattro verifiche nella stessa ora» dice Chiara. Farle con altre persone nella stanza è inevitabil­e.

E poi ci sono le lezioni speciali, quelle che fare a casa è davvero un’impresa: Lea ha lezioni di danza classica. In quel caso le serve molto spazio, tutta la sala diventa sua e gli altri membri della famiglia si disseminan­o per la casa. «Fare “danza a distanza” è infattibil­e — si lamenta Lea. Che elenca i problemi legati a un’attività di questo tipo svolta in casa: «Pavimento non adatto, spazi ristretti, mobili in mezzo… non è davvero possibile. Per tutte le mie compagne questa primavera è stato difficile, per fortuna adesso le ore di danza sono in presenza. Quest’anno solo la prima settimana è stata da casa, poi si sono organizzat­i».

Per quanto non debbano piroettare tra divano e television­e, anche Bianca e la sorella Matilde, diplomata a giugno ma che ricorda ancora gli ultimi mesi dell’anno scorso, preferisco­no le lezioni in presenza rispetto alla modalità applicata in questo momento. «Le lezioni scientific­he erano le peggiori da seguire a distanza» ricorda Matilde. Che prosegue: «Già è difficile in classe capire con l’insegnante che fa esempi pratici e scrive alla lavagna, da computer è ancora meno immediato».

Mentre Bianca preferisce le lezioni in presenza per un altro motivo: «A scuola è meno difficile che io possa distrarmi, a casa mi succede molto di più» ammette.

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