Gruppo Cavit, paura per le bollicine
Il «Natale sobrio» crea preoccupazione. Intanto però il fatturato è in crescita
Il fatturato in crescita, nonostante i limiti imposti dal Covid-19 alla produzione e all’export, fa tirare un sospiro di sollievo al Gruppo Cavit, che ieri ha presentato un bilancio consolidato positivo. Sono invece da quantificare le perdite. Il «Natale sobrio», annunciato dal premier Giuseppe Conte, proietta un’ombra negativa sulle vendite dei vini attraverso il canale Horeca (Hotellerie-restaurant-café). Bene la grande distribuzione, giù l’export in Russia.
TRENTO Il fatturato in crescita, nonostante i limiti imposti dal Covid-19 alla produzione e all’export, fa tirare un sospiro di sollievo al Gruppo Cavit, che ieri ha presentato un bilancio consolidato positivo, deliberato all’unanimità dall’assemblea dei soci. Ancora tutte da quantificare, invece, le perdite che potrebbe registrare il consorzio tra dicembre e gennaio. Il «Natale sobrio» annunciato dal premier Giuseppe Conte proietta un’ombra negativa sulle vendite dei vini attraverso il canale Horeca (Hotellerie-restaurant-café). Perdite che secondo i vertici della società potranno essere compensate solo in parte dalla grande distribuzione (Gdo), con note dolenti per la spumanteria.
«La strategia di forte diversificazione di prodotti, canali e nazioni, implementata in questi anni, nonché la qualità della struttura organizzativa e la solida posizione finanziaria ci hanno consentito di ottenere anche in questo contesto un andamento positivo del quale possiamo dirci soddisfatti». La soddisfazione del direttore generale di Cavit, Enrico Zanoni, deriva dai dati chiave del bilancio consolidato. Valori che ricostruiscono uno stato di salute complessivamente positivo per la Cantina dei viticoltori del Trentino, il consorzio che raggruppa 11 cantine e oltre 5.250 soci.
L’esercizio fiscale chiuso al 31 maggio 2020 conferma una crescita del 9,5% del fatturato, che sale a 209,7 milioni rispetto ai 191,4 dell’anno precedente. Merito anche del contributo delle ultime acquisizioni di Cavit. Il 13 dicembre scorso, infatti, erano entrate nell’orbita del gruppo le società controllate Casa Girelli, Cesarini Sforza e Glv, dopo l’ingresso nel consorzio della cantina Lavis. Un passaggio che spiega la flessione del risultato netto a 3,4 milioni, rispetto ai 3,5 milioni del 2019. «La posizione finanziaria netta diminuisce per effetto dell’acquisizione, in buona parte autofinanziata, ma la situazione resta solida — ha precisato il direttore —. L’utile di esercizio è in leggera flessione rimane più o meno invariato. Il consolidamento, porta a una riduzione di 1 milione e 9». Zanoni ha poi aggiunto che «nell’esercizio concluso ai soci sono stati liquidati 97 milioni».
Un 2019-2020 buono, nonostante la pandemia abbia infierito sui consumi, sul canale Horeca, e sulle rotte commerciali percorse dal vino. «Siamo soddisfatti dei risultati raggiunti — ha esordito il presidente del consorzio, Lorenzo Libera — Risultati che, seppure in un contesto complesso, hanno garantito la continuità del business e buone remunerazioni dei vini». Buona anche la performance della controllata tedesca Kessler Sekt & Co, il cui fatturato supera i 9,5 milioni di euro.
Guardando alle varietà, nel lungo periodo Cavit segnala un aumento del peso della spumantistica sul fatturato finale. Dal 2009 ad oggi è raddoppiato, passando dal 9,6% al 19,3%. Le scelte ricadono soprattutto sullo spumante Müller, che ha segnato un +4,4% nel 2019 e un +11,3% nel primo semestre del 2020. Le bollicine saranno però con tutta probabilità le più penalizzate nei prossimi mesi, a causa delle limitazioni che caratterizzeranno le vacanze natalizie. «In percentuale sono cresciute di più le gamme collocate nella fascia alta. Ma il peso di queste linee nel portafoglio complessivo è ridotto», aggiunge il direttore del consorzio.
Nel bilancio consolidato si contrae la voce export. «Una tendenza motivata dal fatto che le nuove entrate nel gruppo, consolidate per un periodo di 5 mesi, sono meno orientate al mercato internazionale». Se la suddivisione del fatturato tra mercato estero e italiano lo scorso anno era 80%-20%, nel bilancio appena approvato il rapporto è 78%-22%. La situazione cambia da paese a paese. Risente della pandemia la vendita dei prodotti nei mercati in cui l’acquisto di vino avviene nei pubblici esercizi, come in Russia (sesto mercato di riferimento, ora in frenata). «Qui abbiamo pagato dazio per il crollo del canale Horeca. Si parla di perdite a doppia cifra», commenta Zanoni. Mentre negli Stati Uniti, primo partner ( seguiti da Regno Unito, Germania e Olanda) «Cavit beneficia della spinta derivata dalla crescita della grande distribuzione». A essere premiati da un andamento positivo sono i marchi storici.