Jasmin rimandato. «Non siamo riusciti a dare il massimo»
Tutte confermate le Stelle del Trentino Alto Adige, tranne una. È quella di Martin Obermarzoner del Jasmin di Chiusa, l’elegante table d’hotel da anni è ai vertici della ristorazione altoatesina: nel 2010, il Jasmin è entrato nel firmamento delle due Stelle e lì è rimasto, fino a ieri, quando è arrivata la notizia del declassamento a una Stella.
Una doccia fredda per il mondo gourmet, altoatesino e non, e per lo chef e la sua famiglia, proprietaria anche dell’hotel Bischofhof, in cui il ristorante è inserito. A rispondere è la moglie di Martin, Marlies, che ha sempre guidato la sala con intelligenza: «In un momento così difficile, questa notizia non ci voleva e di certo non ci aiuta, ma bisogna rispettare le decisioni degli ispettori, che sicuramente non si basano solo sul 2020, probabilmente era già nell’aria dallo scorso anno».
Un’analisi rammaricata ma lucida, quella di Marlies Obermarzoner, che ammette anche che «sicuramente ci sono state serate e piatti, negli ultimi tempi, in cui non siamo riusciti a dare il massimo. Il Jasmin ha vent’anni, la strada intrapresa è giusta, ma forse, per vari motivi, non siamo sempre stati in grado di avere l’energia necessaria per mantenere un livello costante».
In cucina c’è sempre solo Martin, o quasi. Il menu bisogna sceglierlo all’atto della prenotazione, un passaggio obbligato ripagato poi da piatti come a Carbonara con ostriche Gillardeau, Pata Negra e caviale, i tortelli al Poullard de Bresse con tè verde e il piccione royal con salsa alla vaniglia e foie gras. Indubbia, la qualità della materia prima: «Non ci siamo mai risparmiati su quella, però devo dire che se la Michelin vuole premiare chi punta alla territorialità, questo non rientra nella nostra filosofia: la cucina di Martin è improntata su produzioni eccellenti internazionali, oltre che locali. Non siamo mai venuti meno alla qualità altissima dei nostri ingredienti, talvolta abbiamo risparmiato sul personale. la sala ne ha risentito, non siamo riusciti a dare uno spettacolo enogastronomico a 360 gradi».
La strada intrapresa è quella giusta ma per vari motivi non siamo sempre stati in grado di avere l’energia necessaria